tag:blogger.com,1999:blog-7077631819767820922024-03-13T21:18:18.622-07:00Venus in FursLe vicissitudini quotidiane di un tasso a Londra.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.comBlogger86125tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-36329925638710558202012-01-06T09:31:00.001-08:002012-01-06T09:31:41.618-08:00Prologo 25 Maggio 1988.<br />
Sul prato di Hyde Park si era radunato un folto gruppo di persone, alcune delle quali con striscioni e manifesti. Gli occhi di tutti erano fissi sul piccolo palco che era stato eretto proprio sullo speaker's corner e sull'uomo che vi stava salendo in quel momento. Nonostante il vento freddo, indossava solo un completo marrone, giacca e cravatta. Si portò presso il leggio, inforcò un paio di occhiali a mezzaluna e si passò una mano sulla testa, come a cercare un cappello che potesse coprire la calvizie incipiente. Si schiarì la gola e iniziò a leggere.<br />
"Vedo qui riuniti oggi davanti a me dei cittadini preoccupati," iniziò. "Preoccupati per il bene della nostra società. Una società che è stata forgiata e diretta dagli esseri umani per millenni, ormai, e che non ha posto, non ha mai previsto posto per quelli che oggi chiamano "morfi."<br />
"Eppure," proseguì, dopo aver messo a tacere un lieve brusìo che si era levato dall'udienza. "Gli uomini al comando della nostra società non si sono fatti alcuno scrupolo nel consegnare a queste creature dei... diritti. Noi chi chiediamo il motivo dietro queste scelte. Immaginate già, io credo, quali potrebbero essere le conseguenze di queste azioni da parte dei governanti: posti di lavoro, letti di ospedali, posti negli asili che non saranno i nostri figli ad avere, ma loro, queste creature. E i loro figli, aggiungerei, se mai dovessero essere in grado di procreare.<br />
"La scienza non ha ancora nulla in mano, nulla che possa spiegare come, e perché, i morfi siano comparsi nel nostro mondo, ma in molti si arrogano comunque il diritto di renderli come noi. E ci si dimentica, quindi, di tutte quelle altre... minoranze, quei gruppi, quegli altri meravigliosi esseri umani che vengono lasciati indietro per... paura? Affetto? Compassione? Sentimenti che per noi umani vengono dimenticati e mai dimostrati!<br />
"Siamo qui oggi per rivendicare quei diritti e per impedire che lo scempio prosegua. Siete testimoni della nascita di una nuova forza, di un nuovo gruppo che si farà carico della voce di tutti gli umani del Regno Unito, con il compito di ricordare a tutti i governanti, da oggi in poi, che al primo posto ci siamo noi." L'uomo schioccò le dita: al suo comando, quattro persone eressero alle sue spalle un gran manifesto bianco, su cui spiccavano le parole "HUMAN RACE SUPPORTERS."<br />
Gregory Edgecombe spense la televisione. "Branco di pazzi," commentò, posando il telecomando e alzandosi dal divano. "Branco di pazzi." Si massaggiò la fronte, quindi andò verso la finestra e scostò la tenda. Vide sua figlia Lillian, accovacciata in terra a seguire gli spostamenti di un lombrico, e sorrise.<br />
"Qualcosa non va, tesoro?" fece sua moglie. Gregory si voltò verso di lei, che era in piedi sulla soglia della cucina con addosso un grembiule.<br />
"Sono contento di essere andato via da Edimburgo," commentò lui. "Hai sentito cosa stanno combinando a Londra?"<br />
"Sì," rispose lei. "Me ne parlava Sarah questa mattina. Tu credi che questi personaggi siano pericolosi?"<br />
Lo sguardo di Gregory tornò verso Lillian, che stava cercando di prendere il lombrico nella zampa. "Non lo so," disse. "Spero di no, ovviamente. Ma se ci sono significa che qualcuno crede in loro, e quel qualcuno probabilmente farà penare Lillian e tutti quelli come lei, un giorno. Vorrei che rimanesse sempre qui con noi."<br />
"Lo sai che non è possibile, amore."<br />
"Sì, lo so, Annie. Ma non voglio che... quel tipo di ignoranti debba farla soffrire."<br />
La donna gli si avvicinò e lo abbracciò. "Noi saremo con lei, Gregory. E lei potrà contare su di noi, quando ne avrà bisogno. E un giorno sarà grande abbastanza per farcela con le sue forze, perché le insegneremo a combattere contro... contro queste evenienze."<br />
"Spero di essere veramente in grado di farlo, Annabel," rispose lui.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-44578392124459579142011-12-26T22:21:00.000-08:002011-12-26T22:21:03.696-08:00Prologo<div style="margin-bottom: 0cm;">Parte 1</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Lione, 5 Gennaio 1983.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Signora, è il momento,” disse l'infermiera, avvicinandosi alla donna distesa sul letto.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Lei annuì, quindi rivolse gli occhi al marito. “Andrà tutto bene, vero?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Lui le strinse forte la mano. “Sì, tesoro, vedrai. Io sono qui, aspetterò te e... il piccolo.” L'uomo si sforzò di sorridere; distolse lo sguardo da quello di sua moglie, cogliendo l'occhiata perplessa lanciata dall'infermiera. Un'altra sopraggiunse a passo svelto, caricarono la donna incinta su una barella e la portarono fuori dalla stanza.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Poco dopo, quando i medici riportarono sua moglie addormentata nella stanza, l'uomo venne avvicinato da un chirurgo. “Lei è il signor Ablemort?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Sì, sono io. Jerome Ablemort,” specificò, togliendosi le mani dalle tasche. “Come... è andata tutto...”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Sua moglie è ancora sotto l'effetto dell'anestesia, ma sta bene. Il cesareo è avvenuto senza complicazioni.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“E...”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Il piccolo è vivo.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Posso vederlo? Come sta?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“E' sicuro? Di volerlo vedere, voglio dire.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Ablemort deglutì. “Cosa vuole dire? E' successo qualcosa, ci sono state delle complicazioni per lui, c'è altro oltre al fatto...”<br />
“Se allude a...” Il medico si guardò attorno. “No, oltre a quello no. Venga con me.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Parte 2</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Edimburgo, 3 Marzo 1983.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Là fuori è pieno di giornalisti,” commentò Gregory Edgecombe, allontanandosi dalla finestra. “Avvoltoi maledetti.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Lasciali stare, tesoro,” disse sua moglie, distesa sul letto dell'ospedale. “Dopotutto, è una situazione speciale, la nostra.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">L'uomo andò a sedersi accanto a lei, prendendola per mano. “Sì, questo è vero, ma... avrei preferito meno clamore attorno alla nostra Lillian.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Il passo pesante del medico che entrava nella stanza li distolse dalle loro chiacchiere. “Annabel Edgecombe?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Sono io.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">L'anziano medico annuì. “E' il momento, signora.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Annabel deglutì e annuì a sua volta. “Va bene.” Mentre le infermiere entravano con la barella, guardò suo marito. “Qualunque cosa accada, lei è nostra figlia, Gregory.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“E' la nostra Lillian, punto.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Ti amo.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Anche io, tesoro.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Come stanno?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Sua moglie sta bene, signor Edgecombe,” commentò il medico, nel corridoio deserto. Guardò l'orologio, che segnava l'una di notte. “Mi dispiace di avervi fatto attendere per il parto, ma abbiamo preferito allontanare il più possibile curiosi e giornalisti. Immaginiamo che sia una situazione tesa per voi.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Gregory sospirò. “Non è facile, con... con tutta quella gente. Ma il parto è and...”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“E' andato tutto bene, signor Edgecombe,” disse l'altro. “Sua moglie sta bene, a breve verrà ricondotta nella vostra stanza. E' ancora sotto l'effetto degli anestetici. Vi consiglio di non farle far sforzi, almeno per po': un parto cesareo può non essere privo di conseguenze per la partoriente.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Perché un cesareo?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Per via di sua figlia, signor Edgecombe. Abbiamo optato per il parto cesareo per consentirci di controllare al meglio la sua nascita e per evitare che un parto naturale potesse... comportare danni per sua moglie o sua figlia, a causa della... sua natura.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Come sta ora?”<br />
“Difficile dirlo,” fece il medico, scuotendo la testa. “Venga con me.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Il parto non ha avuto complicazioni,” spiegò. “Per quanto riguarda i parametri che per noi umani sono normali, sì, è sana come un pesce; ma i morfi hanno cominciato ad emergere da troppo poco tempo...”<br />
“Due mesi, dottore. Non ci sono ancora abbastanza casi per...”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Signor Edgecombe, i primi tre morfi venuti al mondo sono morti dopo poche ore o pochi giorni per complicanze che non siamo riusciti a prevedere. Solo di recente abbiamo assistito a parti in cui il piccolo sia ancora in vita e apparentemente sano.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Il medico lo condusse verso una finestra che dava su una piccola stanza. All'interno, in una culla singola, al centro della stanza, collegata a macchine di vario tipo, c'era una creatura ricoperta di una peluria sottile e rada, grande come un neonato. Aveva gli occhi chiusi e un musetto tozzo, coperto in parte da una manina con quattro dita.</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“E lei è sana?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">“Sì, signor Edgecombe. Sua figlia Lillian è sana, almeno per quanto ci riguarda. Ma la terremo d'occhio per i prossimi giorni, non vogliamo che si ripetano casi come i precedenti.”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Lui annuì. “Sì, certo. Immagino. Dottore,” fece poi. “Perché mia figlia Lillian è nata... perché è una morfa?”</div><div style="margin-bottom: 0cm;">Il medico si strinse nelle spalle. “Difficile dirlo, signor Edgecombe. Al momento non sappiamo nulla di loro. Quel che è certo è che abbiamo di fronte una specie completamente nuova. E una sfida nuova per tutti noi.”</div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-31143578925705993452011-09-16T04:12:00.000-07:002011-09-16T04:12:06.892-07:00Il potere è mioDa oggi, il racconto è liberamente disponibile in diversi formati:<br />
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<li>Dalla mia vetrina Lulu.com è possibile scaricarne la version in .pdf corredata di copertina, assieme agli altri miei lavori: <a href="http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.lulu.com%2Fspotlight%2FDangerousCurves&h=WAQCJvqHOAQBz4LvNTtRihrBO1c9QEQgRMdbZvU_s029Cjw">http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.lulu.com%2Fspotlight%2FDangerousCurves&h=WAQCJvqHOAQBz4LvNTtRihrBO1c9QEQgRMdbZvU_s029Cjw</a></li>
<li>Dal sito di mEEtale è possibile scaricarne sia il .pdf (again) che una versione convertita in .epub per iPad: <a href="http://www.meetale.com/tale/venus-in-furs/13161679524199">http://www.meetale.com/tale/venus-in-furs/13161679524199</a></li>
<li>Qui potete invece reperire il file in formato .epub da me medesimo creato: <a href="http://www.box.net/shared/7b9blkapyj7j70puseke">http://www.box.net/shared/7b9blkapyj7j70puseke</a></li>
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Ho deciso queste forme di rilascio per raggiungere quante più persone possibile e poter così avere un feedback migliore. Voglio che il racconto raggiunga una forma piacevole per il lettore, ma per farlo ho bisogno di opinioni.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-12929711674953941402011-09-11T02:51:00.001-07:002011-09-11T02:51:59.307-07:00La storia completaOk, è un file grosso: 23 Mb di .pdf, in cui sono impacchettati in bell'ordine tutti i capitoli di tutte le parti, dopo la prima revisione. Sono in tutto 232 pagine, mi dice Acrobat.<br />
Be', buona lettura...<br />
<a href="http://www.box.net/shared/xspkyloaxmge4xdf3kjq">http://www.box.net/shared/xspkyloaxmge4xdf3kjq</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-60208827624305893512011-09-11T02:31:00.001-07:002011-09-11T02:31:18.183-07:00Revisione EpilogoEd eccoci all'ultima parte della prima revisione del racconto: l'epilogo. <a href="http://www.box.net/shared/qfnbiavmcj0vba17gmah">http://www.box.net/shared/qfnbiavmcj0vba17gmah</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-45756412641358423612011-09-11T02:20:00.000-07:002011-09-11T02:20:09.297-07:00Revisione Sesta ParteSiamo in dirittura d'arrivo... <a href="http://www.box.net/shared/3zruymoc1jcypt89bvi9">http://www.box.net/shared/3zruymoc1jcypt89bvi9</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-79061012546819585152011-09-10T18:33:00.001-07:002011-09-10T18:33:37.977-07:00Revisione Quinta ParteSfruttiamo il tempo morto in aeroporto per fare qualcosa di utile: <a href="http://www.box.net/shared/b1x8zd33f0dd041adys6">http://www.box.net/shared/b1x8zd33f0dd041adys6</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-46898982679988728842011-09-09T20:31:00.000-07:002011-09-09T20:31:14.066-07:00Revisione Quarta ParteSto andando piuttosto spedito, lo ammetto, ma ho già evidenziato le parti che meritano una seconda battuta. Potete trovare, nel frattempo, il file riveduto e corretto a questo indirizzo, come sempre: <a href="http://www.box.net/shared/j24y29nnmipl5zsr82ol">http://www.box.net/shared/j24y29nnmipl5zsr82ol</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-51300943808127095552011-09-07T20:50:00.000-07:002011-09-07T20:50:31.433-07:00Revisione Terza ParteTerza parte pronta! <a href="http://www.box.net/shared/eqycisallz8mobm7rek3">http://www.box.net/shared/eqycisallz8mobm7rek3</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-24662839299711901562011-09-06T19:55:00.000-07:002011-09-06T19:55:03.129-07:00Revisione seconda parteCome da titolo... <a href="http://www.box.net/shared/rylrxyxsmv8oaryn0rrz">http://www.box.net/shared/rylrxyxsmv8oaryn0rrz</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-15280949920025309802011-09-04T19:05:00.000-07:002011-09-04T19:05:26.637-07:00Revisione della Prima ParteInizia l'opera di revisione del racconto, come ho già annunciato.<br />
La prima parte è stata rivista e corretta. L'obiettivo è quello di produrre un racconto che sia interessante e almeno leggibile, se non addirittura ben scritto. So che vi ho già chiesto feedback al riguardo, e state tranquilli perché nella seconda revisione ne terrò ben conto! Per ora, mi sono limitato a togliere alcune parti troppo raccontate e convertirle in maggiori dimostrazioni, tentando di farmi al metodo dello "show, don't tell." Almeno ci ho provato, voglio dire. Siete voi che dovete giudicare la riuscita.<br />
Il file è qui: http://www.box.net/shared/5kacs2lcfeezseejofdn<br />
Come sempre, i commenti sono i benvenuti.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-14783673614412689152011-08-31T21:14:00.000-07:002011-08-31T21:14:39.450-07:00E ora?Un saluto a chi ha avuto la pazienza di seguirmi in questa piccola avventura lunga un anno. Un anno nella storia, un anno nella vita reale. Ora sono assente per lavoro, ma il prima possibile riprenderò in mano il lavoro, proseguendo con le successive revisioni di tutti i capitoli.<br />
Se avete letto qualcosa di ciò che ho scritto, e avete pareri e impressioni, mi farebbe molto piacere riceverli, visto anche che mi serviranno proprio ai fini della revisione per capire cosa vada e cosa non vada.<br />
A presto!Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-80399250477416994842011-08-17T09:48:00.000-07:002011-08-17T09:48:05.100-07:00Epilogo<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;"><br />
</span></div><table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoTableGrid" style="border-collapse: collapse; border: none; mso-border-insideh: none; mso-border-insidev: none; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-yfti-tbllook: 1184;"><tbody>
