lunedì, gennaio 10, 2011

Capitolo 14 – Lillian fa delle prove generali

Lillian entrò nella macchina di Mills sfoderando un gran sorriso.
“Ehilà,” fece l'altro. “Mi sembri...”
“Carica, direi,” rispose. “Sono le nostre prove generali. Ma ci pensi?”
“Be'...”
“Venerdì sarà il nostro primo concerto. Se ci penso non mi sembra vero.”
“Perché?”
“Perché questa è... solo la nostra terza prova insieme. Tre prove, Mills. Sono... poche, cazzo. Ci abbiamo messo davvero così poco per trovare il modo migliore per suonare insieme?”
“In effetti è poco,” convenne il cane.
“Come... ti ricordi com'era con il tuo vecchio gruppo? Con Corey e gli altri?”
“Abbiamo impiegato un po' di tempo, è vero. Dovevamo fare molte prove prima di sentirci sicuri su un brano, ma questo era anche perché Corey era un maledetto perfezionista. Un maniaco, di quelli che non sono felici se il tempo è di una battuta troppo rapido o troppo lento,” raccontò Mills. “Il gruppo era una delle cose... era fondamentale per lui, quindi era normale che tenesse alle nostre performance.”
“Per te com'è?” gli chiese Lillian.
“Importante, senza dubbio. Una grandissima esperienza, una cosa fantastica, ma...” Scrollò le spalle, prima di ripartire dopo uno stop. “Non sono un perfezionista. Sono però molto, molto felice e curioso.”
“Perché curioso?”
“Perché voglio proprio vedere cosa succederà quando saremo sul palco. Come è stato Randolph, alla notizia che eravamo pronti per suonare?”
“Come al suo solito,” replicò la tasso, con una risatina. “Una esplosione di gioia. Ma lui non mi darà mai soddisfazioni: è sempre eccitato per ogni minima cosa, quindi le sue reazioni non vanno prese sul serio ogni volta.”
Anche Mills rise. “Mi ricordo di quando stava aprendo il locale...”
“Ma da quanto lo conosci?”
“Be'... non me lo ricordo, sinceramente,” ammise. “Sicuramente da poco prima che iniziasse a gestire il Piper's Dream, penso un paio di mesi...”
Continuarono a chiacchierare mentre raggiungevano la casa di Nicholas. Il cane fermò la macchina proprio davanti alla rimessa. Dinanzi alla porta stavano Nicholas e Milla. “Hai notato come i due si facciano sempre vedere assieme?” notò Lillian.
“E quindi?”
“Non pensi che...”
“Non fare la pettegola. Mi sembri Claire.”
“Non sono una pettegola,” replicò Lillian, dando al cane un pizzicotto sulla spalla. “E chiedimi scusa.”
“Scusa, non volevo offenderti,” rispose l'altro, sorridendo.
“Scuse accettate. Ora andiamo, o penseranno la stessa cosa di noi.”
“Ci trovi qualcosa di male?”
La tasso non rispose, limitandosi ad uscire dalla macchina. Attese che anche Mills fosse uscito per accompagnarlo verso i due ragazzi. Si salutarono ed entrarono nella rimessa, dove Yvonne e Corinne li stavano aspettando. La gazzella si stava scaldando, provando un passaggio di Rolling in the Deep, mentre Corinne l'accompagnava con dei vocalizzi.
“Ottimo,” disse il topo. “Siamo tutti.”
“Avete già mangiato?” chiese Mills.
“Sì, come avevamo deciso.”
“Bene. Quando si inizia?”
“Tra un minuto. Torno subito,” disse Nicholas, sparendo dietro la porta che conduceva al piano di sopra, all'interno della casa. Fece ritorno dopo qualche attimo, con un ghigno di soddisfazione impresso sul muso.
Quando si udirono dei passi sulle scale che collegavano la casa alla rimessa, tutti si voltarono. Dalla porta emersero i genitori di Nicholas assieme ad altre persone: una coppia con due ragazzi molto giovani, forse appena adolescenti, e una coppia di morfi, due cervidi che si guardavano attorno incuriositi e imbarazzati.
Nicholas si rivolse al gruppo, dopo che i nuovi arrivati ebbero salutato. “Visto che questa è la sessione di prove generali per la nostra esibizione di Venerdì, ho pensato che sarebbe stato giusto fare le cose per bene; così ho chiamato i nostri vicini a fare da pubblico,” spiegò. “Loro sono i Cox,” fece, indicando la famigliola di umani. “Hanno sempre sentito me e il mio gruppo suonare, e quando hanno sentito musica differente dalla solita si sono incuriositi. Gli altri,” disse, indicando la coppia di morfi che se ne stavano abbracciati a poca distanza dai Cox. “Sono i Grahame. Sono appena arrivati, sono i nostri nuovi vicini e... be', non potevo non dirgli che qui c'era un gruppo di morfi.”
Lillian rimase a bocca aperta, il cuore che batteva all'impazzata. C'erano delle persone. Avevano un pubblico. Le si seccò la bocca. Mills le posò una mano sulla spalla. “Lilly, va tutto bene,” le sussurrò. “Sono solo persone.”
“Sono... il nostro primo pubblico, Mills. Non ce la posso fare.”
“Sì che puoi. Non c'è nulla di diverso, solo qualche occhio in più che ti guarda. Come reagirai quando saremo sul palco sul serio?”
Lillian cercò di ricordarsi come si sentiva quando faceva parte dei cori. Lì non aveva mai avuto timore di nulla e di nessuno: lì, lei si sentiva sempre una parte del tutto, non si sentiva sotto gli occhi degli spettatori, non aveva l'impressione che la sua voce fosse al di sopra di quella degli altri, o che fosse visibile come singolo individuo. Ma lì, con il gruppo, lei aveva un ruolo specifico, come tutti quanti, ed era naturale che occhi cadessero anche su di lei.
Corinne le si accostò. “E' stupendo, Lilly! Abbiamogià un pubblico! Sono così contenta... Dio, spero di non sbagliare, spero di cantare bene... Con i vestiti sono a posto? Che dici?”
Lillian si riscosse dai suoi pensieri, benedendo per la prima volta il cielo per la loquacità di Corinne. “Stai benissimo così, Corinne. E cantera... canteremo benissimo, vedrai. Buonasera a tutti,” disse poi, rivolta al pubblico, mentre il resto del gruppo prendeva posizione. “Siamo... be', direi che qui siamo tutti emozionati di avere il nostro primo pubblico. Spero che questo piccolo... concerto privato... vi possa piacere. Siamo pronti, ragazzi?” Tutti annuirono, Corinne si schiarì la gola. “Allora possiamo inziare.” Lillian prese un gran respiro, quindi fece cenno a Yvonne di iniziare con la sua parte di American Pie.

