mercoledì, novembre 10, 2010

Capitolo 2 – Lillian esce con degli amici

Il Campfire Tales era un piccolo pub di Soho. Era gestito da un ragazzo che Lillian ben conosceva per aver studiato nel suo stesso college, tale Randolph Buttenheim. Randolph era un ragazzo biondo, alto quasi due metri e fin troppo magro; alcuni dicevano che non fosse particolarmente sveglio, ma Lillian, che aveva potuto conoscerlo bene, sapeva che Randolph era solo un po' più ingenuo della media. Gli stessi ben informati, fra l'altro, avevano a suo tempo messo in giro voci secondo cui fra la morfa e Randolph ci fosse del tenero, voci che i due non avevano mai smentito perché troppo impegnati con le proprie vite per perdere tempo dietro ad esagerazioni inesistenti. Lei sapeva di non essere esattamente il tipo di Randolph e viceversa – dopotutto non appartenevano neanche alla stessa specie. Per queste stupide voci il ragazzo era sempre stato messo alla berlina, quando non era stato fatto persino oggetto di violenza insulsa, ma si era preso la sua rivincita: si era fatto un ottimo nome nella comunità dei morfi, i quali ora costituivano il grosso degli avventori del suo locale e gli assicuravano una certa rendita mensile, e lui era ovviamente ben felice della cosa sotto molti punti di vista.

Come molti altri ragazzi, quel Venerdì sera anche Lillian e i suoi amici avevano preso posto ad un tavolo del Campfire. Cinque morfi seduti ad un lungo tavolo in legno: Lillian con una pinta di birra scura, Claire la tigre con un Martini secco, Mills il pastore tedesco con un cocktail analcolico, Jules il minuto topo con un bicchiere di whisky on the rocks e Francine l'orsa con un toast e un bicchiere d'acqua fresca.

“E quindi?” stava chiedendo Francine, fra un morso e l'altro, spargendo briciole in ogni direzione, soprattutto sul suo abito nero lungo. “Com'era il ragazzo?”

“Ivan? Simpatico, ma non oso andare oltre,” replicò Lillian.

“Perché?”

“Dai, dicci che ti piace,” l'incalzò Claire, fissando uno sguardo a dir poco famelico su Lillian.

“No, non mi piace, Claire,” disse la tasso, sorridendo. “Per quanto so che tu ameresti una cosa del genere, so che ti sto spezzando il cuore nel dirtelo...”

“Scema,” replicò Claire. “Ma... non ce lo hai comunque descritto.”

“Perché t'interessa tanto?” chiese Jules alla tigre.

“Lo sai che a me interessano tutti gli uomini.”

“Selvaggia,” fece Jules. In risposta, Claire finse di ruggire. “Mangiatrice di uomini, veramente.”

“Non mi piace quando mi prendi in giro, Jules,” ribatté Claire, fingendo di essere offesa.

“Ehi, basta voi due,” li interruppe Mills. “Tanto lo sappiamo che avete una vostra intesa sessuale...”
“Mills!” esclamarono in coro Francine, Jules e Claire. “Non ti permettere!” disse la tigre.

“Cos'ho detto di strano?”
Lillian gli diede man forte. “Già, perché ve la prendete tanto? Si direbbe che Mills abbia centrato il problema...”

“Non c'è nessuna intesa sessuale fra me e Jules. E' inutile continuare su questo binario.”
“E poi anche se ci fosse non staremmo qui a dirvelo.”

“Quanto vi piacciono i segreti?”
“Almeno quanto a te, Lilly bella, almeno quanto a te.”

Lillian alzò le mani in cenno di resa. “Ok, ho capito. Sì, ammetto che è un ragazzo molto carino,” disse, sollevando un coretto di “ooh” di soddisfazione da parte dei tre pettegoli. “Ma non combinerò mai nulla con lui.”
“E perché?”

“Per una serie di motivi.”
“Tipo?”

“Non tenerci sulle spine.”

Lillian sfoderò un ghigno di sfida. “Non finché voi due non direte seriamente cosa c'è fra di voi,” fece.

“Stasera Francine aveva degli orecchini meravigliosi. Le devo chiedere dove li abbia presi,” stava dicendo Lillian a Mills, sulla strada verso la sua macchina.

“Io invece ho notato una luce strana nei tuoi occhi.”