<tr style="height: 122.5pt; mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;"><td style="height: 122.5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Did you think that your feet had been bound <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">By what gravity brings to the ground? <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Did you feel you were tricked <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">By the future you picked? <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Well come on down <span> </span><o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">All these rules don’t apply <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">When you’re high in the sky <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">So come on down <span> </span><o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Come on down </span></i></b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;"><o:p></o:p></span></i></div></td> <td style="height: 122.5pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Di nuovo sull’autobus, lungo Oxford Street, di nuovo diretta verso l’istituto di musica. Dopo il disastro con Ivan, Lillian era ben felice di voler riprendere ad insegnare, ed aveva preso accordi con le direttrici per ottenere nuovi incarichi e ripartire da capo con quell’impiego.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Aveva da poco smesso di piovere, e dal finestrino poteva vedere la moltitudine degli abitanti e dei turisti di Londra che si aggirava per le strade con ogni forma di impermeabili, cerate, cappelli e ombrelli, mentre i primi, timidi sprazzi di sole si riflettevano sulle grandi pozzanghere lungo l’asfalto lucido. C’era un’aria nuova, un’aria di felicità che la morfa respirava a pieni polmoni.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Lillian si voltò, ancora una volta esaminando chi avesse accanto. Per una bizzarra combinazione, nello stesso luogo, alla stessa ora e sullo stesso sedile di circa un anno prima sedevano un bambino e sua madre. Il bimbo sembrava essere cresciuto, rispetto alla volta precedente, ma sua madre indossava la stessa elegante e sobria giacca nera. Lillian sorrise al bimbo, che la guardò e si ritrasse nuovamente verso sua madre, in quel momento impegnata al telefono.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Così, appena la donna ebbe terminato la conversazione, pochi secondi dopo, Lillian passò all’attacco. Si chinò verso il bambino, continuando a sorridere. “Ma io ti ho già visto qui,” gli disse. Il bimbo non rispose, continuando a scrutarla terrorizzato. “Sì, ti ho proprio già visto. Eri seduto sempre qui, un anno fa. Ci siamo guardati e tu sei scappato fra le braccia della mamma.”</span><span style="color: black; font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US; mso-font-kerning: 0pt;"><o:p></o:p></span></div></td> </tr>
<tr style="height: 112.2pt; mso-yfti-irow: 1;"> <td style="height: 112.2pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">There’s no better place to go <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got snow upon the mountains <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got rivers down below <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">To hear the birds sing in the trees <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">And the land will be looked after <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We send the seeds out in the breeze <o:p></o:p></span></i></b></div></td> <td style="height: 112.2pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;"><span> </span>“E ora riprova,” stava dicendo Lillian al ragazzo seduto al pianoforte. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“E’ semplice, così… do… bravo… fa… no, sei indietro di una battuta, riprova… ecco, ora sì!”<o:p></o:p></span></div></td> </tr>
<tr style="height: 14.15pt; mso-yfti-irow: 2;"> <td style="height: 14.15pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Did you think you’d escaped from routine <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">By changing the script and the scene? <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Despite all you made of it <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">you’re always afraid of the change <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">You’ve got a lot on your chest <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Well you can come as my guest <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">So come on down <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Come on down <o:p></o:p></span></i></b></div></td> <td style="height: 14.15pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><br />
</div></td> </tr>
<tr style="height: 112.2pt; mso-yfti-irow: 3;"> <td style="height: 112.2pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">There’s no better place to go <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got snow upon the mountains <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got rivers down below <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ll hear the birds sing in the trees <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">And the land will be looked after <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We send the seeds out in the breeze<o:p></o:p></span></i></b></div><div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><br />
</div></td> <td style="height: 112.2pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;"><span> </span></span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">La donna rise. “Sì, è vero, mi ricordo anche io. Abbiamo già visto questa signorina, Jonathan,” fece la signora, abbracciando il bimbo. “Mi scusi, so che deve essere brutto… insomma, vedere che un bimbo ha paura di lei, ma il mio cucciolo è stato morso da un cane, quando aveva quattro anni, e gli è rimasto il terrore dei musi lunghi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Ma davvero? Povero bimbo… dove ti ha morso?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Qui,” disse il bambino, afferrandosi il braccio.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Ti ha fatto male? Chi è che ti ha morso?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Un cane.”<span> </span><o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Un cane? Cane cattivo!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“E’ stato un pastore tedesco,” spiegò la madre. “Un cucciolo, per gioco.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Un pastore tedesco? Sai che il mio ragazzo è un pastore tedesco? Stasera vado da lui e gli do uno schiaffo! Va bene per te?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Il bimbo annuì, mentre un’ombra di sorriso iniziava a farsi strada sul suo visino.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Bene. Così gli diamo una bella lezione, vero?”<o:p></o:p></span></div></td> </tr>
<tr style="height: 112.85pt; mso-yfti-irow: 4;"> <td style="height: 112.85pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Like the fish in the ocean <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We felt at home in the sea <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We learned to live off the good land <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We learned to climb up a tree <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Then we got up on two legs <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">But we wanted to fly <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">When we messed up our homeland <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">And set sail for the sky <o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">There’s no better place to go <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got snow upon the mountains <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We got rivers down below <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ll hear the birds sing in the trees <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">And the land will be looked after <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We send the seeds out in the breeze<o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Comin’ down to earth <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Like babies at birth <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Comin’ down to earth <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Redefine your priorities <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">These are extraordinary qualities <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">There’s no better place to go</span></i></b><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;"> <o:p></o:p></span></b></div></td> <td style="height: 112.85pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Mi chiamo Lillian Edgecombe,” scriveva Lillian. “Sono una morfa di Londra e questo è il mio blog. E’ tutta colpa del mio ragazzo, io non sono tipa da queste cose, ma ho passato uno degli anni più strani della mia vita, e ho voglia di condividere ciò che ho vissuto con qualcuno. Ho capito chi sono e cosa voglio, cosa mi rende felice e molto altro, con un po’ di dolori e di acciacchi. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">Ma è una storia a lieto fine. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Per questo ho deciso di chiamarlo “Venus in Furs.”,” concluse.<o:p></o:p></span></div></td> </tr>
<tr style="height: 112.85pt; mso-yfti-irow: 5; mso-yfti-lastrow: yes;"> <td style="height: 112.85pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got snow upon the mountains <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got rivers down below <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ll hear the birds sing in the trees <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">And the land will be looked after <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ll send the seeds out in the breeze<o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">There’s no better place to go <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got snow upon the mountains <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ve got rivers down below<span> </span><o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’re coming down to the ground <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We’ll hear the birds sing in the trees <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">And the land will be looked after <o:p></o:p></span></i></b></div><div class="MsoNormal"><b><i><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;">We send the seeds out in the breeze</span></i></b><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US; mso-fareast-language: EN-US;"><o:p></o:p></span></b></div></td> <td style="height: 112.85pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Il bimbo annuì di nuovo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Sono contenta, Jonathan. Ma che scortese che sono, non mi sono presentata: mi chiamo Lillian.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">Jonathan le strinse la mano, con fare molto cortese e professionale. “Mi chiamo Jonathan<span> </span>Dobbs.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Un gran bel nome, Jonathan Dobbs. Ora, signor Dobbs, devo andare, fra poco dovrò scendere.”<br />
“Dove stai andando?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Sto andando a… lavorare. Io insegno musica, lo sai?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Io ho visto una tua foto,” le disse il bambino. “Sul giornale.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: EN-US;">“Infatti non mi sembra una faccia nuova, la tua,” incalzò sua madre. “Tu non sei per caso la cantante di quel gruppo famoso? I… <i>London Sextet</i>?”<br />
“<i>LondonMorph Sextet</i>, sì,” disse Lillian. Era inutile: non riusciva a non sentire le farfalle nello stomaco ogni volta che qualcuno le faceva notare che il gruppo stava acquisendo notorietà, non solo fra i morfi.<o:p></o:p></span></div><div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><br />
</div><div class="MsoNormal"><br />
</div></td> </tr>
</tbody></table><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Di fronte all’ingresso dell’istituto, Lillian vide Mills, in piedi, con un mazzo di fiori in mano. “Sai che devo darti uno schiaffo da parte di un bambino che si chiama Jonathan Dobbs?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Davvero?” rispose Mills, inarcando un sopracciglio. “Non mi pare di conoscerlo…”<br />
“Tu no, ma un pastore tedesco come te una volta gli ha dato un gran morso su un braccio e il piccolo è rimasto con il terrore dei musi lunghi da quel momento.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Allora mi merito proprio uno schiaffo. Per espiare le colpe della razza.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian ridacchiò. “Mi spiace per il piccolo Jonathan, ma io credo che tu meriti altro, spilungone,” gli fece, alzandosi sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulle labbra. “E’ bello vederti qui.”<br />
“Speravo ti facessero piacere anche questi,” disse Mills.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Molto belli, tesoro. Grazie. Ma preferisco sempre te ai fiori. Me ne hanno regalati anche troppi, in passato, e non da una persona adorabile come te.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ti amo,” fece il cane, e la baciò.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lei sorrise. “Anche io, pelosone. Anche io.”<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-67998710676655975732011-08-17T09:25:00.001-07:002011-08-17T09:25:22.933-07:00Capitolo 57 – Lillian torna a casa<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Su Facebook:</span></div><div class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">LillianEdgecombe:</span></i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> Sono a casa. E sono tornata con una missione: fare il culo a Ivan.</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Kevin Clarken:</span></i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> Ho saputo tutto, Lilly! Senti, io fra una settimana sarò lì a Londra, ci possiamo incontrare se hai bisogno!</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">LillianEdgecombe:</span></i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> @Kev: grazie, Kev, sei un tesoro, ma non ho bisogno di aiuto per ora. Però se vuoi passare sei il benvenuto!</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Claire Hogarth:</span></i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> Ho un paio di guantoni da boxe, se ti servono. Ci posso anche mettere dei sassi, così gli fai più male.</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">LillianEdgecombe:</span></i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> @Claire: non lo picchierò, anche se se lo merita. Gli farò più male in altri sensi.</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Jules Penderton: </span></i><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le palle, Lillian, le palle! Anche se quel verme del cazzo non ce le ha moralmente parlando, sessualmente è un maschio. Lì sì che fa male. *Fidati.*</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian incontrò Ivan nella stanza dei colloqui. Sedevano assieme ad un tavolo, soli nella stanza assieme a due guardie carcerarie dallo sguardo infelice. Lui indossava la divisa del carcere, lei una maglia a righe bianche e nere orizzontali e gonna scura.</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ivan teneva lo sguardo basso e le braccia conserte sul petto. Di tanto in tanto si passava la mano fra i capelli o si toccava una guancia. Lillian si limitava a fissarlo, con una espressione indecifrabile. Lei stessa non avrebbe saputo descrivere il suo stato emotivo, che scivolava in modo fluido dalla più profonda delusione alla furia cieca, passando per una grandissima tristezza.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Io spero che tu non ti renda conto di ciò che hai fatto,” gli disse, dopo alcuni secondi di silenzio.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Io… non posso dire di esserne sicuro.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Tu mi hai illuso. Sei… sei uno stronzo della peggior specie, Ivan.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non ti…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, invece!” sbottò Lillian. “Lo hai fatto eccome. Hai parlato tanto di amore, amore, amore. Amore di qua, amore di là… Oh, lo vedo, il tuo amore. Non mi hai mai baciato in pubblico, non mi hai mai detto nulla di dolce in presenza di altre persone, non… Inizialmente ho pensato che fosse solo timidezza, o qualcosa del genere, ma poi ho capito tutto quando ti ho visto dalla finestra dell’ospedale.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Io non…”<br />
“Hai anche il coraggio di giustificarti?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Be’, io… sì, l’ho fatto, lo so.”<br />
“Ecco, questo lo sappiamo tutti, Ivan.” Si sporse verso di lui. “Perché hai fatto tutto questo? Perché mentirmi?”<br />
“Io ti amavo.”<br />
“Stronzate. Me lo hai appena dimostrato.”<br />
“Sì, invece. Ho sempre provato qualcosa per te…”<br />
“Oh, davvero? Non doveva essere così forte, visto che non ti ha impedito di lanciarmi contro una cazzo di molotov!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non sapevo che fossi lì!”<br />
“Non ti giustifica comunque! Hai cercato di uccidere delle persone come me!”<br />
“Ma non te!”<br />
“Sei un grandissimo… non so se tu sia più idiota o più stronzo.”<br />
“Non potevo dire nulla su di noi!”<br />
“Ah, questa mi è nuova. E, sentiamo, perché, di grazia?” chiese la morfa, incrociando le braccia sul petto.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Perché… perché se lo avessero saputo quelli dell’HRS mi… mi avrebbero impedito di far carriera.”<br />
“Come lo avrebbero fatto?”<br />
“Uno dei… dei miei superiori, futuri superiori nella Marina, è… un membro del partito. Se avesse saputo che…”<br />
