giovedì, dicembre 30, 2010

Capitolo 11 – Lillian suona per la seconda volta

Lillian arrivò, come al suo solito, accompagnata da Mills. Il freddo era pungente, ma le luci accese nella rimessa e il suono delle corde pizzicate le fecero subito dimenticare l’atmosfera esterna. “Sei pronto?” chiese al cane.
“Io sì. Tu come ti senti?”
“Bene.”
“Oggi suoneremo la tua canzone,” fece Mills. “Non voglio sentire storie. Non tirarti indietro.”
“Non essere duro con me, Mills.”
“Scusa, non volevo esagerare. Ma spero tu abbia capito cosa voglio dire…”
“Ehi, ragazzi!” li interruppe Nicholas, sulla porta della rimessa. “Cosa state a fare lì impalati al gelo? Forza, dai!”
Mills le rivolse uno sguardo. Lillian rispose annuendo. “Ciao Nicholas!” salutò il topo, avviandosi con l’amico verso l’interno.
La rimessa della casa di Nicholas era delle dimensioni giuste per poter contenere almeno due macchine familiari, ed era quindi abbastanza spaziosa per poter ospitare il gruppo e i loro strumenti. Una batteria, trasportata da Mills qualche giorno prima, era già posizionata al centro, mentre tutt’attorno Nicholas aveva posto sedie e sgabelli. Dietro la batteria, su un tavolo erano posati diversi contenitori per pizza. “Hai pensato tu al cibo, stasera?” chiese Mills.
“Sì, ho preso quel che potevo. Dopo il lavoro mi sono precipitato qui,” si scusò il morfo.
“Gli altri dovrebbero arrivare fra poco,” disse Lillian, dopo aver controllato l’orario. Si tolse la giacca e la posò sullo schienale di una sedia. Indossava un maglione verde scuro lungo fino alle ginocchia, allacciato in vita con una cintura, che non riusciva a nascondere le sue forme un po’ abbondanti, e sopra di esso una mantellina scura. I capelli erano tenuti fermi sulla nuca da un fermaglio a forma di fiore.
A confermare la sua affermazione, qualcuno bussò alla porta della rimessa. Nicholas aprì, facendo entrare Milla, che portava con sé sulla schiena, a mo’ di zaino, un voluminoso contenitore bianco, della stessa forma del suo violoncello. Si muoveva con una certa fatica, e subito il ratto si diede da fare per aiutarla a toglierselo di dosso. “Grazie, Nicholas. Questo affare è pesante,” commentò la ragazza. “Mi faccio sempre aiutare a toglierlo e a indossarlo… scusa per l’incomodo.”
“Non è niente,” disse il morfo, posando con cautela l’involucro a terra.
“E’ parecchio ingombrante,” fece notare la scoiattolo, ravviandosi i capelli. Bofonchiò anche qualcos’altro, ma Lillian non riuscì a sentirlo chiaramente.
“E siamo a quattro,” disse Mills. “Mancano ancora due membri, e il sestetto sarà riunito per la seconda volta in via ufficiale.”
“Già,” gli fece eco Milla. “Oggi cosa suoneremo? Abbiamo già iniziato a suonare…”
“Be’,” disse Lillian. “A dire il vero per ora ci siamo solo accordati, abbiamo solamente preso mano con gli strumenti, con le voci e con le nostre capacità singole. Oggi mi piacerebbe metterle tutte insieme.”
Due voci femminili, all’esterno della rimessa, l’interruppero. Immediatamente, Nicholas aprì, facendo entrare Yvonne e Corinne, che insieme trasportavano la tastiera della gazzella, avvolta in un rivestimento di plastica. Stavano ridendo, e così entrando salutarono tutti i presenti, mentre il topo chiudeva la porta. “Fuori si gela!” commentò Yvonne, appoggiando lo strumento al muro accanto al violoncello di Milla.
“Allora, perché non scaldarsi?” suggerì Mills, indicando la tavola imbandita.
Lillian trascorse l’ora successiva a mangiare, bere ed osservare. La cosa che maggiormente l’interessava era, in quel momento, osservare quali relazioni si fossero instaurate all’interno del gruppo, le sue dinamiche, i suoi movimenti.
“Scusate la domanda, ma sono troppo curiosa,” chiese a Yvonne e Corinne, che stavano confabulando fittamente, mentre Mills, Nicholas e Milla si dividevano una pizza a breve distanza. “Lo so che farò la figura dell’impicciona ignorante, ma… anche tu sei di discendenza africana, Corinne?”
“Sai, me lo dicono tutti,” fece Corinne, appena finito di bere dal suo bicchiere d’acqua. “Per via del fatto che sono una licaone, no? Be’, guarda, lo so che sono animali africani, ma no, io sono inglese. Mio padre è di Manchester, ci ha sempre lavorato e vissuto e studiato prima di conoscere mamma, poi si sono trasferiti qui e ora lavora nei vari cantieri in città. Ma perché, tu Yvonne sei africana?”
La gazzella annuì. “Mia madre è della Nigeria, mio padre è sudafricano. Si sono conosciuti qui, in un college.”
“Ma pensa. Siamo veramente multietnici!” commentò Yvonne, lasciandosi andare ad una risata sguaiata che indusse Lillian a chiedersi se Nicholas non avesse aggiunto qualche alcolico alle bevande, nonostante le sue raccomandazioni.
“E così Yvonne è una gran chiacchierona,” commentò Mills, quando lei glielo raccontò, dopo essersi messi in disparte. “Non era difficile da intuire.”
“Già. Be’, almeno sappiamo come faccia ad allenare la sua voce.”
Il cane sorrise. “Tu sei pronta, invece? Oggi si canta.”
Lillian si passò una mano sul muso. “Sì, lo so. Potresti evitare di ricordarmelo? Mi faresti un gran piacere. Per fortuna che sarà l’ultima della lista…”
“Giuro che non lo tirerò fuori più, ma mi puoi spiegare perché ti impressiona dover eseguire Because the Night e non tutte le altre canzoni?”
Te lo spiegherò quando usciremo da qui, Mills, te lo prometto.” Guardò l’orologio. “Ora però è il momento di iniziare, o faremo troppo tardi e i vicini ci lincieranno.”
La morfa radunò il gruppo attorno al tavolo, disponendovi una serie di fogli di carta. “Ok. Come ho già anticipato a qualcuno, questa volta facciamo sul serio. Oggi si prova veramente, metteremo i nostri strumenti a disposizione l’uno dell’altro per produrre le nostre canzoni. La volta precedente abbiamo solo iniziato a vedere come può funzionare il nostro sestetto, in linea teorica, ma oggi facciamo pratica sul serio,” spiegò. “La scaletta per l’esecuzione prevede di iniziare con American Pie. Tutti d’accordo?” Quando tutti ebbero dato il proprio assenso, Lillian fece prima ascoltare l’esecuzione nella versione originale, poi in quella di Madonna, quindi il gruppo si dispose ai vari strumenti: Yvonne e Milla avrebbero fornito la tessitura musicale di sottofondo, mentre Nicholas e Mills avrebbero semplicemente gestito le loro parti strumentali. Corinne ebbe il ruolo di prima voce, mentre Lillian provvedeva a cori e voce secondaria. “Tutti pronti? Iniziamo.”

