Parte 1
Lione, 5 Gennaio 1983.
“Signora, è il momento,” disse l'infermiera, avvicinandosi alla donna distesa sul letto.
Lei annuì, quindi rivolse gli occhi al marito. “Andrà tutto bene, vero?”
Lui le strinse forte la mano. “Sì, tesoro, vedrai. Io sono qui, aspetterò te e... il piccolo.” L'uomo si sforzò di sorridere; distolse lo sguardo da quello di sua moglie, cogliendo l'occhiata perplessa lanciata dall'infermiera. Un'altra sopraggiunse a passo svelto, caricarono la donna incinta su una barella e la portarono fuori dalla stanza.
Poco dopo, quando i medici riportarono sua moglie addormentata nella stanza, l'uomo venne avvicinato da un chirurgo. “Lei è il signor Ablemort?”
“Sì, sono io. Jerome Ablemort,” specificò, togliendosi le mani dalle tasche. “Come... è andata tutto...”
“Sua moglie è ancora sotto l'effetto dell'anestesia, ma sta bene. Il cesareo è avvenuto senza complicazioni.”
“E...”
“Il piccolo è vivo.”
“Posso vederlo? Come sta?”
“E' sicuro? Di volerlo vedere, voglio dire.”
Ablemort deglutì. “Cosa vuole dire? E' successo qualcosa, ci sono state delle complicazioni per lui, c'è altro oltre al fatto...”
“Se allude a...” Il medico si guardò attorno. “No, oltre a quello no. Venga con me.”
“Se allude a...” Il medico si guardò attorno. “No, oltre a quello no. Venga con me.”
Parte 2
Edimburgo, 3 Marzo 1983.
“Là fuori è pieno di giornalisti,” commentò Gregory Edgecombe, allontanandosi dalla finestra. “Avvoltoi maledetti.”
“Lasciali stare, tesoro,” disse sua moglie, distesa sul letto dell'ospedale. “Dopotutto, è una situazione speciale, la nostra.”
L'uomo andò a sedersi accanto a lei, prendendola per mano. “Sì, questo è vero, ma... avrei preferito meno clamore attorno alla nostra Lillian.”
Il passo pesante del medico che entrava nella stanza li distolse dalle loro chiacchiere. “Annabel Edgecombe?”
“Sono io.”
L'anziano medico annuì. “E' il momento, signora.”
Annabel deglutì e annuì a sua volta. “Va bene.” Mentre le infermiere entravano con la barella, guardò suo marito. “Qualunque cosa accada, lei è nostra figlia, Gregory.”
“E' la nostra Lillian, punto.”
“Ti amo.”
“Anche io, tesoro.”
“Come stanno?”
“Sua moglie sta bene, signor Edgecombe,” commentò il medico, nel corridoio deserto. Guardò l'orologio, che segnava l'una di notte. “Mi dispiace di avervi fatto attendere per il parto, ma abbiamo preferito allontanare il più possibile curiosi e giornalisti. Immaginiamo che sia una situazione tesa per voi.”
Gregory sospirò. “Non è facile, con... con tutta quella gente. Ma il parto è and...”
“E' andato tutto bene, signor Edgecombe,” disse l'altro. “Sua moglie sta bene, a breve verrà ricondotta nella vostra stanza. E' ancora sotto l'effetto degli anestetici. Vi consiglio di non farle far sforzi, almeno per po': un parto cesareo può non essere privo di conseguenze per la partoriente.”
“Perché un cesareo?”
“Per via di sua figlia, signor Edgecombe. Abbiamo optato per il parto cesareo per consentirci di controllare al meglio la sua nascita e per evitare che un parto naturale potesse... comportare danni per sua moglie o sua figlia, a causa della... sua natura.”
“Come sta ora?”
“Difficile dirlo,” fece il medico, scuotendo la testa. “Venga con me.
“Difficile dirlo,” fece il medico, scuotendo la testa. “Venga con me.
“Il parto non ha avuto complicazioni,” spiegò. “Per quanto riguarda i parametri che per noi umani sono normali, sì, è sana come un pesce; ma i morfi hanno cominciato ad emergere da troppo poco tempo...”
“Due mesi, dottore. Non ci sono ancora abbastanza casi per...”
“Due mesi, dottore. Non ci sono ancora abbastanza casi per...”
“Signor Edgecombe, i primi tre morfi venuti al mondo sono morti dopo poche ore o pochi giorni per complicanze che non siamo riusciti a prevedere. Solo di recente abbiamo assistito a parti in cui il piccolo sia ancora in vita e apparentemente sano.”
Il medico lo condusse verso una finestra che dava su una piccola stanza. All'interno, in una culla singola, al centro della stanza, collegata a macchine di vario tipo, c'era una creatura ricoperta di una peluria sottile e rada, grande come un neonato. Aveva gli occhi chiusi e un musetto tozzo, coperto in parte da una manina con quattro dita.
“E lei è sana?”
“Sì, signor Edgecombe. Sua figlia Lillian è sana, almeno per quanto ci riguarda. Ma la terremo d'occhio per i prossimi giorni, non vogliamo che si ripetano casi come i precedenti.”
Lui annuì. “Sì, certo. Immagino. Dottore,” fece poi. “Perché mia figlia Lillian è nata... perché è una morfa?”
Il medico si strinse nelle spalle. “Difficile dirlo, signor Edgecombe. Al momento non sappiamo nulla di loro. Quel che è certo è che abbiamo di fronte una specie completamente nuova. E una sfida nuova per tutti noi.”
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