“Aspetta. Aspetta,” l’interruppe. “Tu vuoi dirmi che hai lasciato che la tua voglia di far carriera fosse non solo più forte di ciò che decantavi di provare per me, ma anche di… di tutta la tua umanità? Hai preferito far carriera ma cercare di uccidere degli innocenti, far carriera e non far sapere a nessuno che hai cercato di portarmi a letto?” Lillian sbatté con forza i pugni sul tavolo, facendo trasalire le guardie carcerarie.<span> </span>“Ivan,” disse, con un tono di voce così deciso e feroce che il ragazzo non riuscì a protestare. “Non una parola di più. Ci fai una figura migliore, dammi retta.” La morfa si alzò dalla tavola, puntando le mani sul ripiano e sporgendosi verso il giovane. “Fai schifo. Mi auguro per te che tu possa rendertene conto e capire il tuo enorme, gigantesco errore, prima ancora di capire quanto mi abbia fatto star male. Ma per il mio egoismo, e per vendetta, vorrei che tu marcissi per sempre qui dentro, anche se so che non è possibile, perché quel santo di tuo padre riuscirà a trovarti un avvocato così bravo da tirarti fuori anche dall’inferno. Non so se credi nell’aldilà o in cose del genere, ma se ci credi, be’, tieni seriamente in conto la possibilità di passare l’eternità in un posto pieno di dolore. E fin quando questo non avverrà, stai lontano da me, o dai miei amici, o la prossima volta passerai dal pronto soccorso invece che dal giudice. Sono stata chiara?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ivan annuì.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal">“E scema io a starti dietro. Scema io a farmi prendere per il culo dai tuoi modi dolci. Ora me ne <a href="" name="_GoBack"></a>vado. Mi hanno chiesto di testimoniare contro di te. Non so se lo farò: per amore di giustizia dovrei andarci, ma sarebbe un modo per considerarti molto più di quanto non ti meriti. Addio, Ivan,” disse. Quindi si alzò e uscì a passo rapido dalla stanza, il cuore leggero come una piuma.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Nel corridoio incontrò il padre di Ivan. La stava aspettando con un completo nero e una gran faccia da funerale.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Signorina Edgecombe?” la chiamò.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Signor Matheson.”<br />
“Io… non le chiedo di perdonare mio figlio. Non lo posso fare nemmeno io. Non riesco ad immaginare il dolore che possa averle arrecato il suo gesto e… e tutto quanto. Ero all’oscuro delle sue attività…”<br />
“Signor Matheson, io non ce l’ho con lei. Lei è una persona adorabile e non merita quel verme che sta in quella stanza come figlio, mi scusi la franchezza.”<br />
“La pensiamo allo stesso modo riguardo Ivan.”<br />
“Ne sono contenta,” ammise. “Non ho rancori nei suoi confronti, solo… un gran rammarico, perché non so come possa sentirsi un padre di fronte a situazioni del genere. Io sono certa che lei non ha educato Ivan affinché facesse cose del genere.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Sì. E’ così. Ma voglio chiederle scusa a nome dell’intera famiglia, signorina Edgecombe,” disse, estraendo di tasca una busta bianca e porgendola alla morfa. “I soldi non fanno la felicità, ma sono uno dei pochi mondi che io conosca. Mi sono permesso di aprire un conto a suo nome e di depositarvi i risparmi che tenevo per Ivan. Qui dentro ci sono le coordinate e una carta di credito a sua disposizione. Scelga lei l’uso che preferisce, ma non accetto rifiuti. Per ora è… l’unica cosa che credo di poter fare per lei e la sua famiglia. Se poi ci sarà altro, be’… la mia… sa dove trovarmi,” concluse, cedendo all’imbarazzo. <o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">Mills la aspettava all’esterno del carcere, le mani in tasca. Lillian stessa gli aveva imposto di non entrare: voleva trattare la cosa da sola.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Grazie di aver aspettato,” gli disse.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Pensavi che me ne sarei andato?”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Non lo so…” fece. Lo abbracciò, quindi sprofondò il volto nella sua giacca, mentre si alzava il vento. Lillian digrignò i denti e ringhiò, mentre Mills la avvolgeva fra le sue braccia, carezzandole la testa dolcemente.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Va tutto bene, Lilly. Non ti può più far del male, ormai.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Lillian non rispose, continuando a respirare pesantemente. I due rimasero in piedi in quella posizione per diversi minuti, in attesa che la tasso si calmasse.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“D’accordo,” disse lei, quando si sentì meglio. “E’ passata. Almeno per ora, direi.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Che ne dici di andare a casa, amore?”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Un attimo solo,” disse lei, aprendo la borsetta. Ne estrasse gli occhiali che Ivan le aveva regalato. Andò presso la macchina e li incastrò sotto una delle ruote anteriori. “Tesoro, ho bisogno che tu mi faccia un piacere…”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Lui non replicò: salì in macchina e avviò il motore, quindi abbassò il finestrino. “Dimmi quando.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Anche subito,” rispose lei, scostandosi. Il cane diede gas e Lillian, un’espressione soddisfatta sul volto, osservò la macchina schiacciare e fare a pezzi i costosi occhiali. La morfa annuì. “Grazie, amore,” disse, salendo dal lato passeggeri. “Ora possiamo andare.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">“C’è poco da dire,” fece Lillian, in piedi al centro della rimessa, di fronte al resto dei London Morph Sextet. “Mi sono comportata come una merda nei vostri confronti.”<br />
“Hai fatto qualche cazzata, sì,” commentò Nicholas. “Ma, ehi, tutti ne facciamo, no?”<br />
“No, Nico, è diverso,” disse la tasso. “Vi ho trattato male. Ci sono poche scuse, e non ne voglio: ho sbagliato, e me ne pento. E vi chiedo scusa. Mi hanno suggerito in molti di farlo, ma non ho mai avuto il coraggio, prima di oggi,” ammise. “Sapevo di aver sbagliato, ma non volevo chiedervi scusa, perché pensavo che non sarebbe stato sufficiente.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Avrei fatto lo stesso anche io,” disse Corinne. “Anche io ti ho evitato tutto il tempo, dopo quella discussione di quel giorno, lo facevo perché non sapevo cosa pensare: è colpa mia? Colpa sua? Io so che sono permalosa, chiacchierona e tutto il resto, e…”<br />
“No, Corinne, davvero. Ho esagerato io. Ed è a te che devo chiedere principalmente scusa, perché è con te che me la sono presa, più che con chiunque altro. E… ora sono qui. Spero che possiate veramente perdonarmi,” disse, deglutendo per mandar giù il groppo che le si stava formando in gola.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Nicholas rise. Si alzò, le andò incontro e le pose una mano sulla spalla. “Io non avevo niente di cui perdonarti, quindi per me è ok.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Milla lo seguì. “Anche per me,” disse, abbracciando Nicholas. “Ma mi fa piacere vederti di nuovo e vedere che sei tornata sui tuoi passi. Vederti così distante mi faceva un po’ paura.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Anche Yvonne e Mills si aggregarono. “Per noi è tutto a posto,” disse la ragazza. “Bentornata, Lilly.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Lillian li abbracciò tutti, tirando su col naso. Quindi si rivolse a Corinne, ancora seduta al suo posto. La licaone evitava il suo sguardo. “Corinne,” disse, andandole incontro. Si sedette in terra di fronte a lei. “Ti chiedo scusa. Ho esagerato.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Corinne si voltò verso di lei. Gli occhi erano sempre più acquosi. “Scusa, Lilly… è anche…”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Oh, scema,” l’interruppe lei, alzandosi e abbracciandola. “Lo sai che sono stata gelosa di te?” le disse sottovoce.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Mills mi ha detto tutto. Mi vergogno come un verme,” fece l’altra. “Era un periodo nero.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Perché non mi hai detto nulla?”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Non pensavo che… che ti interessasse.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“Guardami,” disse la tasso. “Siamo un gruppo. Siamo insieme. I problemi di uno sono i problemi di tutti. Quindi non farti prendere dal panico. Noi siamo qui anche per te. Altrimenti non ha senso che suoniamo insieme.”<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">“A proposito di suonare,” fece Nicholas, accordando la sua chitarra. “Non è ora di parlare del prossimo concerto? Io rivoglio il palco!” <o:p></o:p></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-72739624234706152832011-08-17T08:42:00.001-07:002011-08-17T08:42:43.848-07:00Capitolo 56 – Lillian torna indietro<br />
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; page-break-before: always;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">7 Agosto, mattina.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian accese la televisione, i suoi genitori ancora una volta fuori al lavoro. Sola in casa, in compagnia di un caffè freddo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La BBC berciava di rivolte a Londra. Lillian mise sul tavolo la tazza di caffè, le orecchie pronte a recepire qualsiasi informazione.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Rivolta partita a Tottenham, in seguito all’uccisione da parte di alcuni poliziotti di un giovane di colore.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Tottenham. A due passi da casa di Mills.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Mills, che era venuto di persona a cercarla per convincerla a tornare indietro.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Mills, che le aveva confessato di amarla.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Mills, che ora era da qualche parte in mezzo ad una rivolta, in un quartiere a ferro e fuoco.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian spense la televisione. Corse in camera sua, afferrò uno zaino, lo riempì di maglie, mutande e tutto ciò che le capitava a tiro. Tornò in cucina, scrisse su un foglio di carta “DEVO SCAPPARE VI SPIEGO TUTTO VI VOGLIO BENE” e uscì di casa, chiudendo dietro di sé la porta a chiave. Dal telefono chiamò un taxi e si fece condurre in stazione.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Da lì prese il primo treno per il distretto di Camden.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Arrivò in serata, dopo due cambi di treno, senza mangiare né fermarsi un solo istante per pisciare. Dopo giorni di inattività, paura e solitudine, la consapevolezza di star correndo verso Mills le dava una forza che non avrebbe mai immaginato.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Corse verso il suo appartamento. Le sirene della polizia per il quartiere segnalavano che qualcosa non andava, ma lei se ne infischiò. Per ora, contava solo la sua bicicletta.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La morfa coprì la distanza che la separava dal cane in un’ora. Sentiva il telefono vibrare a più non posso nella tasca dei suoi pantaloni, così come aveva vibrato per ore in treno, ma era un’entità che non voleva considerare. Aveva bisogno di vedere Mills, di sapere che era al sicuro, lui più di chiunque altro.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mills!” urlò, quando seppe di trovarsi a breve distanza dal suo appartamento. C’erano vetrine sfondate, cassonetti bruciati, macchine distrutte. Del fumo si levava in distanza, e la polizia era onnipresente. “Mills!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Si gettò letteralmente dalla bicicletta appena arrivata di fronte alla porta dell’appartamento del cane. Non si curò di chiuderla: in quella situazione, qualsiasi metodo sarebbe risultato completamente inutile. E poi, della bici non le importava più nulla.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mills!” chiamò, ancora. Pigiò per diverso tempo il pulsante del citofono, battendo sulla porta con l’altra mano. “Mills, sono io!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Quando la porta si aprì, Lillian si gettò immediatamente sul cane. Lui la prese, la fece entrare e chiuse subito, girando più volte la chiave nella serratura. “Lillian! Ma…”<br />
“Non sono impazzita…”<br />
“Là fuori è il delirio!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lo so, ma non importa, Mills. Non importa. Avevo bisogno di sapere… come stavi. Dovevo sapere se… se eri al sicuro.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il cane sorrise. “Sì, Lilly. Grazie. Lo sono.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E… d’accordo, Mills. Devo parlarti. E’ importante, davvero. Ti spiego tutto, ma mi devi promettere che mi farai… finire il discorso.”<br />
“Sì, promesso. Ma vieni di là, credo che tu abbia bisogno di un bicchiere d’acqua.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il cane l’accompagnò nella piccola cucina, la fece sedere al tavolo e le versò un bicchiere d’acqua. La morfa lo bevve d’un sorso, attese che l’altro si sedette e incominciò.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sono stata una stronza l’altro giorno, per mille motivi diversi. Sono stata una stronza cieca negli ultimi mesi, anche nell’ultimo anno. Io… mi ci hai fatto riflettere tu, quando sei venuto a trovarmi. A prendermi. E mi hai detto… be’, quello che mi hai detto.” Mills drizzò le orecchie. “Che mi ami. Me lo hai detto. Ho realizzato tutto in treno oggi, mentre venivo qui. Che idiota che sono stata. Mills, io non so se… se ti amo, ma so che ho bisogno di te. Non sei l’uomo perfetto, ma sei una persona buona, sei l’unica persona che conosca che abbia cercato di venire fisicamente da me pur di farmi cambiare idea. Non hai idea di quante telefonate abbia ricevuto in questi giorni, ma tu sei l’unico ad esserti mosso fisicamente. E non sai quanto mi abbia riempito di gioia vederti, anche se non te l’ho mostrato. E solo oggi mi sono resa conto di quanto mi avesse fatto sentire felice sapere quello che provi per me.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Forse sbaglio a… ad accettare e a volere tutto questo dopo quel che Ivan mi ha fatto, ma è stato proprio il rapporto sbagliato con lui a farmi capire una cosa fondamentale. Ivan per me era una scusa. Non avevo bisogno di lui, non avevo bisogno di uno che non mi ha mai detto di sua spontanea volontà di amarmi. Avevo bisogno di qualcuno che mi facesse sentire meno morfa, più simile ad un essere umano. Più normale. Non mi sono resa conto di quanto lui facesse per cambiarmi: gli occhiali, il vestito per il concerto, il mio modo di rapportarmi con gli altri, tutto quanto. Era tutta una presa in giro da parte sua, e io sono stata una… stupida bambina viziata a crederci con tutte le mie forze. No, lo so che vuoi giustificarmi, ma credimi se ti dico che non ho giustificazioni: sono stata un’idiota e basta.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Anche perché quello di cui avevo veramente bisogno ce l’ho sempre avuto davanti,” disse, prendendolo per mano. “Avevo bisogno di te. E ti ho sbattuto la porta in faccia perché avevo paura. Che tu mi potessi fare del male, che anche tu scappassi, che anche tu cercassi di non farmi essere ciò che sono, ma poi… poi ho capito che tu non lo avresti mai fatto. Anzi.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Scusami, Mills. Ti prego, perdonami,” disse, lasciando che una lacrima le scendesse lungo il volto, mentre un grande sorriso le illuminava gli occhi acquosi. “E’ te che voglio. Ora lo vedo. Ti amo anche io, pelosone,” disse, e tirò su col naso.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Vieni qui,” replicò lui, afferrandola e abbracciandola. Lei si fece avvolgere da lui, finalmente sentendosi libera, sentendosi in pace con se stessa. Per un momento le parve di essere ancora a casa dei suoi: fra le braccia di Mills non sentiva alcun problema. Era come se lui fosse in grado di tenere lontani da lei tutti i problemi.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Signorina, lei di dov’è?” le chiese l’intervistatore. Mills era dietro di lei, le mani sulle spalle.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Camden Town.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Cosa pensa di tutta questa situazione?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Che è una cosa orrenda,” rispose Lillian. “Orrenda e inutile. Come morfa mi sento a disagio nel sapere che in quella stupida guerriglia siano stati coinvolti anche dei morfi, nei giorni scorsi,” disse. “Doveva essere una dimostrazione pacifica, è diventata l’occasione per sfogare gli istinti più bassi di alcuni criminali che non hanno nulla a che vedere con la popolazione di Tottenham, di Londra e del resto dell’Inghilterra.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Cosa dovrebbe fare secondo lei Gordon Brown?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non glielo so dire,” replicò. “Non sono un politico. Quello che è certo è che sarà sicuramente necessario far capire a tutti, polizia che esagera e criminali che approfittano del disagio reale degli altri, che così non possiamo continuare.”<br />
“Io vivo a Tottenham,” disse Mills. “Non è un quartiere ricco. Ci sono miriadi di situazioni disagiate, di problemi, di persone che hanno bisogno d’aiuto e invece sono state relegate in un vero e proprio ghetto. Fra di essi, purtroppo, sono presenti anche un mucchio di pazzi come quelli che hanno devastato la città. Nessuno ha mai fatto nulla di concreto, né per aiutare chi aveva bisogno sul serio né per impedire che dei criminali come quelli che girano per le strade del quartiere tutti i giorni potessero esplodere come è successo, e ora stiamo raccogliendo i cocci. E chi ne paga sono le persone oneste, ovviamente, chi aveva un lavoro e si è visto distruggere un negozio da una banda di ladri. Non c’è integrazione, non c’è mai stata, né fra umani né con i morfi. Mi chiedo dove fossero i governi, in questi anni.” <o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-86416098452164840272011-08-17T07:56:00.003-07:002011-08-17T07:56:58.430-07:00Capitolo 55 – Lillian allontana Mills<br />