“Qu... che luce?”

“Non so definirla. Non so, non ti conosco così tanto a fondo, Lilly, non posso dirlo io. Dimmelo tu, piuttosto, gli occhi erano tuoi.”

“Be'...”

“Non voglio sapere se il ragazzo ti piace o no, stai tranquilla, prima stavamo solo giocando...”

“Lo so, lo so, Mills, non preoccuparti. Anche perché comunque non ti avrei detto nulla,” commentò Lillian, ridendo.

“Tipico da parte tua.”

“Non lo so definire neanche io, comunque. Sono felice, è vero: ho un lavoro che mi piace, che so che posso fare, con una persona che per ora si sta dimostrando simpatica... Altre volte avevo provato a dare lezioni private, semplici ripetizioni e cose del genere, ma i miei alunni o pseudo-tali si sono sempre dimostrati un branco di viziati e di svogliati che non avrebbero mai sviluppato un briciolo di talento...”

“Sei un po' dura.”

“Forse sì, lo ammetto, ma so quanto mi ci sono dedicata io, che forse di talento non ne ho neanche così tanto, e so quanto è stato difficile, quindi mi sembra a dir poco... strano che ci siano in giro persone con un così grande potenziale per la musica che non lo vogliano minimamente mettere a frutto... Oggi come oggi il panorama musicale mondiale fa schifo, Mills, lo sai anche tu, e avere qualche vero talento in giro, dei nuovi Jimi Hendrix, dei nuovi Elvis o altri simili personaggi sarebbe bello! E invece...”

“Lui com'è? Che ne pensi?”
“A livello musicale non te lo so ancora dire, Mills, è presto. Diciamo che una predisposizione ce l'ha: le mani le sa usare bene sul pianoforte, mi ha fatto vedere che ha un ottimo orecchio per la musica... ha dei bei gusti... insomma, forse qualcosa ci possiamo fare.”

“Ma?”

“Ma... anche lui sembra abbastanza pigro, e non vorrei che questo giocasse a suo sfavore. Sarebbe fin troppo semplice, dopotutto.”

“Vero,” commentò Mills, annuendo. “E a livello personale?”

“Mills, non ti ci mettere anche tu...”

“Ho detto personale, non affettivo. Sei molto sulle spine da quel punto di vista, o sbaglio?”

“Che vuoi dire? Ho anche già detto che è un ragazzo carino...”

“Dico che ogni volta che si menziona queso ambito ti irrigidisci. Hai qualcosa da difendere. Dai, non mi puoi nascondere queste cose,” la incalzò Mills, mentre apriva la macchina e faceva salire Lillian.

“Non ti nascondo...”

“Sì, lo stai facendo.”

“No.”

“Io non parto finché non lo ammetti.”

“Come vuoi,” disse Lillian, incrociando le braccia e puntando lo sguardo fuori dal suo finestrino, mentre Mills si allacciava la cintura e infilava la chiave nell'avviamento della sua Ford.

Passarono alcuni minuti, durante i quali Mills fischiettava e tamburellava le dita delle zampe sul volante e Lillian sospirava e si puliva gli occhiali. Quando Lillian non ne poté più, sbottò: “Va bene! Ok! Te lo dico.”

“Finalmente!”

“Noioso, sei noioso, Mills.”

“Grazie, me lo dicono tutti, è il mio punto di forza. Forza, sentiamo.”

“Sì, fisicamente è un ragazzo molto carino. Oggi l'ho visto per sbaglio mentre usciva dalla doccia e ha davvero un bel fisico. Poi è simpatico, è alla mano anche se di famiglia sembra ricco sfondato, anzi, forse un po' troppo alla mano per quanto mi riguarda.”

“E ti piace?”

“Un po', sì.”

“Ci voleva tanto ad ammetterlo?” le disse Mills avviando finalmente la macchina.

“Non è facile ammettere a te stessa e a qualcun altro che ti piace uno che non è della tua specie, sai?” replicò Lillian, fissando Mills negli occhi.
“Lo so, me ne rendo conto. So che Claire è un'eccezione sotto questo punto di vista...”

“Quella di Claire è tutta scena, te lo dico io.”

