Lillian indossò la sua felpa, tirò su la zip e uscì dalla rimessa, in silenzio, lo zaino su una sola spalla. Sbloccò la catena della bicicletta e la inforcò.
“Lilly,” la chiamò Mills, uscendo a sua volta. “Ehi, ti va di… fare due passi?”
“Non sei in macchina?”
“Sì, ma fare una passeggiata non mi dispiace.”
La morfa fece spallucce. “Se va a te…” commentò, quindi scese dalla bicicletta e si incamminò lungo la strada con il cane.
“Ti… ti ci trovi bene?” chiese Mills.
“Con la bici? Sì, grazie. E’ molto comoda. Così poi non sono vincolata a nulla.”
Lui si limitò ad annuire.
“Mills, non sei obbligato ad accompagnarmi,” fece lei, dopo alcuni secondi di silenzio.
“E’ che non sopporto più di vederti in questo modo, Lillian.”
“Cioè?”
“Cioè?”
“Vieni alle prove, canti, il resto del tempo lo passi in silenzio da una parte, poi esci senza salutare e te ne vai. Almeno una volta mi avresti lasciato il tempo di chiederti se avessi bisogno di un passaggio.”
“Grazie, ma preferisco i miei mezzi,” rispose lei, carezzando il sellino della sua bicicletta. “E, comunque, se lo faccio ho i miei motivi. E non mi sembra che a qualcuno interessi il mio contributo, dopotutto, visto che nessuno mi chiede più nulla.”
“Nessuno ha voglia di parlare con te, Lilly, perché non capiamo quanto tu sia disposta ad aprirti con noi.”
“Ma perché non provate, allora?” replicò lei. “Devo essere sempre io a fare il primo passo?”
“Non so chi lo debba fare, Lilly, ma è vero che se tu ti lasciassi un po’ andare, se tornasse un po’ indietro la Lillian che c’era fino a qualche tempo fa…” Il trillo del telefono l’interruppe.
“Scusa…” disse Lillian.
“Fai.”
La tasso aprì il cellulare. “Ivan? Amore, scusa, non ora. Ti richiamo io appena ho finito. Sì, ti amo. Ciao.” Chiuse la comunicazione. “Scusami. A volte mi chiama ad orari strani. Ma volevo finire questa conversazione, non mi piace lasciare le cose importanti a metà.”
Il cane annuì. “Se tornasse indietro la Lillian che conoscevo io, le cose sarebbero più facili. Perché ti stai allontanando così, Lilly?”
“Perché non voglio far… non voglio creare altri casini,” rispose lei. “Ho già combinato abbastanza danni, non è il caso che mi ci metta ulteriormente.”
“Quali danni?”
“Per favore, Mills, non far finta di nulla. Io e Corinne non ci parliamo da… quanto? Due mesi?”
“Perché siete due grandissime cocciute, il motivo è solo questo. Avete solo litigato perché tu sei stata troppo decisa su di lei, e lei è troppo permalosa per lasciarsi alle spalle qualsiasi problema o parola di troppo che possa sembrare un insulto. Dato che siete tutte e due abbastanza grandi per parlare e risolvere i vostri problemi, non credete sia ora di farlo? Di capire che, sì, avete litigato per delle stronzate e che, sì, potete metterci una pietra sopra?”
“Perché siete due grandissime cocciute, il motivo è solo questo. Avete solo litigato perché tu sei stata troppo decisa su di lei, e lei è troppo permalosa per lasciarsi alle spalle qualsiasi problema o parola di troppo che possa sembrare un insulto. Dato che siete tutte e due abbastanza grandi per parlare e risolvere i vostri problemi, non credete sia ora di farlo? Di capire che, sì, avete litigato per delle stronzate e che, sì, potete metterci una pietra sopra?”
Lillian scosse la testa. “Non lo so, Mills. Davvero, non lo so. Forse ho solo paura che in realtà non sia così.”
“Ma se non lo provi, non lo potrai mai sapere, Lilly, e perderai la possibilità di rimediare. Ora però è meglio che tu vada,” disse. “E’ tardi e sei da sola in bicicletta. Non voglio trattenerti.”
“Va bene, Mills. Ci vediamo… domani?”
“Sì, a domani,” replicò il cane, allontanandosi.
“Sì, a domani,” replicò il cane, allontanandosi.
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