Quando le portiere della macchina di Mills si furono chiuse, la tasso strinse i pugni e si lasciò andare ad un urletto di gioia. “Sì! Sì, sì, sì sì!”
“Non so dove tu trovi la forza di essere così euforica,” commentò il cane, avviando la vettura. “Io ho le braccia a pezzi.”
“Sei fuori allenamento, Mills, te lo dico io.”
L’altro fece una smorfia. “Lo so. L’ho visto.”
“No, non in quel senso…”
“Be’, anche in quel senso: la maggior parte delle volte abbiamo dovuto interromperci perché ero io a non tenere il ritmo nel modo corretto.”
“Ma te l’ho detto: è solo questione di allenamento. Da quanto non suonavi?”
“Ah, mesi ormai. Solo a casa, solo per riscaldamento, ma mai in modo serio come oggi.”
“Sei andato benissimo, comunque. Anche io ho avuto delle defaillances, non pensare.”
“Se le hai avute, non ne ho viste. Ma ti posso chiedere una cosa?”
“Tutto quello che vuoi.”
“Possiamo parlarne in un altro momento, per favore?” disse Mills, fermandosi ad un semaforo. “Sono veramente a pezzi, Lilly. Mi spiace, so che per te è un momento fantastico, e mi odio per averti smorzato i toni in questo modo, ma proprio stasera non ce la posso fare.”
Lei gli pose una mano sulla spalla, con un gran sorriso. “Ma certo, figurati. Non mi stai smontando, anzi. Immagino che quindi tu non voglia neanche sapere perché mi sia imbarazzata a cantare…”
“No, quello voglio saperlo,” disse subito il cane.
“Per i miei segreti non sei stanco, vedo.”
“No, per quelli no. Tu faresti lo stesso con me, ti conosco.”
Lillian gli rivolse una linguaccia. “Mi imbarazza eseguire in pubblico Because the Night perché è la mia canzone. E’ una cosa intima, personale, e metterla così, esporla a tutti non mi è mai piaciuto, perché mi sembra di esporre un pezzo di me stessa. Con altre canzoni non è la stessa cosa, non sono importanti per me come quella. Capisci?”
“Se era così semplice, perché non me lo hai detto prima? Perché tutti questi misteri?”
“Perché… sono cose personali, Mills. Non mi piace metterle sulla pubblica piazza.”
“Ok. Non capisco ancora, ma… ok.”
Mills fece accostare la macchina davanti al portone del condominio. Lillian scese. “Senti, Mills, domani io e Francine ci vedremo nel pomeriggio. Dobbiamo organizzare il fine anno. Se vuoi, puoi venire anche tu, così parliamo della serata. Che ne pensi?”
“Ah… Mi spiace, Lilly, ho già un programma con alcuni conoscenti, sai… peròper il fine anno, intendo. Quindi non sarei molto utile… però potrei venire dopo, certo.”
Lillian annuì. “Io sarò da lei per le tre, più o meno. Vieni quando vuoi.”
“Grazie. A domani, allora.”
“Ciao, Mills. Riposati.”