“Cioè?”
“Cioè lo fa per darsi un tono, per convincere più se stessa che non gli altri di essere una gran bella ragazza. Una tipa che può piacere. E per sentirsi come gli esseri umani, non diversa. Lei ha tanto bisogno di qualcuno che possa capirla, amarla e tutto quanto per ciò che è.”
Mills le scoccò un'occhiata stupefatta. “Come fai a capire tutte queste cose?”

“Osservo, Mills. A volte basta questo. Non penso di conoscere molto le persone, non pretendo di farlo, anche se c'è chi mi accusa di questo...”

“Non hai bisogno di difenderti con me, Lilly.”

“Lo so, ma questo per me è un nervo scoperto molto più di altre cose.”

Mills fermò la macchina. “Arrivati.”

“Sei un tesoro, Mills,” disse Lillian, scoccandogli un bacio sullo zigomo.

“Un bacio? Per... così poco?”

“Si direbbe che la cosa ti imbarazzi, Mills,” fece Lillian, sorridendo.

“Be'... diciamo che non me lo aspettavo.”

“Continuiamo questo discorso in altri momenti, va bene?”
“Quando vuoi, Lilly, sono a tua disposizione.”

“Sei il migliore amico che si possa desiderare,” disse Lillian, aprendo la portiera. L'aria fredda della notte le pungeva il naso, si sentiva stanca e si era resa conto che forse avrebbe dovuto evitare il secondo giro di birra, che l'aveva resa un po' troppo loquace e un po' più squattrinata, ma era comunque contenta di aver parlato con Mills. “Grazie, Mills.”

“Di nulla, Lilly. Buonanotte, allora.”

“Buonanotte,” replicò lei, uscendo e chiudendo la macchina. Sentì il rumore dell'avviamento solo qualche secondo dopo aver chiuso il portone d'ingresso.

Mills e Lillian si erano conosciuti solo pochi mesi prima ad un concerto. Lui era un amico di un amico di Claire, e le era stato presentato come un batterista di grande talento. In realtà, Mills era solo un giovane autodidatta con tanta passione per la musica che suonava nel gruppo di un suo amico tutti i fine settimana, con precisione quasi religiosa, e a volte anche in qualche esibizione in pubblico.

Da quel momento, una bizzarra reazione chimica aveva molto avvicinato i due ragazzi, che si trovavano in perfetta sintonia insieme in quasi ogni situazione. Mills aveva un carattere per certi versi antitetico rispetto a quello di Lillian: lei era timida, lui più loquace; lei amava la birra, soprattutto quella scura, lui non toccava alcool; lei adorava gli abiti vistosi e particolari e amava cambiare colori e abbinamenti ogni minuto, lui indossava sempre gli stessi vestiti limitandosi ad alternarli di tanto in tanto; lui era profondamente ateo, lei si limitava a non porsi problemi di credo o religione; lei cercava di fidarsi degli esseri umani che non componevano la sua famiglia, lui mal sopportava tutti quelli che non erano morfi. Nonostante queste e altre mille piccole e grandi differenze, Lillian e Mills non erano mai stati per un attimo in disaccordo su qualcosa.

Il loro rapporto era speciale: in molti, soprattutto Claire, insinuavano che fra i due ci fosse più che semplicemente una solida amicizia, ma entrambi negavano ad ogni occasione la cosa.

Per SMS:

Tigerclaire: Ciao bella mora, stasera festa al Piper's Dream, suona Mills. Vieni.

Lilly: E' una domanda?

Tigerclaire: Ovviamente no.

Lilly: Che te lo dico a fare? :D

Claire la accolse a braccia aperte con un sorriso a mille, affilati e inquietanti denti. Quel suo sorriso a metà fra il sadico e il divertito che le riduceva gli occhi color dell'oro a due fessure sottilissime, che le arricciava le vibrisse e le faceva piegare le orecchie all'indietro. Il sorriso di chi sa che ne ha combinata un'altra o lo sta per fare.

Lillian indossava un vestito lungo fino a metà coscia, stretto sui fianchi, color carbone, abbinato ad una collana di perle finte che le raggiungeva l'ombelico e una scollatura da far invidia a molti. Si tolse il giubbotto, appendendolo nel guardaroba privato del locale, e si fece abbracciare dalla tigre, che dal canto suo indossava una cosa che Lillian non riteneva propriamente un vestito: una maglia a rete molto larghe, una minigonna che arrivava appena sottoil pube, calze a rete e stivali neri con un numero di fibbie pari quasi a quello delle sue strisce sulla schiena.