<div class="Standard" style="page-break-before: always;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">5 Agosto.</span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il campanello di casa trillò, cogliendo Lillian di sorpresa seduta al tavolo in compagnia della sua vestaglia e di una gran tazza di caffè fumante. Gli occhiali non erano sul suo muso, ma appoggiati sul tavolo, e i capelli erano in totale disordine. Si era svegliata da poco dopo una notte tremenda, agitata come non mai, in cui il ristoro era stato sempre ben lontano, e si sentiva più stanca di come non fosse prima di coricarsi.<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Trascinò la sedia sul pavimento e a piedi nudi raggiunse la porta, gracchiando un “arrivo” poco convinto. Si avvicinò alla porta, indossò gli occhiali e l’aprì.<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Davanti a lei, nel sole della bellissima giornata, in piedi con indosso una giacca di renna e una camicia grigia, c’era Mills, la pelliccia scomposta, le orecchie ritte.<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian si stropicciò gli occhi. “Mills?” disse. “Che ci fai qui? E a… ma che ore sono?” Era confusa: l’ultima cosa che si aspettava era di vedere l’amico lì, a quell’ora, dopo tutto ciò che era accaduto.<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Le dieci e trentacinque, Lilly.”<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Scusa, Mills, ma non sono dell’umore…” fece, arretrando e chiudendo la porta, ma lui l’interruppe, ponendo un piede in mezzo all’uscio.<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ascoltami, Lillian, per favore.”<br />
“Mills, non permetterti…”<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non mi sono fatto tutti questi chilometri per farmi sbattere la porta in faccia, Lilly,” fece l’altro. “Ti prego, dammi cinque minuti, solo cinque minuti.”<br />
Lillian sbuffò, quindi aprì la porta. “Solo cinque minuti. Sono venuta qui per stare lontano da tutti, e vorrei che la cosa venisse rispettata.”<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ti prego, Lillian, torna da noi.”<br />
“Per… cosa? Se me ne sono andata è perché non volevo più stare lì a Londra. Non ha più senso stare in mezzo a gente che mi ha solo tirato delle pugnalate nella schiena.” Deglutì. “Mi fa ancora troppo male quello che è successo.”<br />
“Ma… Lilly, tu… Capisco quello che provi…”<br />
“No, non credo,” l’interruppe lei. “Non sei mai stato preso in giro così tanto come è successo con me. Non sei mai stata presa a pesci in faccia da persone con cui… a cui volevi bene.”<br />
“Be’, sì, è successo anche a… No, hai ragione,” concluse Mills, scuotendo la testa. “E’ vero, hai ragione, hai… avuto la tua parte di sofferenze, Lilly. Ma giù a Londra non ci sono solo i soliti stronzi ad aspettarti. Ci siamo anche noi, le persone che ti vogliono bene, e non ti lasceremo mai sola, in nessun momento.”<br />
“Sono io che voglio essere lasciata sola, Mills. Sono io che me ne voglio andare per non aver nulla a che vedere con… con il mondo che mi lascio alle spalle. E ora, per favore, vai via.”<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lillian, io ho bisogno di te,” disse l’altro. “Io ti amo.”<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Vai via,” rispose l’altra, chiudendo la porta. <o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Si accasciò contro la porta, bloccandola col suo peso. Si sedette in terra, il muso avvolto dalle braccia, e attese così di sentire i passi di Mills che si allontanavano sulla ghiaia del vialetto d’ingresso. Quando si sentì sicura della sua lontananza, si alzò.<o:p></o:p></span></div><div class="Standard"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le aveva detto che l’amava. Perché la cosa la riempiva di gioia? <o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-31691037613473590322011-08-17T07:56:00.001-07:002011-08-17T07:56:12.410-07:00Capitolo 54 – Lillian scappa<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">“Mills, me ne sto andando,” disse Lillian, sbrigativamente, chiudendo la porta di casa.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lilly, cosa stai facendo…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non ho intenzione di farmi dar giudizi su quel che sto facendo. Non oggi, Mills,” disse, con più rabbia di quella che avrebbe voluto usare. La voce le tremava.<br />
“Ma…” Il cane la fissò per qualche istante, senza parlare. Poi abbassò coda e orecchie. “Non vuoi che ti dia almeno una mano con… una mano con le valigie?”<br />
“No, grazie. Non voglio l'aiuto di nessuno. Ho passato anni della mia vita ad aiutare gli altri e cosa ne ho ottenuto in cambio? Solo della gran merda. Sai cosa ti dico, Mills? Che potete andare a farvi fottere, tutti quanti.”<br />
“Ma...” Mills si trovò senza parole. Immaginava la sua rabbia, ma non comprendeva perché se la stesse prendendo proprio con lui. “Lilly, noi non ti abbiamo fatto nulla...”<br />
“No, certo. Tu poi te la stavi godendo con quella sciacquetta, vero? Tu avevi la tua amichetta, in tutto questo. Mentre Ivan mi lanciava addosso molotov.”</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Stai ancora tirando fuori la storia di Corinne? Ti ho già detto che ha fatto tutto lei, io non c'entro nulla!”<br />
“Tu non l'hai di certo fermata.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì che l'ho fatto!” protestò il cane. “Ma poi, perché sei gelosa di lei? Che senso ha? E poi non è questo il problema. Lilly, stai scaricando la tua rabbia sulle persone sbagliate,” l'ammonì. “Ti vogliamo bene, Lilly. Tutti…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Anche Ivan lo diceva,” fece Lillian. “Eppure…” Lillian sospirò. “Non lo so, Mills, ma francamente ora come ora non mi interessa. Lasciami andare, ho un treno che mi aspetta e vorrei essere dai miei per un'ora decente.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Posso...”<br />
“Ho già detto di no. Lasciami stare, Mills, lasciami perdere. Tornerò se e quando starò meglio.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Annabel l’abbracciò, avvolgendola fra le sue braccia. “Cucciola,” disse. “Qui sei fra di noi. Va tutto bene.”<br />
“Lo so,” rispose Lillian, prima di scoppiare a piangere.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Vieni in casa, ora. Papà è dentro, ti sta aspettando,” disse Corinna, aiutando sua figlia con le valigie. “Come è andato il viaggio?”</span><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Bene, mamma. Ma sono stanca.”<br />
“Vieni, va bene, il tuo letto è già pronto.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Si addormentò subito, dopo le ore di treno passate in solitudine, senza chiudere occhio, nel timore che chiunque le si avvicinasse potesse farle del male. Aveva portato due valigie, cariche di qualsiasi abito le fosse capitato a tiro, senza pensare a tempi e modi. Voleva solo stare nell’unico luogo che riteneva sicuro sulla faccia della Terra: casa dei suoi. Di loro poteva essere certa: non le avrebbero mai potuto fare del male, neanche se avessero voluto.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Li aveva chiamati, li aveva avvertiti. Sulle prime, avevano cercato di farla ragionare, di calmarla, si erano proposti di venire loro stessi a Londra, ma lei si era opposta. E, una volta salita sul treno, c’era poco che Gregory e Annabel potessero fare per farle cambiare idea.<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-51667421070432671042011-08-17T07:34:00.001-07:002011-08-17T07:34:54.974-07:00Capitolo 53 – Lillian si arrende<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Londra correva attorno alla tasso in quella sera di Agosto. Non esistevano strade, automobili, moto, stop o passaggi pedonali, non c’erano edifici o semafori, a stento la morfa riconosceva l’esistenza della strada su cui stava correndo: c’era solo la villa di Ivan.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il terrore che fosse realmente responsabile di quanto era successo era per lei un carburante più forte di qualsiasi altra cosa. Non poteva crederci, non <i>voleva</i> crederci: anche dal terzo piano, le sue fattezze erano ben più che riconoscibili. Non poteva sbagliare, a meno che il giovane non avesse un gemello malvagio della cui esistenza lei non fosse a conoscenza.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Fermò la bicicletta a pochi passi dalla villa e smontò, senza curarsi di chiuderla, fermarla o altro.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Non riuscì ad avvicinarsi ai gradini all’ingresso dell’appartamento: venne bloccata dalla polizia, che arrivò a sirene spiegate, fermandosi davanti alla villetta.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">I poliziotti scesero in tutta fretta, intimandole di farsi da parte. Bussarono alla porta, il signor Matheson aprì, sconvolto alla vista delle forze armate. Li fece entrare. Lillian udì un gran trambusto provenire dall’interno della casa. Poco dopo, due poliziotti uscirono, trasportando con sé Ivan in manette. Il ragazzo camminava a testa bassa, ma non reagiva.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il mondo di Lillian cadde, frantumandosi in mille pezzi assieme al suo cuore. Smise di pensare, limitandosi a constatare la presenza di Ivan in manette, scortato dagli agenti.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Forse non era tutto perduto, si disse: probabilmente lo stavano solo trattenendo per accertamenti. A volte accadeva. Magari lui non c’entrava nulla, era stato solo un suo grandissimo, orrendo sbaglio per cui non sapeva come farsi perdonare…<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ivan!” esclamò, al suo indirizzo. Lui alzò la testa di scatto, dirigendo lo sguardo nella sua direzione. Lo vide perdere immediatamente colore e incespicare, prima di venire introdotto nella vettura, che ripartì subito dopo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La morfa prese uno dei poliziotti da parte, chiedendo cosa stesse accadendo. L’uomo le confermò che il ragazzo era stato prelevato per accertamenti, ma non andò oltre, invitandola a farsi da parte.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La ragazza rimase sul posto, fissando le vetture della polizia che se ne andavano nella notte. Si voltò verso la porta d’ingresso, aperta. La figura del signor Matheson si stagliava sulla soglia. Il volto era in ombra, e Lillian non seppe dire che cosa stesse guardando l’uomo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Si voltò, tornando sui suoi passi; salì in sella e pedalò verso casa.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian prese il giornale del giorno dopo e lo stracciò con forza. Poi ne prese i pezzi, li appallottolò e li cestinò.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le tremavano le mani. Dovette sedersi, o le gambe non avrebbero retto. Il telefono squillava, ma la morfa non si diede pena di rispondere.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ivan aveva confessato. Lui e altri suoi amici avevano lanciato molotov contro la clinica. Erano tutti stati arrestati nelle prime ore della giornata, ed entro l’alba avevano a loro volta confessato. Fra di loro, il tecnico che aveva finto di riparare il tubo del gas, che aveva rivelato di aver manomesso l’impianto. Tutti erano Human Race Supporters.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Compreso Ivan.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian si rannicchiò sulla sedia del tavolo, avvolgendosi le gambe con le braccia, e pianse.<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-58683136792078441102011-08-17T07:04:00.001-07:002011-08-17T07:04:45.833-07:00Capitolo 52 – Lillian salva una vita<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Lillian stava affacciata alla finestra del terzo piano. L’odore di gas nel palazzo era piuttosto forte per un morfo con le sue capacità olfattive, ma si chiedeva se lo fosse abbastanza per un essere umano. <span> </span>Che si stesse ripetendo la fuoriuscita delle settimane precedenti?</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Sentì il passo pesante di Geena avvicinarsi. “Lillian? La senti anche tu questa puzza?”<br />
“La sento anche io, in effetti. Sarà ancora il tubo della sala mensa?”<br />
“Ah, non chiederlo a me…” La grossa labrador sbuffò. “Questo posto sembra nuovo, ma cade a pezzi. Dovremmo chiamare…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il colloquio venne interrotto dal rumore di tre moto in accelerazione. “Branco di pazzi,” commentò Geena. “A quest’ora di notte a tutta birra per la strada con quelle moto…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le tre moto si fermarono a poca distanza dalla clinica, sul lato opposto della strada. Uno dei passeggeri si tolse il casco per un attimo, confabulando con un altro. Era giovane, biondo, i capelli corti. Lillian aguzzò la vista: non era Ivan, quello?<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il ragazzo indossò di nuovo il casco, quindi prese da uno zaino una bottiglia e la passò ad un altro, che ne portava già una seconda. Quindi salirono tutti sulle moto nere e ripartirono sgommando. Lillian vide tre lampi volare in direzione dell’istituto dalle moto, e un forte boato riempì l’aria.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Che cazzo…!” Subito l’allarme anti-incendio scattò nell’edificio, mentre il rumore di esplosioni nei piani inferiori faceva tremare tutto. “Gli ospiti!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non c’è un impianto?” chiese Lillian.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span> </span>“Ma che impianto! Te l’ho detto, questo posto cade a pezzi! Fottitene dell’impianto, Lillian, dobbiamo tirare fuori tutti! Ci siamo solo noi due, stasera!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Senza aggiungere altro, la labrador corse verso il corridoio, aprendo tutte le porte con il suo passepartout, mentre Lillian andava dalla parte opposta facendo lo stesso.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Geena! Geena!” urlò Lillian, pochi minuti dopo per sovrastare il rumore dell’allarme antincendio. “Hai trovato tutti gli ospiti?” chiese alla labrador, che stava conducendo tre pazienti verso le scale di emergenza.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, li ho presi tutti! No, aspetta, non sono tutti!”<br />
“Chi manca?”<br />
“Il signor Penderton! Non era in stanza! Dobbiamo trovarlo!”<br />
“Vado io!”<br />
“No, non vai da nessuna parte da sola, ragazzina!”<br />
Lillian le puntò un dito contro. “Fai come ti dico io, Geena! Vai di sotto, gestisci i pazienti che stanno a terra, portali via e occupati di loro! Io penso al signor Penderton!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La labrador esitò per qualche istante, quindi uscì con gli altri e li condusse a terra, mentre la tasso corse a perdifiato per tutti i corridoi chiamando a gran voce il padre di Jules.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il fumo era asfissiante e il caldo le faceva lacrimare gli occhi. Lillian controllò prima le stanze degli ospiti, cercando l’uomo dovunque. Lo trovò seduto in sala mensa, con un panino in mano, il pigiama ancora indosso. Il fuoco aveva ormai invaso la cucina, e minacciava di fare il suo ingresso in mensa, ma Penderton sembrava non curarsene.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Signor Penderton! Dobbiamo andarcene!” disse Lillian, prendendolo per le spalle.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’uomo reagì con violenza, scansandola e alzandosi. “No! Non vado da nessuna parte!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian gli mollò uno schiaffo, in modo istintivo ma senza forza. L’uomo si fermò immediatamente, massaggiandosi la guancia e guardando la morfa con fare attonito. Sembrava che l’idea che lei lo avesse schiaffeggiato fosse al di là della sua capacità di comprensione. “Lei viene con me, chiaro?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Senza dargli il tempo di replicare, la tasso lo prese per un braccio e lo condusse prima fuori dalla mensa, quindi alle scale di emergenza. Una squadra di pompieri era già presente sul posto, assieme a due ambulanze, pronti a prestare soccorsi e a occuparsi dell’incendio. Attorno, una folla di curiosi che non si erano fatti fermare dal freddo e dalla notte.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian accompagnò l’uomo verso terra, con dolcezza e cautela, e lo lasciò alle squadre di soccorsi per cercare la labrador, che era occupata a discutere con un infermiere riguardo le necessità mediche di uno dei pazienti.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Hai trovato Penderton?” le chiese.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, era in sala mensa. L’ho scortato giù, ora è assieme agli altri.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La cagna annuì. “Non volevo darti ordini, prima.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian annuì, posandole una mano sulla spalla: era quanto di più simile a una scusa avesse mai sentito pronunciare da Geena. “E’ tutto a posto. Ora sono tutti in salvo, è questo che conta.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La labrador rivolse uno sguardo all’edificio. I pompieri erano all’opera, e avevano messo in sicurezza il circondario per poter agire senza disturbi. “E’ stata una molotov,” disse.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“L’hai vista?”<br />
“Ho visto qualcuno che la lanciava da giù di sotto. Tre tizi con delle moto, ci hanno lanciato addosso delle molotov.” Scosse la testa. “Poteva finire male, Lilly. Molto male. Se li prendo…”<br />
“Non occupiamoci di loro, Geena. Occupiamoci dei nostri ospiti, sono più importanti di tre imbecilli. Quello che conta è che nessuno si sia fatto del male, no?”<br />
“Sì, d’accordo, ma ora dove andranno? I pazienti umani troveranno un ospedale, cure mediche e quant’altro, ma i nostri?”<br />
“Anche loro in ospedale.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non sarà facile per loro rimanerci.”<br />
“Ci saremo noi e ci sarà per loro la comunità morfa, Geena, vedrai. Avranno sostegno.”<br />