Seduta al tavolo della cucina, con un libro aperto e una tazza di camomilla, Lillian analizzava la serata di prove appena conclusa, la seconda di quella che sperava potesse essere una lunga serie.
Durante la giornata trascorsa con gli altri membri del gruppo aveva avuto un assaggio delle loro potenzialità. Soprattutto, si era ulteriormente convinta del notevole talento di Nicholas e Milla, della grande competenza e versatilità che avevano dimostrato riuscendo ad accodarsi ad orecchio ad un brano nel giro di pochissimo tempo, al contrario degli altri.
La scoiattolo, soprattutto, con il suo particolare modo di tenere il tempo e di riprodurre altri suoni con le unghie dei piedi l’aveva completamente sorpresa, per la seconda volta: quando l’aveva vista, durante le audizioni che aveva condotto con Mills, aveva pensato che la ragazza si fosse preparata a lungo su quel brano, affinando anche quella componente del suo modo di suonare, ma in quella giornata la morfa si era resa conto che quel comportamento era semplicemente una parte naturale dello stile musicale di Milla.
E Nicholas si era dimostrato, oltre che molto competente con basso e chitarra elettrica, anche totalmente in sintonia con Mills, forse anche a causa delle loro comuni predisposizioni musicali. Lillian era contenta di questo: forse Nicholas non avrebbe mai potuto prendere il posto di Corey nel cuore del cane, ma senza dubbio avrebbe potuto trasformarsi in un altro ottimo amico, una figura che potesse rivelarsi utile per la sua vita sociale.

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