“Ma ciao, bella!”

“Claire! Ma come ti sei conciata?” commentò Lillian, alzando il tono della voce per farsi udire: il locale teneva la musica in sottofondo ad un volume abbastanza alto da infastidirla.

“Hai visto?” disse Claire, con grande soddisfazione, esibendosi davanti all'amica in una camminata eccessivamente ancheggiante. “Tutto preso per l'occasione! E non sai quanto poco sono riuscita a sborsare per questi stivali! Sono epici, ci avevo messo su gli occhi da... boh, mesi. E d'un botto, eccoli in saldo! Li ho presi immediatamente. Erano anche gli ultimi con il mio numero!” La soddisfazione di Claire per il suo acquisto era palpabile, motivata in parte per la difficoltà nel trovare calzature adatte per i morfi digitigradi come lei. La moda per morfi aveva fatto grandi passi avanti nel tempo, ma l’industria delle calzature non riusciva ancora a capacitarsi del tutto del fatto che i sei milioni di morfi in Inghilterra nati negli ultimi 27 anni potessero rappresentare un grosso bacino di utenza.

“E a cosa dobbiamo questo dispiegamento di cotanta femminilità?”

“Sono in caccia, Lilly.”

“Quando non lo sei, Claire?”

“Mai, ovviamente, ma lo sai che il gruppo di Mills attira un sacco di maschi. E io sarò lì per loro,” disse, sottolineando l'ultima parte con un colpo d'anca e un rumore a metà fra fusa e un ruggito sommesso che fece scendere un brivido freddo lungo la schiena della tasso.

“Sei fanatica.”

“Direi piuttosto famelica. Ma tu, piuttosto: come mai sei vestita così?”

“Due motivi: la maggior parte delle cose colorate che ho sono in lavatrice e non brillo dalla voglia di far conquiste, oggi.”

“Oh, tata, come mai?” le chiese Claire, prendendola per mano e accompagnandola al bar.

“Non so, mi sono... credo di essermi svegliata male, oggi.”

“Ci beviamo su?”

“Non c'è ancora Mills, dai. E poi ieri mi sono già lasciata andare un po' troppo, oggi è meglio che mi calmi. Mi limiterò ad un solo bicchiere, e non ora. Però ti tengo compagnia volentieri: oggi sei su di giri.”

“Non ho bisogno della vigilanza. Anzi!”

Lillian rise. “Come no.”

“Io non avrei paura per me, Lilly bella. Io avrei paura per quelli che finiscono fra le mie grinfie.”

“Per quello hai bisogno di vigilanza. Per me una...”
“...una coca, anzi, due, grazie. Pago io,” disse Mills, avvicinandosi al bar e avvicinandosi a Lillian. Indossava un paio di pantaloni molto larghi, neri, due stivali simili a quelli di Claire ma con un tacco molto più basso e una canottiera nera con il logo del gruppo, un fulmine in un cerchio.

“Ecco il nostro musicista!” fece Claire. “Allora? Pronto per la serata?”

“Sono un po' teso, ragazze, lo ammetto.”
“Ma non è la prima volta che suonate in pubblico,” fece Lillian.

“Lo so, ma stasera... il locale è grande! Ci sarà tanta gente, è la prima volta che siamo qui. Come sei venuta, Lilly?”

“Ho preso un bus stasera.”

“Se vuoi c'è sempre la mia macchina al ritorno.”

Mentre beveva il suo drink, Claire scoccò un'occhiata di fuoco a Lillian.

“Forse sì, Mills, grazie, ma...”

“Niente ma, se ti serve fammi solo un fischio.”

“Sì, infatti, vai con lui, Lilly,” ribatté Claire. In tutta risposta, Lillian le diede di gomito.

Più tardi, poco dopo il concerto, Claire e Lillian tornarono al punto bar. La pelliccia di Claire era imperlata di sudore, segno che sicuramente la tigre si era data alquanto da fare. Anche Lillian era sudata, ma la differenza fra le due ragazze era decisamente netta.

“Ti sei divertita?” chiese Lillian.

“Da matti! E poi... ho visto certe occhiate...”

“In effetti ci sono molti morfi, qui. Non me lo aspettavo.”

