venerdì, aprile 15, 2011

Capitolo 23 – Lillian festeggia il nuovo anno

Le quattro morfe erano strette nelle loro giacche, un bicchiere di plastica con della cioccolata calda in mano, in piedi vicino alla pista di pattinaggio di fronte al London Eye.
“Un po’ mi dispiace non poter salire,” fece Milla.
“Ehi, non è colpa tua se non rimane aperto fino alla mezzanotte,” replicò Claire. “Andremo comunque sul ponte di Westminster! Saremo praticamente di fronte, sarà un bello spettacolo.”
“Già, ma intanto occupiamoci di quella,” disse Lillian, indicando la pista di pattinaggio su ghiaccio allestita per le feste. Dietro di essa, la grande ruota del London Eye girava instancabile, portando su e giù turisti di mezzo mondo accorsi per il fine anno.
Lillian non aveva mai pattinato su ghiaccio prima d’allora. Sì, i suoi le avevano insegnato a pattinare, e ricordava ancora con un certo timore i grandi scarponi riadattati a pattini in linea con cui suo padre cercava di insegnarle i movimenti giusti, che lei cercava di imitare il più possibile senza che la coda si muovesse in modo troppo strano o non la sbilanciasse più del dovuto, e soprattutto senza far cadere i suoi occhiali.
Era quindi con una certa paura, mista ad eccitazione, che si preparava a indossarli e ad uscire sul ghiaccio con le altre.
“Prima di iniziare,” propose Claire, seduta sulla panca, i pattini già indosso. “Propongo un brindisi,” disse, alzando il bicchiere di cioccolata, ormai tiepida.
“Al club delle single,” disse Milla.
“Ci sto!” l’accolse Fran.
Claire storse il naso. “Dobbiamo per forza ricordarlo?”
“Cosa? Che siamo quattro splendide single a zonzo per Londra a Capodanno?” fece Lillian. “A me sembra la più pura verità, dopotutto,” disse. Le parole appena pronunciate le ronzarono per la testa per qualche secondo: in quel momento si sorprese a considerarsi “single,” non “sola.”
Il brindisi collettivo la riscosse dai suoi pensieri, e si unì alle altre nel sorseggiare la sua cioccolata.
“E ora,” fece poi, dopo averla terminata ed essersi leccata i baffi. “Direi che è il momento di affrontare il ghiaccio.”

“Mi fa ancora male!” disse Milla, ridendo, mentre si sporgeva dal ponte di Westminster.
“Ah, non lamentarti,” le rispose Claire, mostrandole la foto che le avevano scattato alla sua prima caduta, ancora conservata nella macchina fotografica compatta che Fran aveva portato per l’occasione. Claire era sdraiata prona sul ghiaccio, i piedi posati scompostamente sulla lastra, il muso schiacciato a terra. “Io ho fatto un incontro ravvicinato fra naso e ghiaccio, e, credimi, me lo ricorderò per un pezzo.”
“E Fran sarà la nostra Reginetta del Ghiaccio, direi,” disse Lillian, cambiando foto e mostrando una caduta dell’orsa, seduta in terra con una gamba alzata e un’espressione perplessa sul volto, gli occhi sgranati. “Che momento era questo?”
“Oh, sì, ridete pure, belle, ma tanto qui dentro ce n’è per tutte,” fece l’orsa, reimpossessandosi della macchina. “E state pur certe che le metterò online tutte, così il mondo si farà quattro risate su tutte noi quattro sceme.”
Iniziò il conto alla rovescia. Il clamore della gente si fece più forte, fino a quando il cielo sopra il Tamigi non esplose di stelle prima bianche, poi rosse. Il London Eye seguì lanciando spirali di luce, e di nuovo i fuochi accesero la notte di Londra, segnando il passaggio al nuovo anno.
Sommersa dal fragore dei fuochi e dalle urla delle persone, Lillian si sentì di nuovo cucciola, ad osservare quei fuochi finalmente da vicino, finalmente da vicino.  Non era mai stata in grado di ammirarli in quel modo, di potersi veramente sentire nel mezzo del festeggiamento, e ora li aveva di fronte, poteva vedere i lampi e i filamenti luminosi alzarsi tutt’attorno e sconvolgere il cielo con colori nuovi.
Ebbe un brivido, ricordando quando aveva visto per la prima volta i fuochi d’artificio da cucciola. L’esperienza l’aveva terrorizzata: tutti quei botti, tutte quelle esplosioni, quelle luci…