Geena sospirò. “A volte vorrei essere speranzosa come te.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E io cinica come te,” ribatté la tasso. “Scusami, vado a vedere come sta il signor Penderton,” disse, e andò presso l’uomo, che era seduto all’interno di un’ambulanza. Vide arrivare Lillian, ma non cambiò posizione: rimase seduto, con lo sguardo perso nel vuoto e una tazza con del tè caldo fra le mani.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sarei dovuto morire,” disse.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No, signor Penderton.”<br />
“Sì, invece. Jules, mio figlio, soffrirà come me. Ho la corea. La corea ti fa impazzire. E’ una cosa genetica: vuol dire che ce l’hanno anche i tuoi figli. E io ne ho uno…”<br />
“Lo conosco bene, signor Penderton. Jules è uno dei miei amici più cari.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì. E soffrirà come me…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian lo fissò negli occhi per qualche istante, quindi gli pose le mani sulle spalle, afferrandolo con una presa salda. “Mi ascolti, signor Penderton. I morfi non subiscono le stesse malattie degli umani. Suo figlio non soffrirà mai la corea.”<br />
“Davvero?” disse, strabuzzando gli occhi. “Davvero? Davvero?”<br />
Lillian annuì, cosciente di aver mentito. “Sì. L’ho letto da qualche… sul Times, qualche tempo fa. C’era una ricerca. Jules non soffrirà, lei non ha alcuna colpa.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La bocca dell’uomo si aprì e si richiuse, le labbra tremanti. Poi, Penderton strinse Lillian in un fortissimo abbraccio, facendole mancare l’aria.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Quando fu sicura che la situazione fosse in mano ai paramedici e ai pompieri in modo completo, Lillian si sedette su una delle ambulanze, vuota. Tutto il peso della situazione le piombò addosso di colpo, come se le avessero caricato sulle spalle una massa di cadaveri. Era certa di aver visto Ivan in sella ad una di quelle moto, certa come sapeva di chiamarsi Lillian… ma come era possibile? Si rifiutava di accettarlo, di pensare che fosse possibile una cosa simile…<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le si fecero vicini tre poliziotti. “Signorina? Va tutto bene?”<br />
Lei annuì, guardandoli a malapena.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Possiamo farle qualche domanda?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lei era nell’edificio al momento dell’accaduto?”<br />
“Sì.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Dove si trovava?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian indicò la finestra, da cui in quel momento si stava sporgendo un pompiere. “A quella finestra. Corridoio del terzo piano. Pazienti morfi in cura, alcuni disagi mentali. Gli unici presenti.”<br />
“Sì, lo sappiamo. Gli altri erano fortunatamente fuori con una delle visite turistiche organizzate dalla clinica. Lei e la signora Geena Willow eravate le uniche infermiere di ruolo, questa sera?”<br />
“Sì. Credo che lei ve l’abbia già confermato.”<br />
“Sì, signorina. Avete potuto vedere cos’è successo?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian annuì, mordendosi il labbro inferiore. “Erano tre moto da corsa di grossa cilindrata, nere. Hanno lanciato tre molotov. Due persone per moto.” Fece una pausa. “Una… forse ne ho riconosciuta una.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mi dica,” fece l’uomo, prendendo un taccuino.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ragazzo bianco, umano… capelli corti… biondi… giovane, poco più di vent’anni…” Lillian non seppe se proseguire: era assolutamente certa che quello fosse Ivan. Gli occhiali che portava erano calibrati al meglio per le sue diottrie mancanti, e aveva sempre avuto una memoria fotografica per i volti. Anche la fisionomia era quella di Ivan. Non poteva in alcun modo sbagliarsi. “E’ il mio ragazzo. Ivan Matheson.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ne è sicura, signorina?” chiese il poliziotto, dopo un attimo di esitazione.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Come sono sicura… di chiamarmi Lillian Edgecombe, signore,” disse, sentendo un gran vuoto farsi strada dentro di lei.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ehi,” le fece Geena, dopo che i poliziotti se ne furono andati. “Tutto ok? Sei distrutta.”<br />
“Già.”<br />
La labrador le si sedette accanto. “E’ successo qualcosa di grosso, immagino.”<br />
Lillian si passò una mano fra i capelli, quindi le rivolse gli occhi, che iniziavano a riempirsi di lacrime. “Sai, ti ricordi quando mi hai detto che gli umani che cercano donne morfe sono sempre strani?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Geena annuì, visibilmente preoccupata.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Forse… avevi ragione.”<br />
“Cioè?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ho riconosciuto uno dei tipi che hanno lanciato le molotov. Era il mio ragazzo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Geena strabuzzò gli occhi. Aprì la bocca, cercando di articolare qualche parola, senza risultato. Quindi l’abbracciò. Lillian si lasciò andare. “Ne sei sicura? Veramente sicura?”<br />
“L’ho visto… era sulla prima moto…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Magari non era lui, Lillian. Eravamo al terzo piano.”<br />
“Ho una… buona vista… con questi occhiali. E lo… riconoscerei fra tutti.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span> </span>Geena la guardò per qualche istante, indecisa, senza sapere se proseguire o dire qualcosa di diverso. Aprì la bocca, ma venne interrotta dall’abbraccio di Lillian. “Non riesco a crederci…” mormorò la morfa.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Be’… ecco… magari non è lui, no?” cercò di dire Geena. “Magari era solo molto simile. Può capitare, penso.”<br />
“Cosa devo fare?”<br />
“Vai da lui, domani. Vai da lui, fatti sentire e vedere,” le suggerì subito la labrador. “E parla con lui, cerca di capire cosa stesse facendo, verifica se fosse veramente lui…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Meglio farlo subito… L’ho detto, l’ho detto…”<br />
“Alla polizia?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian annuì. “Andranno da lui…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Vai, allora. Corri.”<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-82359142971297812662011-08-17T00:46:00.001-07:002011-08-17T00:46:42.883-07:00Capitolo 51 – Lillian e il gruppo si prendono una pausa<br />
<div class="MsoNormal">Mentre l’applauso del pubblico si affievoliva, Lillian si passò una mano fra i capelli, che aveva lasciato liberi e selvaggi per l’ultimo concerto prima della pausa estiva. Sospirò, stanca per l’esibizione, più lunga delle precedenti, ormai giunta al termine.</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E’ stata una bella cavalcata, ragazzi,” disse al microfono. “E’ stato eccitante e divertente, una avventura fantastica e siamo tutti stati estremamente felici di averla potuta vivere assieme a voi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ma ora,” disse Corinne. “E’ estate, ed è il momento delle vacanze. Vacanze anche per noi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Vero, Corinne. I <i>London Morph Sextet</i> si prendono una pausa di riflessione,” annunciò Lillian. “Ma non vi preoccupate: a Settembre saremo di nuovo insieme.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Solo un mese, ragazzi, solo un mese. Ehi, ce lo meritiamo anche noi un po’ di riposo, no?” <o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ma ci dispiacerebbe salutarvi in questo modo. Ci siamo conosciuti cantando, e crediamo che la musica sia anche il modo migliore per dirci “arrivederci.” E c’è una canzone… perfetta, al riguardo,” disse la tasso. Si tolse gli occhiali che Ivan le aveva regalato, inforcando quelli rotondi. Batté le palpebre e sorrise.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoTableGrid" style="border-collapse: collapse; border: none; mso-border-insideh: none; mso-border-insidev: none; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-yfti-tbllook: 1184;"><tbody>
<tr style="height: 69.85pt; mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;"> <td style="height: 69.85pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Summertime, time, time<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Child, your living's easy<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Fish are jumping out<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">And the cotton’s high<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Cotton's high, Lord so high.</span></b><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><o:p></o:p></span></b></div></td> <td style="height: 69.85pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian, allo specchio, provava l’abito che Ivan le aveva regalato per il compleanno. Non una piega, non una grinza, non un punto in cui lo sentisse troppo stretto o troppo largo. La scollatura arrivava appena al di sotto dell’attaccatura del seno, dove la pelliccia era più scura, e le spalline sottili si incontravano dietro il collo lasciandole scoperte le spalle.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Era perfetto.<o:p></o:p></span></div></td> </tr>
<tr style="height: 84.4pt; mso-yfti-irow: 1; mso-yfti-lastrow: yes;"> <td style="height: 84.4pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Your dad's rich<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">And your ma is so good-looking, baby<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">She's looking good now<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Hush, baby, baby, baby, baby now<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">No, no, no, no, no, no, no<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Don't you cry<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Don't you cry<o:p></o:p></span></b></div></td> <td style="height: 84.4pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ok, sono tutti a nanna,” disse Geena, chiudendo la porta del signor Paltrow. “Ho voglia di una sigaretta. Mi accompagni?” chiese a Lillian.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Certo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">All’esterno, l’aria della notte era gelida. Lillian si strinse nel suo camice, chiedendosi come facesse la labrador a sopportarlo. Penso che dovesse essere la sua pelliccia, più folta di quella della tasso. “Da quanto sei sposata?” chiese Lillian, osservando l’anello al dito dell’infermiera.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Otto anni,” rispose. “Sempre con la stessa persona.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian sorrise. “Immagino che tu stia bene con lui.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Assolutamente,” rispose Geena, soffiando fuori del fumo. “La acida di casa sono io, dopotutto. Lui è un santo a stare con me, credimi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian ridacchiò. “Non sei acida.”<br />
“Non negare l’evidenza, Lillian. Un giorno mi hanno persino detto che se avessi potuto avrei sciolto le pareti di questo posto con uno sguardo. Non che non si possa, per come è costruito…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No, fidati. Tu non sei acida. Sei solo un po’ troppo cinica.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Un po’ troppo…” commentò l’altra, giocherellando con la sigaretta.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Avete figli?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No. Purtroppo no. Abbiamo provato per tre anni ogni cosa possibile, ma poi abbiamo scoperto che la qui presente è sterile come un mattone.”<br />
“Mi dispiace…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Anche a noi dispiace. Ma ce ne siamo fatti una ragione. Non ha senso combattere contro i mulini a vento, no? Ce la godiamo come possiamo.” Geena spense la sigaretta. “Ed è comunque bello sapere che, a fine giornata, a casa hai qualcuno che ti aspetta o che puoi aspettare.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian sorrise. “Già.”<br />
“Stai morendo di freddo.”<br />
“Sì.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Entriamo, allora.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’infermiera l’accompagnò all’interno e la invitò a sedersi con lei sui divanetti nel corridoio.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lui è… un umano o un morfo?” chiese Lillian.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Morfo, che domande. Un labrador di prima qualità. Anche lui della nostra generazione.” Sospirò. “Ho visto alcune coppie miste, in questi ultimi anni. In giro. Non so, non… mi fanno pensare che non sia una roba naturale. Una cosa normale.” La guardò negli occhi. “Da quello sguardo vedo che per te non è così.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Be’…”<br />
“Lasciami indovinare: lui è un umano.”<br />
“Sì,” ammise Lillian.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E immagino anche che abbia fatto lui il primo passo.”<br />
“Come l’hai capito?”<br />
“Perché so che in genere succede così. L’ho visto spesso. E ho visto anche che spesso queste storie non finiscono bene, lasciano una bella scia di cuori infranti e di lacrime.”<br />
“Non…”<br />
“Non voglio fare la menagramo,” disse subito Geena. “Forse sono solo acida, forse è solo una sana dose di cinismo, ma io non mi fiderei di lui. Gli umani che cercano morfe sono quasi sempre strani. Esistono dei rari esempi di persone per bene, non lo nego e ti auguro che il tuo sia uno di questi, ma ho visto troppe amiche essere prese e lasciate come bamboline. Stai in guardia, Lillian.” <o:p></o:p></span></div></td> </tr>
</tbody></table><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lilly? Ho bisogno di te!” le aveva detto Mills, al telefono, tre giorni prima.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Che succede, Mills?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ero qui al pub con due amici, quando è arrivata Corinne,” spiegò il cane, in fretta. “E’ ubriaca fradicia, sta piangendo a dirotto, dice che vuole parlare con te, ma che non se la sente, che ha bisogno di qualcuno, che siamo tutti degli stronzi… straparla, insomma. Non riesco a calmarla da solo. Potresti venire qui, per favore?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Uh…” La morfa guardò l’orologio: avrebbe fatto ritardo per l’appuntamento con Ivan. Ma non se la sentiva di lasciare Mills nei guai. “Dammi dieci minuti e sono da te, va bene?”<br />
“Sei un tesoro, Lilly,” disse, prima di chiudere la comunicazione.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian sospirò, quindi chiamò Ivan, informandolo del fatto che avrebbe tardato di una mezz’ora.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La tasso conosceva bene il pub presso cui si era recato il cane, quindi impiegò poco tempo a raggiungere l’edificio. Entrando, cercò con gli occhi i due.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Li trovò seduti insieme ad un tavolo. Ma prima che potesse fare alcunché, Corinne afferrò la testa di Mills e gli schioccò un gran bacio sulle labbra. Lillian sentì chiaramente qualcosa andare in frantumi dentro di lei, mentre un’ira fredda, malsana, le avviluppava il cuore. Chiuse gli occhi, contò fino a cinque. Quindi li riaprì e corse dai due.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Mills stava di nuovo parlando con Corinne, che ora sembrava più calma. In compenso, il cane sembrava sconvolto. “Oh, Lilly, sei qui!” fece la licaone, trascinando le parole.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, sono qui,” fece lei, secca.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Pensavo di portarla fuori di qui,” disse Mills. “Si è un po’ calmata.”<br />
“Sì, penso anche io che sia una buona idea. Corinne, vuoi venire con me?”<br />
“Oh, Lilly, sì, per favore, andiamo dove vuoi tu…”<br />
“Ti porto a casa mia, abito qua dietro.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No, aspetta, posso portarla io a casa sua…” fece Mills. L’occhiata di Lillian gli fece morire le parole in gola.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No, Mills, lascia che ci pensi io. Hai fatto fin troppo.” <o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="MsoTableGrid" style="border-collapse: collapse; border: none; mso-border-insideh: none; mso-border-insidev: none; mso-padding-alt: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-yfti-tbllook: 1184;"><tbody>
<tr style="height: 70.7pt; mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;"> <td style="height: 70.7pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">One of these mornings<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">You're gonna rise, rise up singing<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">You're gonna spread your wings, child<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">And take, take to the sky<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Lord, the sky<o:p></o:p></span></b></div></td> <td style="height: 70.7pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian non riusciva a capire perché la scena fra Mills e Corinne la riempisse così tanto di rancore verso la licaone. In fondo, non era fidanzata con Mills, quindi… perché avrebbe dovuto essere gelosa? Ancor più perché lei era ubriaca: probabilmente non era neanche del tutto responsabile delle sue azioni, a giudicare anche da come aveva reagito quando l’aveva accompagnata in casa.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ma allora perché non riusciva a scacciare quell’immagine dalla testa? </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Perché non riusciva a rimanere calma quando ci pensava? <o:p></o:p></span></div></td> </tr>