“Ma non solo da noi morfi, bella.”

“Dai, lo sai che qui sono tutti ultra...”

“Be', a casa loro lo saranno pure, ma qui una spanna di pelliccia sui fianchi non gli fa comunque schifo, fidati.”

“Se non lo vedo non ci credo,” commentò Lillian, che riteneva perfettamente possibile che agli esseri umani piacessero i morfi ma non lo riteneva per nulla frequente.

“Ascolta: scommetto dieci sterline che ora, qui e adesso, posso attirare sguardi interessati da parecchia gente qui, morfi e umani.”

“Venti.”

“Aggiudicato,” concluse Claire. Mise giù il bicchiere, fece due passi indietro, si portò le mani al volto e, a tempo con la musica, alzò e abbassò il sedere, ancheggiando in modo fluido e agitando la coda. Lillian stette a guardare, controllando quelli che le stavano dietro. Le mosse di Claire ottennero un certo numero di fischi e molte di quelle che lei stessa aveva definito occhiate interessate; come aveva previsto, fra di essi molti umani le stavano fissando il fondoschiena.

“Mi devi venti sterline, bella,” commentò Claire, soddisfatta.

“Scusa se non ti ho creduto,” fece Lillian. “Appena siamo al guardaroba...”
“Ma sei matta? Ma ti pare che ti verrei a chiedere soldi sul serio? Stavamo giocando, Lilly! E poi non sono per niente offesa, figurati.”

“Be', noi sì, ma quello laggiù no, direi,” replicò Lillian, indicandole un ragazzo che le stava guardando entrambe. Anzi, due ragazzi, un umano e un cavallo, agghindati con abiti di fattura pregiata e conciati come se fossero di ritorno da un set fotografico. L'umano non dimostrava più di vent'anni.

Claire li guardò entrambi, poi si rivolse a Lillian e scoppiò a ridere. “Buon per loro, avranno materiale masturbatorio per qualche giorno, ma io non vado con i bambini!” commentò Claire, concludendo la frase a bassa voce per farsi udire solo da Lillian.

“Ti dico solo che il ragazzo si sta avvicinando a te. Ha lo sguardo da conquistador adolescente. Vedi tu come agire.”

Claire si voltò, vedendolo. L’umano indossava un completo nero nuovissimo, senza una grinza e senza una sola macchia. La pelle sulle guance era liscia, ben rasata, gli occhi piccoli e chiari e i capelli neri tagliati a spazzola, molto corti. Aveva un’andatura visibilmente costruita, troppo baldanzosa per essere naturale: tutto il suo corpo stava segnalando a Claire “ehi, piccola, sono qui per te.” Salutò Claire, chiedendole se volesse qualcosa da bere.

“Nulla, grazie,” replicò lei, gelida, afferrando il bicchiere con il drink che aveva già ordinato. “Non prenderla come un’offesa, non ho nulla contro di te, ma non mi interessi. Non sono terreno di conquista.”

Lo sguardo del ragazzo non cambiò di una virgola. Scrollò le spalle. “Come preferisci,” commentò, allontanandosi, lasciando nell’aria il resto della frase: “sei tu che ci perdi. Io posso averne altre mille come te.”

La tigre si voltò verso Lillian e scoppiò a ridere di cuore. “Hai visto che tipo?”

Due braccia lunghe e pelose avvolsero le ragazze, mentre il resto del corpo di Mills si incuneava fra di loro. “Ciao, bellissime!”

“Mills!”

“Concerto fantastico! Uh, ho bisogno di bere. Una birra chiara, per favore!”

“Vero, è stato bellissimo,” fece Lillian.

“Il batterista non è stato granché, purtroppo,” commentò Claire, ottenendo in risposta un pizzicotto da parte del pastore tedesco.

“Gentile come al tuo solito, tigrotta. Seriamente, vi è piaciuto, ragazze?”

“Sì, è ovvio, Mills. Soprattutto quando avete suonato Anarchy in UK,” disse Claire.

“E My Sharona. A me quella canzone piace fin troppo, e la vostra versione è bellissima!”

“Grazie…” disse Mills. Non terminò la frase: rizzò le orecchie e diresse lo sguardo verso l’ingresso del locale. “Che succede là?”

