Distesa sul letto, quella notte, Lillian giaceva fra sonno e veglia, vagamente cosciente di avere ancora indosso il suo abito del concerto e la giacca, appena consapevole del telefono che squillava e della luce accesa in bagno.
La sensazione dei baci che ancora le avvolgeva labbra e cuore era l’unica cosa che contava, nel grande mondo dietro le sue palpebre. Ce l’aveva fatta, pensava. Era riuscita a fare colpo, e che colpo. Finalmente, un pezzo fondamentale del puzzle della sua vita recente era andato al suo posto: non solo era oggetto di amore da parte di qualcuno, amore peraltro pienamente ricambiato, ma era per giunta un essere umano. Si sentiva al contempo piccola piccola, per aver potuto solo in quel momento, solo dopo quasi trent’anni di vita, assaggiare la bellezza di quel sentimento e per esserne stata travolta, e gigantesca, per aver abbattuto quella che per molti era la barriera della specie.
Solo quando il telefono cessò di trillare, Lillian si rese conto dell’ambiente che la circondava. I suoi occhi si misero a fuoco sul lampadario appeso al soffitto, e comprese di essere nella sua stanza, supina sul suo letto. Si alzò a sedere e controllò la chiamata appena persa. Compose il numero e richiamò.
“Ehi, sei a casa?” le chiese Mills.
“Sì, sono arrivata.”
“E’ un bel pezzo che ti chiamo, mi stavo preoccupando.”
“Sì, scusami, sono… stata in bagno. Tu stai bene?”
“Sì, sto benissimo, grazie. Allora… buonanotte, Lilly,” la salutò.
“E’ un bel pezzo che ti chiamo, mi stavo preoccupando.”
“Sì, scusami, sono… stata in bagno. Tu stai bene?”
“Sì, sto benissimo, grazie. Allora… buonanotte, Lilly,” la salutò.
“Ehi, aspetta, Mills.”
“Cosa c’è?”
“Cosa c’è?”
“Sei… sei strano. C’è qualcosa che non va? Non mi hai nemmeno dato il tempo di chiederti come fosse andata la serata… o altro…”
“Sono molto stanco, Lilly, davvero. Sto bene, sono solo stanco. E’ stata una bella serata, eh?”
Lillian sospirò. “Sì, molto bella. Se sei così stanco, forse è meglio che tu vada a letto, allora.”
“Già. Buonanotte.”
“Già. Buonanotte.”
“…’notte, allora.”
Mills chiuse il telefono. La tasso scrutò perplessa lo schermo del cellulare, poco convinta delle motivazioni portate dal cane riguardo la scarsa comunicatività dimostrata. Si promise che avrebbe indagato…
Un messaggio l’interruppe.
Ivan: Baci molto bene…
“L’abbiamo chiamata per mostrarle i risultati degli esami sostenuti dai suoi tre studenti oggi,” le spiegò la signorina Ashcroft, aprendo tre fascicoli sulla scrivania a cui entrambe erano sedute, l’una accanto all’altra. “Devo dire che sono stata molto colpita, e in modo assolutamente piacevole, signorina Edgecombe, dall’andamento dei suoi alunni.”
“Grazie, signorina Ashcroft,” fece la morfa, scostandosi una ciocca di capelli dal volto. “Sto solo cercando di fare del mio meglio. Ma ammetto che con Greg non è facile.”
“Grazie, signorina Ashcroft,” fece la morfa, scostandosi una ciocca di capelli dal volto. “Sto solo cercando di fare del mio meglio. Ma ammetto che con Greg non è facile.”
“Allude a Gregory Speckle, se non erro.”
La morfa annuì. “Sì. Immagino che non sia… stato particolarmente brillante, vero?”
La morfa annuì. “Sì. Immagino che non sia… stato particolarmente brillante, vero?”
La donna le passò la cartelletta contenente le valutazioni. “Gregory Speckle non avrà un futuro nella musica, nel pianoforte, almeno, se non si prenderà la briga di esercitarsi in modo più intenso. Il suo è un livello appena sufficiente, signorina Edgecombe.”
Lillian annuì ancora. “Lo so,” disse. “Gregory è un… è difficile trattare con lui. Non ha alcuna voglia di suonare, preferirebbe piuttosto starsene in classe ad annoiarsi.”
“E’ un ragazzo brillante negli studi?”