<tr style="height: 62.4pt; mso-yfti-irow: 1; mso-yfti-lastrow: yes;"> <td style="height: 62.4pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Until that morning<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Honey, nothing's going to harm ya<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">No, no, no no, no no, no<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Don't you cry<o:p></o:p></span></b></div><div class="MsoNormal"><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Don't</span></b><b><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;"><o:p></o:p></span></b></div></td> <td style="height: 62.4pt; padding: 0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; width: 244.45pt;" valign="top" width="326"> <div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Dopo la doccia, Lillian tornò in camera di Ivan, avvolta nel suo accappatoio blu notte.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lilly,” le chiese il ragazzo, sdraiato sul letto. “Volevo… posso chiederti una cosa?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Quello che vuoi, tesoro.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mi hai sempre fatto vedere tutto di te, mi hai sempre parlato di ogni cosa e mi hai reso… partecipe di ogni tua… ogni tuo interesse, ogni minima parte della tua vita.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sono stata troppo invadente?”<br />
“No, assolutamente!” si affrettò a correggerla il ragazzo. “E’ bello. C’è solo una cosa che non mi hai mai fatto vedere.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Cosa?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Te stessa.”<br />
Il cuore di Lillian accelerò. “Cosa… vuoi dire?”<br />
“Mi hai fatto vedere i disegni in cui hai posato nuda, Lilly, ma non ti sei mai mostrata a me. Perché?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Io…” La tasso ridacchiò. “Sono… mi imbarazza.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E perché dovresti? Ci amiamo, non dovresti sentirti in imbarazzo con me,” disse Ivan, sedendosi sul bordo del letto.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, ma… io sono una morfa.”<br />
“Lo so bene. Ma non mi sembra che questo sia un problema, per me.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, ma… Va bene.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non sei costretta, volevo solo sapere per…”<br />
“No, hai ragione. Sono stata una sciocca,” replicò la tasso, slacciandosi l’accappatoio ma continuando a tenerlo stretto sul corpo con le braccia. “In fondo, che male c’è? Tu mi ami. Anche se sono una morfa. Non c’è nulla di sbagliato.” Lillian lasciò cadere in terra l’accappatoio, in piedi di fronte a Ivan. “Eccomi.”<o:p></o:p></span></div></td> </tr>
</tbody></table>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-62537021841101531922011-08-15T07:36:00.001-07:002011-08-15T07:36:37.507-07:00Capitolo 50 – Lillian si vendica<br />
<div class="MsoNormal"><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-ansi-language: EN-US;">Tottenham Court Road. Pioveva a dirotto. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">A ben vedere, avrebbe potuto trattarsi di una qualsiasi giornata di Aprile, non di Giugno.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Lillian si era presa una serata di riposo: niente prove, niente clinica, solo la strada e lei. Aveva bisogno di evitare di pensare a persone e problemi, e neanche la presenza di Ivan l’avrebbe fatta star meglio. Era sola, in mezzo alla folla lungo la via; nessuno sembrava prestare particolare attenzione ad una morfa solitaria seminascosta sotto un grande ombrello grigio fumo, e lei lasciava che tutto le scorresse attorno.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Davanti a sé, una giovane morfa, una gatta, a giudicare dalla coda che usciva dai jeans attillati. Un ragazzo, senza alcunché per ripararsi dalla pioggia, si avvicinò alla giovane, entrando al riparo del suo ombrello. Le fece passare una mano sulle spalle, rapido, stringendola a sé; la morfa parve cercare di divincolarsi, ma lui le sussurrò qualcosa all’orecchio, e lei smise di agitarsi. Insieme, si avviarono verso un vicolo, e sparirono al suo interno.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">Il cuore le prese a battere con violenza. Nessuno sembrava aver fatto caso ai due, oltre a lei, nonostante la strada fosse tutto fuorché deserta, ma la scena non aveva nulla di naturale. La tasso deglutì, e decise di avvicinarsi al vicolo, distante pochi passi. Le gambe presero a tremarle. Si affacciò.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-font-kerning: 0pt;">L’uomo che aveva visto afferrare la gatta era alle sue spalle, contro il muro; la mano sinistra le bloccava il polso, il braccio avvolto intorno al torace per stringerla addosso a lui, mentre con la mano destra le chiudeva la bocca. Facile per lui, dato che la morfa era poco più bassa di Lillian e di corporatura decisamente snella. Davanti ai due, un terzo uomo, corpulento, teneva in mano un oggetto scuro, corto, a forma di “T.” Un rasoio? Il ghigno sul volto dei due non lasciava spazio a interpretazioni positive del loro atteggiamento.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian prese un bel respiro. Andare a chiedere aiuto? Chi l’avrebbe creduta? Si guardò intorno, vedendo pochissimi morfi fra la folla che camminava a passo svelto. Qualcuno avrebbe forse fatto qualcosa per la ragazza?<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">D’altronde, andare da sola contro quei due sarebbe stato pericoloso…<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian chiuse gli occhi, per un solo secondo. Trasse un gran respiro, chiuse l’ombrello e si gettò nel vicolo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’uomo col rasoio venne colto di sorpresa: la morfa abbassò con tutta la forza che aveva in corpo il suo massiccio ombrello sulla sua testa, facendolo barcollare per un attimo. L’altro, nel frattempo, gettò in terra la gatta, cercando di afferrare Lillian. Quando la tasso vide la mano dell’uomo avvicinarsi rapidamente al suo volto, reagì senza pensare, mordendola. L’uomo urlò, cercando di ritrarre la mano, ma Lillian aumentò la pressione del morso, sentendo in bocca il sapore del suo sangue. Avrebbe voluto vomitare, ma cercò di controllare l’impulso, pensando solo alla situazione in cui si trovava.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lasciò andare la mano dell’uomo, che fece pochi passi indietro stringendo i denti, riservandole uno sguardo atterrito prima di darsi alla fuga. L’altro cercò di completare l’opera avvicinandosi col rasoio ancora stretto fra le dita; Lillian agì prima che lui potesse raggiungerla, graffiandone il volto con forza. Mirava agli occhi, senza pensare, senza riflettere, lasciando solo che fossero rabbia e paura ad agire e parlare per lei, lasciando che fosse il suo istinto a muoverla. L’altro urlò, lasciando cadere il rasoio in terra. Si coprì il volto, per poi seguire il suo compagno in fondo al vicolo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian attese qualche altro istante dopo che anche il secondo se ne fu andato, ansimando per la fatica a cui non era abituata. Era fradicia, i capelli le si erano incollati al volto, il pelo era scomposto e gli abiti zuppi, il cuore minacciava di esploderle da un momento all’altro, ma qualcosa dentro di lei stava esultando a pieno ritmo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Cercò con gli occhi la ragazza, che si era raggomitolata in un angolo, vicino ad un cassonetto. La stava guardando, ancora scossa. Lillian le sorrise e le si avvicinò, le gambe pesanti e le braccia indolenzite per la forza usata. “Come… come stai?” le chiese. “Non… non… non ti hanno fatto nulla, ve-vero?” La gatta scosse la testa. Lillian le passò una mano fra le orecchie, sul cranio senza capelli. Non doveva avere più di quattordici anni, giudicò. “Va tutto bene,” disse. “Sono andati via.” La ragazza annuì. “Meglio che tu vada a casa. Dove abiti?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Qui vicino,” riuscì a dire la gatta, dopo qualche istante.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ti accompagno. Vieni con me,” disse, porgendole la mano. Vedendo che l’altra morfa non dava segno di reagire, fu lei a prenderle la mano, delicatamente, carezzandole prima il dorso. “Non avere paura.” La ragazza si alzò in piedi, con fatica, dandole l’impressione di portar con sé dei gran pesi.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mi spiace, temo che il mio ombrello non funzioni più,” disse Lillian, accennando a quel che rimaneva: la tela era strappata, il fusto piegato e diverse asticelle penzolavano senza sostegno. “Dov’è il tuo?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lo… lo hanno… buttato là,” fece l’altra, indicandolo. Lillian lo raccolse, lo pulì con qualche colpo e lo aprì: era ancora integro. “Vieni,” le disse poi, passandole una mano sotto un braccio, così che lei avesse qualcosa con cui sostenersi e per farle sentire il suo contatto, la sua presenza.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La accompagnò verso il suo appartamento, che non distava più di cinque minuti da quel punto. Il cuore di Lillian si strinse, mentre lei si rendeva conto che questa aggressione era avvenuta sotto gli occhi di tutti e a pochissimi metri dalla casa della gatta.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le luci alle finestre del pian terreno erano accese. La ragazza suonò a lungo il campanello. Ad aprire fu un uomo di mezz’età, anche lui minuto, stempiato, con indosso un pullover verde e un paio di pantaloni scuri. Guardò prima Lillian, poi la gatta, che gli si gettò fra le braccia.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Buonasera,” fece Lillian, imbarazzata.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mi hanno aggredito,” spiegò per lei la ragazza.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Cosa? Dove è successo? Cos’è successo?”<br />
“Due… tipi…” disse Lillian. “Hanno afferrato… sua figlia, e l’hanno presa con loro. Avevano un rasoio, credo volessero rasarla, o… qualcosa del genere.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lo sguardo dell’uomo si indurì. “Emily, come stai?” disse, rivolto alla ragazza.<br />
“Sto bene, papà. La signorina… li ha mandati via.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’uomo le rivolse uno sguardo perplesso, squadrandola dall’alto verso il basso. Lillian si strinse nelle spalle. “Ho fatto quello che potevo,” disse, sperando che la pioggia avesse lavato via le macchie di sangue sulle labbra e sulle unghie.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’uomo annuì. “Se vuole posso accompagnarla a casa, signorina.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non… non ce n’è bisogno…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E’ senza ombrello, papà,” disse la gatta. “Portala tu a casa. Lo ha rotto in testa a uno di quelli.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’uomo aggrottò la fronte. “Ah,” disse, in tono ammirato.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Portala a casa, papà.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Va bene. Ma stai attenta, chiuditi in casa, tesoro. Mi raccomando, io torno il prima possibile,” disse, indossando una giacca scura.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, papà,” fece la ragazza. Si voltò verso Lillian, sorridendole. “Io… non so come…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Be’, ero lì,” rispose Lillian. “Cos’altro avrei dovuto fare?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Dopo aver chiuso a chiave la porta, l’uomo la accompagnò alla macchina, una piccola monovolume nera. “Cosa è successo, di preciso?” le chiese, avviando la vettura. “Oh, mi scusi: dove abita, signorina?”<br />
“Mandela Street, signore. Camden.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Camden. Va bene.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian gli raccontò la vicenda, tralasciando i particolari più truci. Ogni volta che menzionava la gatta, gli occhi dell’uomo sembravano sprofondare un po’ di più. “Io e mia figlia viviamo da soli,” disse. “Dopo che mia moglie ha deciso che non poteva sopportare di avere un gatto per figlia.”<br />
“Mi dispiace.”<br />
“A me no,” rispose l’uomo, con una durezza inaspettata. “E’ mia figlia. Era <i>nostra</i> figlia. Ha sbagliato a lasciarci, ma noi siamo stati più forti e siamo andati avanti al nostro meglio. Non sono il padre migliore del mondo, ma penso di essere fino ad oggi riuscito a dare ad Emily il massimo per le nostre possibilità. Emily è in cura da uno psichiatra, proprio per il trauma dell’abbandono da parte di sua madre. Non riesco ad immaginare… come si senta, dopo quello che è successo oggi.” Ad un semaforo, l’uomo si voltò a guardare Lillian. Il suo sguardo si era addolcito. “Grazie, signorina… non so il suo nome.”<br />
“Lillian. Mi chiamo Lillian Edgecombe.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Grazie, Lillian. Lei è stata un angelo, davvero. Emily si ricorderà a lungo di quel che ha fatto per lei.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ho fatto quello che chiunque avrebbe fatto, signor…”<br />
“Gallow. Herman Gallow.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Basta!” esclamò Lillian, alzandosi in piedi. La donna trasalì, mentre Missy smise di suonare. “Questa è l’ultima volta che la sento usare questo tono in riferimento a me, signora Gallow. <i>Pretendo rispetto</i>!” esclamò la morfa, puntando il dito contro la donna.<br />
“Ma io…”<br />
“Io sono qui perché lei possa permettere a sua figlia di avere una educazione musicale di alto livello, signora Gallow,” disse Lillian, avanzando verso la donna. “Sono una educatrice, la sua insegnante di musica. Pensa che non sappia fare il mio lavoro solo perché sono una morfa, non è così?” La donna non le rispose. Si limitò a passare lo sguardo da lei a sua figlia, più volte, incapace di esprimersi. “So che è così. Lo leggo nei suoi occhi e lo sento nella sua voce, tutte le volte che mi rivolge parola. Non so neanche io come sia la sua considerazione nei miei confronti, ma è lampante che è estremamente bassa. Non vuole che sua figlia venga educata da me? Benissimo, so qual è la porta, ma si ricordi che state tutte e due perdendo tempo, soldi e un’occasione che difficilmente otterrete di nuovo, e sa perché? Perché è stata la signorina Ashcroft a consigliarvi me sopra altri insegnanti perché <i>lei</i> sa il mio valore. Mentre, dal canto suo, signora Gallow, comportandosi così dimostra solo di essere una grandissima ignorante!”<br />
“Ma come si permette…”<br />
“Mi permetto perfettamente, dal momento che in questa storia la vittima sono io!” la interruppe Lillian. “E non intendo più essere sottoposta al suo trattamento. Quindi, signora Gallow, ha due possibilità: trattarmi come una sua pari, con la dignità che merito, visto che sono qui per lavorare con sua figlia e non per perdere tempo, e mi sembra anche di averle ampiamente dimostrato che ho delle capacità, o sbattermi fuori. Se sceglie quest’ultima strada…” Lillian alzò le mani. “Sa quello che perde e sa perfettamente che con sua figlia tornerà al trattamento solito. Non farà un passo avanti. Perché quel che sua figlia ha imparato lo deve alla sua bravura e a <i>me</i>, non ai suoi precedenti insegnanti. Lo so io, lo sa Missy e lo sanno anche all’istituto di musica, e se non mi crede è libera di contattare chiunque là per vedere le valutazioni delle prestazioni di sua figlia!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ha ragione, mamma,” intervenne Missy. “E’ con Lillian che ho fatto progressi, perché lei è brava. Lei mi sa incoraggiare e mi dà la spinta per suonare meglio, mentre le altre non lo sapevano fare.” La ragazza si alzò, dirigendosi verso Lillian e ponendole una mano sulla spalla. “Se la mandi via, me ne vado anche io.”<br />
“Non essere drammatica, tesoro. E’ solo un’insegnante, ne troveremo un’altra…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian strinse i pugni. Avrebbe voluto prendere la testa della donna e sbatterla con violenza contro lo stipite della porta, più e più volte, ma sapeva che il gesto le sarebbe costato il carcere. Si costrinse a contare fino a cinque, prima di parlare. “Se è questa la sua ultima parola, signora Gallow, le do le mie dimissioni,” disse, quindi. In silenzio, sotto lo sguardo attonito di Missy, Lillian prese la sua giacca e il suo zaino. “Avrà presto notizie dall’istituto, e probabilmente da qualche avvocato.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ma, Lillian…” iniziò Missy. “Stronza!” urlò, all’indirizzo di sua madre.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Signorina!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Un cazzo!” Lillian si fermò ad osservare l’alterco. Lo sguardo di Missy lanciava saette, mentre la donna sembrava divenire sempre più granitica, come se gli insulti della figlia la rendessero più forte. “Stai sbagliando tutto, come al tuo solito! Non sei capace di pensare che per me c’è qualcosa di buono a cui <i>tu</i> non hai pensato, non sai pensare a quanto tratti male gente che non se lo merita… te l’ho detto, e ora lo faccio!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Missy,” l’interruppe Lillian, che aveva intuito cosa stesse per fare la ragazza. “Grazie per il supporto. Anche io penso che tua madre sia una stronza, e ho altri motivi per pensarlo oltre a questi, ma non farlo per me. Non ne vale la pena, davvero.”<br />
“Quali altri motivi?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian sogghignò. “Lo sai che hai una sorella, Missy?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le due sgranarono gli occhi. “Missy, non ascoltarla…”<br />