“E quindi? Com'è andata?” chiese Lillian a Ivan, sedendosi accanto a lui al pianoforte.
“Molto bene!” esclamò lui, accennando con le dita ad una scala. “Mi hanno chiamato questa mattina stessa, hanno detto che ho passato con successo i test psico-attitudinali! E' il primo passo.”
“Ora cosa ti aspetta?”
“Sicuramente le prove fisiche,” rispose Ivan. “Per quelle... be', spero di essere abbastanza allenato.” Gli brillavano gli occhi. “Sono felice...”
“E i tuoi che dicono?”
“Mia madre non l'ha presa bene come speravo,” disse. “Ha scosso la testa e ha ripetuto, per l'ennesima volta,” aggiunse il ragazzo, roteando gli occhi. “Che per lei sto sbagliando tutto, che dovrei puntare più in alto, che sarei più portato per studi accademici e quant'altro. Ma non fa che ripetermelo da quando ho tirato fuori l'argomento, l'anno scorso, quindi non ho intenzione di considerare ancora queste sue tirate.”
“E tuo padre?”
“Lui è contento. Ha persino cercato di convincere mamma della bontà della cosa. Ha detto che... se a me interessa questo percorso è giusto che lo percorra. Visto che per ora sto riuscendo ad entrare, pensa che valga la pena continuare, anche solo per avere la certezza che possa continuare nel migliore dei modi.”
Lillian pose una mano sulla spalla del giovane. “Bravo, Ivan. Sono felice per te.”
“Ma tu che ne pensi?”
“Il mio giudizio al riguardo non deve interessarti,” gli rispose lei. “Non importa.”
“A me sì, sinceramente.”
Lillian alzò un sopracciglio. “E come mai?”
“Sei un'amica, per me. E mi interessano i consigli degli amici.”
Lillian arrossì. “Grazie per... la considerazione.”
“Mi sei stata più vicina in questo periodo di molti altri. Mi piaci, come persona. Mi trovo bene con te,” disse lui, sorridendo. “Allora? Tu che ne pensi?”
“Che... che sono orgogliosa di te, Ivan. In così poco tempo, per quel che riguarda la musica, hai fatto grandi progressi, e non è tutto merito mio. Il talento lo hai tu in prima persona, io ti devo solo aiutare a tirarlo fuori. Per quanto riguarda questo, be', sono tue scelte personali. Io sinceramente non sono mai stata attirata dalle carriere militari, quindi non penso di essere obiettiva... Però sono felice che tu ce l'abbia fatta, e sarei felice se tu riuscissi a continuare su questa strada, se è davvero un tuo sogno. Spingi sull'acceleratore!”
“Grazie, Lilly. Avevo bisogno dei tuoi incoraggiamenti.”
“Adesso però mettiamoci al lavoro su questo pianoforte, Ivan,” disse la morfa. “Dobbiamo fare esercizio. Così, quando sarai all'accademia degli ufficiali, potrai stupire tutti suonando qualcosa per ingannare il tempo con i tuoi... commilitoni. E ammiragli, e generali e tutti... quelli lì... ti faranno i complimenti per la tua bravura.”

Su FaceBook, quella sera:
Lillian Edgecombe: Non so cosa scrivere, in effetti. E' che sono seduta qui davanti e non so da dove cominciare. C'è il concerto Venerdì, c'è Ivan che sta per entrare nella Marina, c'è Mills che oggi mi ha detto una cosa strana... Sono fottutamente emozionata per il concerto, sono strafelice per Ivan e la sua carriera, sono perplessa riguardo Mills.
Claire Hogarth: Mills? Che ti ha detto? E hai poi pensato ad un abito? *Devi* pensare ad un abito per il concerto!
Kevin Clarken: Devo preoccuparmi per Mills?
Lillian Edgecombe: @Claire: poi ti racconto, ma in privato. Per il vestito, no, non ho pensato a niente, quindi ho un fottuto bisogno di te per quello. Entro Giovedì, tigrotta. @Kev: non so, sei tu quello che me l'ha presentato, quindi lo conosci meglio di me... o_O'
Gregory Edgecombe: La mia Lilly e il suo primo concerto!
Lillian Edgecombe: Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu, papà. Se non puoi, non preoccuparti, lo capirò. Però almeno uno vorrei che lo vedessi... ^_^
Gregory Edgecombe: Faccio il possibile, tesoro, te lo giuro. Domani ti chiamo e ti faccio sapere, va bene? Ti saluta tanto la mamma!

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