Si udì un colpo di pistola, a cui fecero eco le urla di alcune persone. Anche Claire e Lillian si spaventarono. Qualcuno urlò “fermateli!”

Due uomini fecero irruzione, facendosi largo fra la folla terrorizzata ad armi spianate, mentre la musica si fermava. Le armi fecero fuoco ancora, in mezzo alla pista e all’ingresso. Mills afferrò un bicchiere e lo lanciò verso il tipo più vicino…

I titoli di prima pagina dei giornali del giorno dopo strillavano dell’accaduto della sera: sparatoria al Piper’s Dream, tre morti di cui due morfi, numerosi feriti. Gli aggressori, un manipolo di sei persone correlate al gruppo HRS, hanno fatto irruzione nel locale uccidendo uno dei buttafuori e ferendone gravemente altre due e aprendo poi il fuoco sui presenti, uccidendo il cantante del gruppo che suonava quella sera, un morfo bulldog, e una morfa scoiattolo appena maggiorenne che era fuori per festeggiare con gli amici un compleanno.

Lillian era ancora a letto dopo le dieci del mattino. Non stava dormendo: aveva paura. Le tende alle finestre erano tirate, chiuse, la casa era chiusa a chiave e aveva spostato un comodino davanti ad essa. Non aveva dormito quella notte: era stata visitata dai paramedici arrivati sul posto, le era stato offerto qualcosa di caldo da bere per rilassarla e la polizia le aveva chiesto informazioni in qualità di testimone. Aveva chiesto a Mills di accomparla a casa, si era chiusa dentro e si era messa a letto senza nemmeno lavarsi i denti, incapace di chiudere occhio.

Il cellulare, posto sul comodino a fianco a lei, squillò. Lillian attese qualche secondo prima di rispondere con un tentennante “Pronto?”

“Lilly? Come stai?” le chiedeva Francine.

“Male.”

“Ascolta, tesoro, oggi ho casa vuota e sono libera. E’ Domenica, non c’è nulla da fare. Vieni da me. Ci guardiamo qualche film…”
“Grazie, Fran, ma non ne ho voglia.”

“Non voglio forzarti, tesoro, immagino che tu sia scossa e tutto quanto, ma… se fai così gli dai potere, che è quello che vogliono. Sono dieci anni che fanno così, nessuno li ferma e hanno anche un seggio alla Camera, ma se tu lasci che ti terrorizzino in questo modo fai il loro gioco, Lilly,” disse Francine. “E’ come con Al Qaeda, no? E quei tipi lì. Loro, gli HRS e tutta questa gente schizzata qui vuole solo farti paura, non vogliono che tu esca di casa perché non gli va a genio quello che sei. Ti sembra giusto?”

“No.”

“E allora, amore, perché te ne stai chiusa dentro casa?”

“Come fai a sapere…”

“Perché ti conosco, Lilly.”

Lillian tirò su con il naso, cercando di ricacciare indietro le lacrime. “Sei un angelo, Francine.”

“No, sono solo tua amica, Lilly. Ora esci da quel letto, lavati e aspettami fuori dalla porta. Oggi ho la macchina, ti vengo a prendere io.”

Quella sera, su Facebook:

Lillian scrive: Volevo ringraziare quell’angelo di Francine. Stamattina ero chiusa in casa per il terrore di mettere il muso fuori. Non ho risposto a nessuno se non a lei, e mi ha aiutato ad uscire e a svagarmi. Abbiamo reso la sua cucina un porcile con le nostre omelette, abbiamo guardato Guardia del Corpo e ci siamo riviste l’ultima puntata di Lost, siamo andate a perder tempo nei centri commerciali e… mi ha fatto stare bene. Grazie, Francine, sei una delle persone migliori che conosca.

Gregory Edgecombe scrive: Mi unisco ai ringraziamenti. Francine, sono contento che mia figlia abbia amiche come te. Tesoro, se vuoi venire su ti aspettiamo a braccia aperte. O preferisci che veniamo giù noi da te?

Lillian scrive: @papà: sei gentile, papà, ma voglio rimanere qui. Loro vogliono che scappiamo, non che resistiamo.

Hermann scrive: Brava Lilly, questo volevo sentirti dire! :*

Kevin scrive: Prima o poi qualcuno gliela farà pagare, Lilly. Nel frattempo, noi dobbiamo restare uniti.

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