“Vaffanculo, mamma. E’ te che non ascolterò più. Lillian, cosa vuoi dire?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sai, pochi giorni fa ho conosciuto tua sorella: si chiama Emily, ed è una morfa, una gatta.” Il colore svaniva dalla carnagione della donna mentre Lillian parlava: la tasso non poté non trarne un intimo godimento, una grossa rivincita su quella figura così negativa per lei, e proseguì. “Una piccola gatta soriana di tre anni più grande di te. Tua madre odia così tanto i morfi da non averne neanche voluto avere una per figlia. E quando ne ha avuto abbastanza di lei, se n’è andata ed è venuta qui. Signora Gallow, è stato un grosso errore mantenere il suo nome da sposata, lo sa? A volte si fanno incontri interessanti, in giro per Londra. Ma non si preoccupi, perché prima o poi la giustizia passerà a saldare il conto con lei, e io ci metterò tutte le zampe per farlo succedere appena possibile. Arrivederci.” <o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La signora Ashcroft si massaggiò gli zigomi, fissando per qualche istante il vuoto. “Signorina Edgecombe,” disse quindi, ricomponendosi. “A… ammetto che è la prima volta che… simili scene pietose hanno luogo nei confronti di uno dei nostri insegnanti…”<br />
“Immagino, signorina Ashcroft,” le fece Lillian. “Ma dal canto mio ci sono abituata. Mi succede da una vita.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Posso… penso di poterlo immaginare, signorina Edgecombe,” disse l’altra, indossando un paio di occhiali da lettura per poter consultare il rapporto stilato da Lillian. “La signora Helena Gallow, madre dell’allieva Missy Gallow, l’avrebbe ripetutamente insultata in diversi modi, qui dice.”<br />
“Sì,” confermò la morfa. “Non a parole, non in modo diretto, ma… più che insulti, parlerei di mobbing. E’ più adeguato.”<br />
“Mobbing.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mobbing, signorina Ashcroft. Mi ha impedito di lavorare. E so per certo che è accaduto perché io sono una morfa, perché so che la signora Gallow ha già un precedente per abbandono di minore, al riguardo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Prego?” chiese la donna, battendo più volte le palpebre, visibilmente scioccata. La tasso le spiegò brevemente l’accaduto. La donna sospirò. “Sono tempi orrendi,” commentò a bassa voce. “Signorina Edgecombe,” disse quindi. “Io… da parte dell’istituto le pongo le mie più sentite scuse, e le prometto che faremo il possibile per avviare un procedimento legale nei confronti della famiglia della sua allieva. Nel frattempo, potremmo trovare un altro allievo di cui lei si possa prendere cura…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“La ringrazio, signorina Ashcroft. Vorrei solo che la povera Missy non rientrasse nella cosa, se possibile…”<br />
Qualcuno bussò alla porta. “Signorina Ashcroft?” disse la segretaria, dietro di essa. “C’è un cliente che ha assoluta necessità di parlare con lei e con la signorina Edgecombe.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian drizzò le orecchie. Un profumo familiare proveniva da dietro l’uscio… “Fatela entrare, allora,” disse la donna.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Quando la porta si aprì, Missy si gettò fra le braccia della tasso, mandandola quasi a cadere in terra con tutta la sedia. “Missy!” esclamò Lillian, che non era pronta alla cosa. “Cosa ci fai qui?”<br />
“Non voglio che tu te ne vada, Lilly!”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Missy… Calmati, davvero,” disse Lillian, cercando a sua volta di abbracciarla.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“La prego, signorina Ashcroft,” fece la ragazza, divincolandosi e andando verso la scrivania della donna. “Lei non… Io ho bisogno di Lillian, come insegnante. E… è grazie a lei se ho… se ho…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Signorina, per favore,” disse l’altra, prendendole una mano. “Si calmi, ora. Le prometto che faremo il possibile.”<br />
“Andrà tutto bene, Missy, vedrai.” <o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-11748594313982265242011-08-15T07:35:00.001-07:002011-08-15T07:35:19.138-07:00Capitolo 49 – Lillian rivede una persona<br />
<div class="MsoNormal">“Domani non sei di turno, giusto?” chiese Geena, appendendo il camice di Lillian.</div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No,” rispose la ragazza. “Domani suono.”<br />
“Suoni? Sei in un gruppo?”<br />
“Sì,” disse Lillian. “Da… poco tempo, solo un paio di settimane. Siamo al secondo concerto.”<br />
“Ma bene, sono contenta.” La labrador si fermò sulla soglia del ripostiglio, le mani sui fianchi. “Aspetta un secondo,” disse, dopo un attimo di riflessione. “Ma… il gruppo di cui parli…”<br />
“Sì?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non mi dirai che è quel famoso gruppo fatto solo di… di morfi?”<br />
“Be’, sì,” rispose Lillian, in evidente imbarazzo, passandosi una mano fra i capelli. “Sì, è il <i>London Morph Sextet</i>.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Quindi per settimane ho lavorato con una musicista di fama e non me lo ha mai detto nessuno.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“A quanto pare…”<br />
“Sei imbarazzata. Come mai?”<br />
“Perché non mi piace considerarmi in questo modo, ecco.”<br />
“Perché, scusa? Dovresti esserne fiera. Ieri c’era un articolo su di voi, su un giornale.”<br />
Lillian annuì.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“La cosa non ti rende orgogliosa, cazzo?” l’incalzò Geena.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ultimamente faccio fatica a sentirmi orgogliosa per quello che faccio,” disse Lillian, evitando lo sguardo della labrador.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E come mai, di grazia?” replicò l’altra. Si appoggiò con la schiena al muro, incrociando le braccia sul petto. “Mancano ufficialmente ancora cinque minuti alla fine del tuo turno, quindi non ti lascerò andare via prima che tu mi abbia detto tutto. E no, non pensare di scappare, bella.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Penso che siano af…” iniziò a dire di getto, ma si fermò. Trasse un bel respiro. “Scusa.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Potresti anche aver ragione,” fece la labrador, avvicinandosi a Lillian. “Potrebbero non essere cavoli miei, ma visto che non mi sembra che tu sia una criminale o una poco di buono, non vedo proprio come tu non possa essere orgogliosa di te stessa. A meno che tu non finga tutto il tempo in cui stai qui, ma ne ho viste troppe fingere, credimi, per non essere in grado di riconoscere quando qualcuno mi racconta una balla, e tu non sei una di quelle. Non hai neanche <i>l’odore</i> di qualcuno in grado di reggere una bugia per più di mezz’ora, quindi fuori il rospo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian sospirò. “Hanno detto che sono una piccola saputella del cazzo, e più passa il tempo più mi rendo conto che ultimamente sto diventando sempre più… arrogante. Piena di me,” rivelò. “Lo vedo proprio con il mio gruppo. Fino a pochissimo tempo fa tutto funzionava bene, poi…” Scosse la testa. “Ho iniziato a… a dire e fare delle cazzate, Geena. E ho rovinato un rapporto che poteva andare alla grande. Per questo non sono orgogliosa di me.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E cosa avresti fatto di così orrendo?”<br />
“Mi sono imposta sugli altri. Ho imposto il mio volere e… le mie idee con troppa forza su persone che non se lo meritavano,” disse la tasso.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non puoi semplicemente dire “ehi, ragazzi, ho sbagliato, ci ho pensato su e vi chiedo scusa?” E’ semplice.”<br />
“Me lo dicono tutti.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E tu ovviamente non lo fai.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E’ così facile, credimi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No, non lo è,” ribatté Lillian. “Non così tanto, almeno.”<br />
“E perché?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Perché… perché nessuno mi crederebbe. Oramai ho perso la credibilità che avevo presso di loro. Se devo provare, mi limito ad andar lì, cantare, dire la mia per poi andarmene. E non c’è interazione da parte di nessuno di loro. Credo mi sopportino solo perché sono una delle due voci del gruppo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Geena diede un’occhiata all’orologio. “Il tuo turno è terminato. Ora puoi andare. Ma, ehi, pensa a prenderti del tempo con loro per chiarire. Forse le cose non sono messe così male come pensi, eh?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ah, vorrei che fosse così. Ma grazie per la chiacchierata.” Lillian sorrise. “E tu dovresti essere quella acida.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La tasso prese la sua felpa, l’annodò in vita e alzò la mano per salutare Geena, ma si interruppe. Annusò l’aria. “C’è… odore di gas,” disse.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">L’altra infermiera fece altrettanto, e annuì. “Sì, ora lo sento anche io,” confermò. “A volte si sente, ma non è mai così forte.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Andiamo a controllare,” disse la tasso. “Potrebbe trattarsi di un problema serio.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E’ fuori discussione, tu sei fuori del tuo turno. Vado solo io.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian si piazzò di fronte alla labrador, in mezzo al corridoio, impedendole di avanzare. Incrociò le braccia sul petto. “Se vuoi andare, mi porti con me. Se continui a discutere, qui le cose possono aggravarsi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Geena scosse la testa. “Se ti dovesse succedere qualcosa, non…”<br />
“Sarà mia responsabilità. Lo so. Ora andiamo, però,” disse, voltandosi e incamminandosi lungo il corridoio, i passi rapidi di Geena dietro di lei.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Le due morfe si diressero verso la cucina, seguendo l’odore di gas, che andava facendosi sempre più forte in quella direzione. Non appena aprirono le porte della sala mensa, l’entità dell’odore le fece comprendere che tutto originava senza ombra di dubbio da lì. Geena tossì. “Ecco, questo succede quando lasci un umano a guardia del gas,” disse. Corse verso le finestre lungo la parete, aprendole tutte una dopo l’altra. “Quegli idioti non sarebbero… in grado di sentire nulla… nessun odore più debole… di questo,” concluse, aprendo l’ultima finestra, in fondo alla sala. “Noi, invece, sì, e anche bene, aggiungerei.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian corse ai fornelli, dietro il bancone. “Viene da qui,” disse.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non toccare nulla,” la fermò Geena, mentre la raggiungeva. “Dobbiamo chiamare la squadra di sicurezza.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“A quest’ora?”<br />
“A qualunque ora, Lillian. I problemi non dormono, e nessuno qui sa nulla di… idraulica, gas, condotti e cose del genere per poter trovare e riparare il danno,” spiegò Geena, componendo dal suo cellulare il numero del pronto intervento. “Li paghiamo, quindi possiamo prenderci la libertà di buttarli giù dal letto a qualsiasi ora, se serve.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Nel giro di mezz’ora, un furgone bianco parcheggiò di fronte all’ingresso della clinica. Ne scesero due uomini con indosso dei gilet verde fluorescente e bande catarifrangenti. Il più muscoloso dei due si portava appresso una valigia in metallo. Lillian li incontrò in corridoio, mentre Geena li accompagnava attraverso la clinica verso la sala mensa. L’uomo con la valigia la squadrò per alcuni istanti, e lei fece altrettanto. Era alto, tarchiato e calvo, e il volto le era familiare, anche se non seppe dire dove l’avesse già visto. Dal canto suo, l’operaio aggrottò la fronte, osservandola, quindi distolse di scatto lo sguardo: doveva averla riconosciuta.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Un tubo rotto,” concluse Geena, dopo che i due se ne furono andati. “Manutenzione mai effettuata, in effetti avrebbe dovuto essere cambiato l’anno scorso,” spiegò. “Ci è andata bene. Ancora un’ora e il posto sarebbe divenuto molto, molto problematico. Lillian? Mi stai ascoltando?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, problematico,” fece la tasso. “Con tutto quel gas.”<br />
“A che pensavi?”<br />
“Credo di conoscere… il tipo grosso con la valigia degli attrezzi,” disse. “E lui di sicuro ha riconosciuto me. Ma non riesco a ricordare…” Sbadigliò. “Dove l’ho già visto.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Hai bisogno del letto, dà retta a me.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, esatto. Anche di quello.”<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-27298650744551629922011-08-12T01:26:00.001-07:002011-08-12T01:26:22.169-07:00Capitolo 48 – Lillian e le prove di Giugno<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Lillian indossò la sua felpa, tirò su la zip e uscì dalla rimessa, in silenzio, lo zaino su una sola spalla. Sbloccò la catena della bicicletta e la inforcò.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lilly,” la chiamò Mills, uscendo a sua volta. “Ehi, ti va di… fare due passi?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non sei in macchina?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, ma fare una passeggiata non mi dispiace.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La morfa fece spallucce. “Se va a te…” commentò, quindi scese dalla bicicletta e si incamminò lungo la strada con il cane.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ti… ti ci trovi bene?” chiese Mills.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Con la bici? Sì, grazie. E’ molto comoda. Così poi non sono vincolata a nulla.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lui si limitò ad annuire.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mills, non sei obbligato ad accompagnarmi,” fece lei, dopo alcuni secondi di silenzio.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E’ che non sopporto più di vederti in questo modo, Lillian.”<br />
“Cioè?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Vieni alle prove, canti, il resto del tempo lo passi in silenzio da una parte, poi esci senza salutare e te ne vai. Almeno una volta mi avresti lasciato il tempo di chiederti se avessi bisogno di un passaggio.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Grazie, ma preferisco i miei mezzi,” rispose lei, carezzando il sellino della sua bicicletta. “E, comunque, se lo faccio ho i miei motivi. E non mi sembra che a qualcuno interessi il mio contributo, dopotutto, visto che nessuno mi chiede più nulla.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Nessuno ha voglia di parlare con te, Lilly, perché non capiamo quanto tu sia disposta ad aprirti con noi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ma perché non provate, allora?” replicò lei. “Devo essere sempre io a fare il primo passo?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non so chi lo debba fare, Lilly, ma è vero che se tu ti lasciassi un po’ andare, se tornasse un po’ indietro la Lillian che c’era fino a qualche tempo fa…” Il trillo del telefono l’interruppe.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Scusa…” disse Lillian.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Fai.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">La tasso aprì il cellulare. “Ivan? Amore, scusa, non ora. Ti richiamo io appena ho finito. Sì, ti amo. Ciao.” Chiuse la comunicazione. “Scusami. A volte mi chiama ad orari strani. Ma volevo finire questa conversazione, non mi piace lasciare le cose importanti a metà.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il cane annuì. “Se tornasse indietro la Lillian che conoscevo io, le cose sarebbero più facili. Perché ti stai allontanando così, Lilly?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Perché non voglio far… non voglio creare altri casini,” rispose lei. “Ho già combinato abbastanza danni, non è il caso che mi ci metta ulteriormente.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Quali danni?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Per favore, Mills, non far finta di nulla. Io e Corinne non ci parliamo da… quanto? Due mesi?”<br />
“Perché siete due grandissime cocciute, il motivo è solo questo. Avete solo litigato perché tu sei stata troppo decisa su di lei, e lei è troppo permalosa per lasciarsi alle spalle qualsiasi problema o parola di troppo che possa sembrare un insulto. Dato che siete tutte e due abbastanza grandi per parlare e risolvere i vostri problemi, non credete sia ora di farlo? Di capire che, sì, avete litigato per delle stronzate e che, sì, potete metterci una pietra sopra?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian scosse la testa. “Non lo so, Mills. Davvero, non lo so. Forse ho solo paura che in realtà non sia così.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ma se non lo provi, non lo potrai mai sapere, Lilly, e perderai la possibilità di rimediare. Ora però è meglio che tu vada,” disse. “E’ tardi e sei da sola in bicicletta. Non voglio trattenerti.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Va bene, Mills. Ci vediamo… domani?”<br />