“…e stavo morendo di paura,” raccontò a Claire, il primo giorno del nuovo anno, via telefono. “Era tutto così luminoso, c’era così tanto rumore che non capivo cosa stesse succedendo! Immaginati poi che all’epoca non avevo ancora gli occhiali, quindi non vedevo che questi… lampi di luce e di colori senza capire cosa fossero.”
“E invece, ieri?”
“Ieri finalmente ci sono stata sotto, in mezzo quasi. Ed è stato meraviglioso, Claire, meraviglioso. Ero felice, ero…”
“Eri fuori di te,” disse l’amica. “Per un attimo ho pensato che ti si fosse spento il cervello, sai? Eri lì, immobile a bocca aperta mentre tutti gli altri stavano urlando come dei fessi…”
“Sì, è vero, per un attimo è come se mi si fosse veramente spento,” ammise la tasso. Si tirò su dal letto, appoggiandosi con la schiena alla parete per tenersi seduta. “Non so se riesco a spiegare come mi sia sentita in quel momento, Claire. Mi prenderai per scema, lo so, ma… E’ come se quei fuochi mi fossero esplosi dentro. Come se… ho realizzato un piccolo sogno personale, una di quelle piccole cose che ti riempiono la vita di un pezzo di un puzzle importante.”
“Vedere il Capodanno?”
“Sì, ma… be’, se lo dici così sembra una stronzata, Claire.”
“Tesoro, scusa se te lo faccio notare, non voglio passare per la solita stronza, ma… Lilly, il Capodanno è così da sempre. Casino, fuochi d’artificio, si beve, si balla, si festeggia… Ho vissuto vent’otto feste così nella mia vita, ormai non mi attirano più.”
“Ecco, è quello il fatto,” disse Lillian. “Io non le ho mai vissute. Io le ho sempre e solo viste, capisci?”
“In televisione? A distanza?”
“Sì, le ho sempre viste… da lontano. Non ho mai partecipato sul serio: o ero in casa con i miei, o ero in casa al caldo, o cercavo di addormentarmi… non sono mai stata veramente fuori, lì, a vivere l’evento con tutti quanti. Non ho mai veramente potuto vedere tutte quelle luci… Dio, mi sento una bambina a dire queste cose!” fece, ridacchiando. “Ed è vero, sono una bambina da questo punto di vista. Mi faccio sempre trascinare dalle cose che per gli altri sono delle scem…”
“Sei fatta così, Lilly, non c’è niente di strano o di male.”
“Sì, lo so, Claire. Non stavo infatti dicendo nulla da questo punto di vista. Ma, piuttosto… ieri mi sembra te la sia presa per la questione del “club delle single” di Milla.”
“No, assolutamente,” rispose Claire. “Solo, sai, non è piacevole sentirselo ripetere così.”
“Meglio considerarsi single che sola, Claire.”
“Non vedo questa gran differenza, sai?”
“Be’…” iniziò Lillian. “Non c’è differenza a livello pratico, è vero, ma c’è a livello di… di come ti senti, di come la cosa ti fa sentire, no?”
“Sarebbe a dire?”
“Oh, Claire, dai, non essere così puntigliosa. Era per ridere, dopotutto.”
“Sai cosa mi fa ridere? Che tu stessa la prenda così alla leggera.”
Lillian sorrise. “Sì, è vero. Ormai ho accettato la cosa. Piangerci sopra… alla fine non serve a niente, no? Sono single, è un dato di fatto. Ma se ci siete voi non sono sola, e questo mi basta. Dovresti vederla così anche tu, no?”
Claire sospirò. “Non è facile…  scusami, Lilly, ma devo andare. I miei mi aspettano per il pranzo…  o per la colazione, a seconda dei punti di vista.”
“Va bene. Ci sentiamo quando vuoi, bellezza.”
“Buon anno, Lilly.” 

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