“Non ne ho idea e francamente non me ne sono interessata, signorina Ashcroft. E i suoi genitori non aiutano di certo. Fanno del loro meglio per ignorarmi, e in questo modo contribuiscono a fare in modo che Gregory non recepisca ciò che gli voglio insegnare. Non vede alcuna autorità in me.”
“Forse dovrebbe essere più decisa con lui.”
“Forse dovrebbe essere più decisa con lui.”
La tasso scosse la testa. “Non lo so, può darsi. Ci proverò, ma non sono brava in questo. Non mi piace essere autoritaria.”
“Posso immaginarlo, signorina Edgecombe, ma in alcuni casi è necessario.”
“Come è necessario che ci sia… desiderio da parte dell’alunno nel migliorarsi, nel crescere, però. E questo Gregory non lo dimostra affatto. Ho impiegato molto, molto tempo, settimane di lezioni per indurlo ad esercitarsi fra una lezione e l’altra. E non c’è bisogno di specificare che persino durante le lezioni Greg non dà il suo massimo. Ha sempre la testa altrove, è palese. Posso essere sincera con lei, signorina?”
“Come è necessario che ci sia… desiderio da parte dell’alunno nel migliorarsi, nel crescere, però. E questo Gregory non lo dimostra affatto. Ho impiegato molto, molto tempo, settimane di lezioni per indurlo ad esercitarsi fra una lezione e l’altra. E non c’è bisogno di specificare che persino durante le lezioni Greg non dà il suo massimo. Ha sempre la testa altrove, è palese. Posso essere sincera con lei, signorina?”
“Deve esserlo.”
“Forse sarebbe meglio che Gregory lasciasse questo percorso e facesse altro,” ammise Lillian. “Il pianoforte per lui è uno spreco di tempo, e lo è anche per noi.”
La donna rivolse il suo sguardo alle valutazioni, mordicchiandosi le labbra per qualche secondo. Poi disse: “Temo che lei abbia ragione, signorina Edgecombe. Valuteremo la situazione. Ma ora vorrei passare alle note positive, ovvero Missy Gallow e Ivan Matheson.” Le porse gli altri due fogli di valutazione. “Inizierei dalla giovane Gallow. La sua alunna ha dimostrato un netto miglioramento rispetto all’inizio del suo tutoraggio. E’ perfettamente in grado di suonare un brano perfettamente a tempo, nonostante la sua complessità,” disse, alludendo alla scelta effettuata per il test. “E non ha commesso il minimo errore, non una sola nota fuori posto, il che è sorprendente, constatando il livello a cui lei l’ha conosciuta.” Il muso di Lillian si riempì di un gran sorriso al pensiero di quanto sarebbe stata felice Missy nel sentire le proprie valutazioni. “Ha ancora un difetto, però: non è in grado di tenere a mente porzioni di spartito sufficientemente lunghe. Questo la costringe a dei veri e propri giochi di equilibrismo per poter voltare pagina senza che questo intacchi la qualità di ciò che sta suonando. Spero che possa correggere il prima possibile questa sua caratteristica…”
“Lo farà, signorina Ashcroft. Missy ha la stoffa, ha solo bisogno di prendere coscienza delle sue qualità e allenarsi sulla memoria, ma ha ottime capacità.”
“Buono a sapersi. Dulcis in fundo, veniamo a Ivan Matheson. Se non erro, il signor Matheson è stato il suo primo allievo, qui al nostro istituto.”
Lei annuì, ringraziando il cielo che la pelliccia nascondesse il colorito che sentiva affiorarle alle guance. “Sì, Ivan è stato il mio primo r… il mio primo studente, sì.”
“Immagino che abbiate instaurato un ottimo rapporto di fiducia.”
“Si può dire così, sì.”
“Vedo che la cosa si traduce con gran facilità nei risultati conseguiti da Ivan in campo musicale. Ha ottimo, ottimo potenziale: buona memoria, le mani si muovono molto bene sulla tastiera, ha una ottima affinità con lo strumento e devo dire che per la prima volta ho visto uno studente che mostra vero trasporto durante l’esecuzione. Commette ancora alcuni errori, forse per una eccessiva sicurezza in se stesso, ma sono stati assolutamente trascurabili rispetto al resto.” La donna le sorrise. “Le porgo i miei complimenti, signorina Edgecombe. Ha talento come docente. Vorrei averla conosciuta prima.”
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