“Sì, a domani,” replicò il cane, allontanandosi.<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-70876911054965776132011-08-09T01:54:00.001-07:002011-08-09T01:54:54.311-07:00Capitolo 47 – Lillian incontra Jules<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">“Eccoci qua,” disse Lillian.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Jules se ne stava in piedi, un braccio appoggiato sul corrimano del ponte di Westminster. Nell’altra aveva una sigaretta accesa. “Ciao, Lilly.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian guardò prima la sigaretta, poi il suo amico. La coda del topo si muoveva pigra sul marciapiedi, senza forze. Le due cose la misero sull’attenti. “Da quando fumi?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Due settimane,” rispose l’altro. “Ho iniziato ieri il terzo pacchetto. Questa è la seconda della giornata. Lo so che fa venire il cancro, lo so che fa male e tutto quanto, non voglio nessuna morale.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lei gli posò una mano sulla spalla. “E io non sono qui per questo, Jules. Ero solo curiosa.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il topo trasse una boccata di fumo. “Ho iniziato per… non lo so. Non so perché uno inizi a fare una cosa del genere, davvero. Mi è venuta voglia di provare, e ho iniziato.”<br />
“Non c’è bisogno che ti giustifichi con me, Jules. Davvero.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Jules annuì. “Grazie.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non ti chiedo come stai. Posso immaginarlo.” <o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sai,” disse Jules, lanciando una monetina da un pence nel Tamigi. “Nessuno aveva mai… non ci avevamo mai pensato. Per papà, suo padre era semplicemente… senile, sai.”<br />
“Non si possono immaginare cose del genere, Jules,” gli disse Lillian. “Non le puoi prevedere.”<br />
“Già, me ne sono reso conto. Non è facile convivere con una consapevolezza di questo tipo. Sapere che… diventerai pazzo. Non hai scelta, non puoi combatterlo, puoi solo… accettarlo. Sai qual è la cosa più disastrosa? Che non hai alcun controllo sulla cosa. Non ci sono medicine, non è una malattia mentale che puoi curare con qualche pillola e un buon terapista.”<br />
Lillian annuì.<br />
“E’ come essere morfi. Non ci puoi fare niente, lo sei e basta, anche se ti fa schifo. Anche se la gente ti guarda dall’alto in basso. Per te è facile essere un tasso, Lillian?”<br />
“No, non lo è stato e penso che non lo sarà mai,” rispose lei. “Sono stata fortunata ad avere dei genitori che mi hanno voluto bene per ciò che ero, ma non è andata così per tutti noi.”<br />
“Mio padre mi vuole bene, e anche mia madre. Questo lo so, non lo metto in dubbio. Mio padre, poi, si è sempre sentito in colpa per questa storia.”<br />
“Cioè?”<br />
“Pensa che io sia un morfo, che io sia un topo, perché lui lavorava come derattizzatore,” spiegò Jules, appoggiandosi al corrimano sul ponte. “Come se fosse un… com’è che si dice? Un contrappasso, capisci? Lui uccideva i topi, e come figlio ha avuto un topo, e invece di prendersela con Dio, col destino o chissà cos’altro, se la prende con se stesso, e non c’è mai stato verso di fargli cambiare idea. Non ho mai avuto una vita facile,” disse Jules. “E mai per causa sua, ma ce l’ho sempre fatta. E lui vedeva i miei successi, li vedeva, ma non li considerava così come considerava il fatto che io dovessi combattere contro tutto e contro tutti perché ero un topo e non una persona normale come lui e mamma…”<br />
“Tu sei più normale di molti esseri umani.”<br />
“Lo so, Lilly. Lo so. Era un modo di dire.” Jules sbuffò. “Non sono depresso, sono solo molto triste, quindi non mi sto denigrando. Avrebbe dato la sua vita perché io ne potessi avere una normale, come quella che lui avrebbe voluto per me. E ora… lui è in quella clinica,” disse, indicando la clinica Collins, ben visibile da quel punto. “E morirà pazzo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian si morse le labbra, cercando di non dire all’amico inutili ovvietà. “Non devi… concentrarti su di questo, Jules. Faresti il suo errore.” <o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Cosa vuoi dire?” chiese il topo, dopo qualche attimo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Che… che non devi pensare al fatto che tuo padre morirà pazzo in quella clinica, perché faresti come tuo padre: vedresti solo ciò che ha di negativo.”<br />
“Cos’ha di positivo?”<br />
“Ha te e sua moglie, Jules! Voi gli volete bene, gli starete vicini in tutti i momenti e non lo lascerete solo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lo so, ma non lo aiuteremmo.”<br />
“Non lo guarirete, d’accordo, ma lo aiuterete a farlo sentire meno solo, meno malato.” Poi gli porse il volantino della clinica. “Guarda.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"><span> </span>Jules lo lesse e le rivolse uno sguardo perplesso. “Che significa?”<br />
“Che ci sono anche io con lui.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Continuo a non capire.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mi sono iscritta come infermiera volontaria,” disse, passandosi una mano fra i capelli.<br />
“Cosa? E perché?”<br />
“Perché… I motivi sono tanti, Jules,” disse lei, guardando il fiume. “Uno in particolare è molto egoista, e un po’ me ne vergogno.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Il topo scrollò le spalle. “Non c’è nulla di che vergognarsi nell’essere egoisti. Me lo puoi dire, se vuoi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Be’… la gente ha iniziato a considerarmi come un’arrogante. Una saputella del cazzo, mi hanno chiamato. E ho avuto bisogno di dimostrare almeno a me stessa di non esserlo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E quindi sei… una infermiera volontaria. Per…?”<br />
“Aiutare qualcuno senza avere nulla in cambio, facendo cose che per altri possono essere… poco piacevoli. Ci sono pochi infermieri perché non a tutti piace avere a che fare con i malati. E poi,” aggiunse. “Voglio stare vicino a tuo padre. Voglio essere un tramite fra te e lui. E voglio essere sicura che ci sia sempre qualcuno lì con lui.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ferma, Lilly. Scusa, apprezzo il gesto, ma non te l’ho chiesto io.”<br />
“Lo so, Jules. L’ho fatto io di mia spontanea volontà. So che avrei dovuto chiedertelo, mi dispiace di non averlo fatto, ma ho seguito l’istinto, ecco. Ho visto questo volantino e mi sono iscritta, punto. Non sono stata su a pensarci molto.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Jules gettò in terra il mozzicone di sigaretta. “Be’… grazie del pensiero, Lilly. Se… se ci sei tu con lui, forse potrò stare più tranquillo.”<br />
“Ti fidi di me?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, è naturale,” disse il topo. La guardò, sorridendo. “Non è difficile fidarsi di te, sai.”<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-707763181976782092.post-88448622036030765962011-08-08T07:32:00.001-07:002011-08-08T07:32:43.331-07:00Capitolo 46 – Lillian si vuole presentare<br />
<div class="MsoNormal"><span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman', serif;">“No, aspetta, tesoro, faccio io,” disse Lillian, posando una mano sul braccio di Ivan. Si alzò, impilò i piatti che i due avevano usato per la cena e li portò in cucina, lasciandoli accanto al lavello. Quindi tornò indietro al tavolo, raccolse le posate e i bicchieri e fece lo stesso, sempre col sorriso sulle labbra, mentre Ivan rimaneva a guardare.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Tornata a sedersi, Ivan le chiese perché avesse voluto farlo lei al suo posto. “Altre ragazze avrebbero preferito farsi servire, è un… insomma, è una gentilezza, no?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lei annuì. “Lo so, ma penso di essere capace di portare dei piatti in cucina, dopotutto. Ho vent’otto anni, ormai penso di essere abbastanza adulta per fare una cosa del genere.”<br />
Ivan sorrise. “Non è questione di essere adulti o meno, Lilly,” disse.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E’ cavalleria, gentilezza, e tutte queste cose del genere, lo so,” rispose lei, prendendo la sua mano. “Ma non mi interessano, Ivan, davvero. Almeno, non per queste cose, o non quando sono perfettamente tranquilla e riposata. O anche solo riposata,” aggiunse, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sei stata molto silenziosa, stasera, in effetti, tesoro. C’è qualcosa che non va?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, ecco… sai, sono un po’ preoccupata. Ho diversi… diverse cose che mi pesano un po’.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ivan le prese l’altra mano. “Hai voglia di parlarne un po’?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non so se sia il caso…”<br />
“Segreti? Cose che non puoi rivelare?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Più o meno…” Lillian si morse il labbro, indecisa sul da farsi. Quindi scosse la testa. “No, non c’è un reale segreto. E’ solo che non so da dove iniziare.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Se ne hai diverse, una qualsiasi andrà bene, come inizio.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Va bene. Da dove inizio, allora… C’è questo mio amico. Non lo conosci, non lo hai mai visto e non penso di avertene mai parlato molto…”<br />
“E’ un morfo?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì,” rispose Lillian. “E’ un topo. Un ratto, per essere chiari. Non che faccia grandi differenze, ma… per amore di completezza. Lo conosco da diverso tempo, e… e lui è sempre stato un tipo riservato. Non schivo, solo riservato. Di quelli che parlano poco, di quelli di cui sai sempre troppo poco.”<br />
“Sì, credo di capire. Conosco anche io persone così.”<br />
“Ecco. E… suo padre sta male. E’ in una clinica. La Collins, quella sul…”<br />
“Quella per morfi?” chiese Ivan, aggrottando la fronte. “Anche suo padre è un morfo?”<br />
“No, no, suo padre è umano… Anche perché, sai, insomma, noi morfi siamo nati nell’83, come potrebbe esserlo anche suo padre?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, scusa. Ma allora… perché è in una clinica per morfi?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Perché la Collins cura anche pazienti con problemi mentali.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Oh,” fece Ivan. “Che cos’ha?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Si chiama corea di Huntington. E’ una malattia degenerativa, e genetica. Rimane silenziosa per molti anni, almeno fino ai trenta-quaranta. Poi provoca una progressiva demenza. E non c’è cura.”<br />
“Brutta merda.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian annuì. “Già.”<br />
“Immagino che il ragazzo… come si chiama?”<br />
“Jules. Non te l’avevo detto.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Jules sarà a pezzi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Diciamo che si fa forza. Ha una famiglia piccola, solo loro tre, ma sono molto uniti. E poi ha i suoi amici, cioè noi. E…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E…?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E io ho pensato che avrei potuto fare qualcosa di più per lui,” prosegui la morfa. “Così ho visto che alla clinica cercavano volontari per il servizio infermieristico. E mi ci sono iscritta.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ivan sorrise. “Quindi ora sei infermiera?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mi hanno accettato, sì. Non seguirò direttamente il padre di Jules, anche perché starò quasi solo al terzo piano, dove sono i morfi. Però avrò tempo di passare da lui, vederlo e magari… assicurarmi che ci sia qualcuno con lui che se ne prenda cura.”<br />
“Hai un gran cuore, Lillian. Sono orgoglioso di te.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non l’ho fatto perché sono una santa, Ivan.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Cosa vuoi dire?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“L’ho fatto perché mi sentivo in colpa,” ammise. “E avevo bisogno di fare qualcosa che mi facesse pensare che non sono una persona orrenda.”<br />
“Credo di essermi perso un punto, Lilly. Perché dovresti pensare di essere una persona orrenda?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Perché in quest’ultimo periodo… in quest’ultimo mese… non ho fatto altro che litigare con i membri del gruppo,” disse Lillian, gli occhi che si riempivano di lacrime. “Soprattutto con Corinne. Mi ha definito una “saputella del cazzo…” E ha…”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Come si permett…”<br />
“No, aspetta, amore, ha ragione,” l’interruppe Lillian. “Ha avuto perfettamente ragione. Non faccio altro che… che comportarmi come se ne sapessi sempre più di loro: fai così, mettiamo questo, non cantiamo quella, sbagli a fare quello… Non sto più collaborando, Ivan. Sto comandando. E loro lo sentono.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Be’… Perché non provi allora a… tornare sui tuoi passi?” chiese Ivan, dopo qualche secondo di esitazione. “Chiedi scusa, capiranno sicuramente.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Mi vergogno troppo.”<br />
“Ma perché dovresti lasciar perdere l’opportunità del gruppo per una cosa del genere? Devi solo trovare un modo per rimettere a posto le cose, e tutto tornerà come prima,” disse il ragazzo. “Il gruppo è importante per te, tesoro, non puoi lasciartelo sfuggire…”<br />
“E se avessi rovinato il rapporto con loro? E se…”<br />
“Tutte le band di tanto in tanto hanno discussioni interne. Insomma, può capitare, no? Poi ci si chiarisce, alla fine.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Spero che tu abbia ragione,” commentò Lillian. “Io ho una paura fottuta di aver tirato troppo la corda, con loro. Non vorrei continuare questa esperienza sapendo che non c’è più un rapporto fra di noi. Non un rapporto amichevole. Pensavo, speravo di poter costruire dei legami seri fra di noi, e mi odierei se li avessi rotti in questo modo.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ivan le passò una mano sulla guancia, accarezzandola. Con un dito le asciugò una lacrima. “Non si sarà rotto nulla, tesoro, vedrai. Devi solo trovare il modo per ricucire tutto, e so che ce la farai.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Grazie.” Lillian sospirò. “Lo spero.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Vuoi passare agli altri argomenti?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lei annuì. “Sì. Ho… devo confessarti una cosa. Ma mi devi promettere che non ti arrabbierai.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lui si portò la sinistra al petto e alzò la destra. “Lo giuro.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Va bene. Non ho ancora detto a nessuno di noi,” fece la morfa, in un solo fiato.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E quindi?” chiese il ragazzo.<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Pensavo che la cosa… ti desse fastidio. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere sapere che… che qualcuno sapesse di noi.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Be’, sì, insomma, è vero, ma penso che tu abbia avuto dei motivi per noi dirlo in giro. O no?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Sì, ecco, sì… E’ che… Ho un po’ di paura, ecco. Cioè, l’ho detto solo ad una mia amica, ma non l’ho fatto con altri, perché… non so che reazioni possono avere. Ma è solo un… una paura stupida, vero?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“No, amore, non è una paura stupida,” disse Ivan. “E’ abbastanza normale, dopotutto, quante coppie come la nostra vedi in giro? Le persone non possono ancora riuscire ad accettare la cosa facilmente.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Lillian sentì un peso scivolarle via dal cuore, liquido. “Credevo che ti saresti arrabbiato, o che mi avresti detto che sono una sciocca. Grazie, tesoro.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lo dirai agli altri come e quando vorrai, amore. Non c’è nessun problema per me.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E tu, invece? Lo sa già qualcuno?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Non ancora, almeno, non per quanto riguarda i miei amici,” fece Ivan. “Pensavo di fare una sorpresa uscendo insieme io e te, o qualcosa di simile. Volevo proportelo fra qualche giorno, in effetti.”<br />
“E… ai tuoi? Io non ho ancora detto nulla ai miei, in effetti.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Io sì.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Ah,” fece la morfa. “E… come hanno reagito?” <o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Benissimo. Mio padre era già felice del fatto che tu fossi la mia istitutrice, quindi era più che soddisfatto della cosa, e mia madre… be’, lei si riserva di conoscerti, prima di giudicare, ma si fida di quel che pensa papà.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Senti, Ivan… perché allora non facciamo…” Ridacchiò. “Una di quelle cose tipo “ti presento i miei,” una cena…o un pranzo… magari qui, ecco… con i nostri rispettivi genitori?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Lo avevo pensato anche io, ma non sarà facile, non nel breve tempo, almeno.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Perché?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“I miei partono domani sera e staranno via un mese e mezzo.”<br />
“Uau,” replicò Lillian. “Solo in casa per un mese e mezzo? Sopravviverai?”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Ivan rise. “Sì, tesoro. Sono perfettamente in grado di badare a me stesso, non credere.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“E dove se ne vanno? Non ha l’aria di una vacanza…”<br />
“Mia madre seguirà mio padre, andranno sul continente per questioni di lavoro, prima in Belgio poi in Germania. Cose economiche, sai, con la crisi e tutte queste faccende, e mio padre deve seguirle.”<o:p></o:p></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">“Allora possiamo... appena ritornano. E nel frattempo lo si può fare con i miei, che ne dici? Insomma, vorrei presentare a qualcuno la nostra stupenda coppia,” fece lei, sporgendosi sul tavolo verso di lui e afferrandogli il mento con una mano. E lo baciò. “Tu che dici?”<o:p></o:p></span></div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/02334043568420710671noreply@blogger.com0