giovedì, maggio 05, 2011

Capitolo 26 – Lillian si confida

Due emozioni si accavallavano nell’animo della morfa: la felicità per essere stata invitata ad uscire da Ivan e l’immensa tristezza della perdita di Christian Harrington, che aveva appena ritrovato dopo tre anni di lontananza. Le due sensazioni faticavano a trovare una presa solida sul suo cuore, così che Lillian si trovava di volta in volta a piangere per la sorte dell’amico e in deliquio per l’opportunità di poter essere a tu per tu con l’oggetto dei suoi desideri.
Non era una situazione che la tasso poteva tollerare a lungo: sentì il bisogno di qualcuno su cui fare affidamento. Così, decise di chiamare Claire.
“Qui base spaziale Hogarth, mi ricevete?” rispose Claire.
“Non sono in vena di giochi, Claire,” replicò Lillian. “Ho bisogno di te, qui, ora.”
“Cara, cos’è successo?” disse subito la tigre, sentendo il tono abbattuto dell’altra.
“Lungo da spiegare per telefono. Puoi venire il prima possibile?”
“Il tempo di salire in macchina, tesoro,” rispose l’altra. “Sono da te in un attimo.”
“Grazie, Claire.”
Lillian non dovette attendere molto, e in capo a pochi minuti si ritrovò a vomitare sensazioni e parole addosso ad una attonita Claire, sedute al tavolo del soggiorno, sommersa da singhiozzi interrotti da improvvisi, luminosi sorrisi.
“E questo è tutto,” concluse, dopo essersi asciugata una lacrima.
L’amica cercò di fischiare, fingendo di tergersi il sudore dalla fronte. “Avevi una marea di cose di cui liberarti, eh, Lilly?”
“Se per te è tanto, immagina cosa sia per me. Cosa devo fare, Claire? Io non so come comportarmi. Ci crederesti?”
“Ah, non faccio fatica.”
“Non lo trovi strano? Non trovi che sia… strano che uno non sappia come reagire a una situazione del genere?”
“No,” rispose l’altra. “A chiunque capita di essere sballottati da sensazioni, da… emozioni diverse, contrastanti, e non una sola volta nella vita. Il tuo è un caso speciale perché ti sono accadute due cose assolutamente opposte nell’arco di pochi minuti, ma penso sia… normale il modo in cui ti senti, Lilly.” Claire sorrise. “Al tuo posto, io non sarei così triste per Chris.”
Lillian aggrottò la fronte. “Stai scherzando? Ho perso un amico… hanno ucciso un mio amico… e tu mi chiedi di non essere triste?”
“Proprio così. E, prima che tu possa aggiungere altro, no, non è perché non ho un cuore, ma è proprio perché ce l’ho e non voglio vederti distrutta dal dolore che ti dico questo. Non penso che Chris voglia che tu ti strugga per lui. Io non lo vorrei.”
“Non vorresti qualcuno che ti ricordasse, in qualche modo?”
“Essere ricordati va benissimo ed è bellissimo, Lilly, ma io non vorrei che la gente piangesse al mio funerale, e penso che questo valga un po’ per tutti. Pensi che Chris sia stato ucciso? Bene: il modo migliore per ricordarlo è fargli giustizia. Vai alla polizia, digli tutto quello che sai, tutto quello che pensi, potrebbe essere utile. E sarà un gesto più bello nei confronti di Chris, piuttosto che startene qui abbracciata a un cuscino a piangere!”
Lillian annuì. “Non hai tutti i torti.” Tirò su col naso. “Però rimango triste lo stesso…”
“Oh, tesoro, è normale. Mi dispiace tanto per il tuo amico, davvero… E prenditi il tempo che ti serve per piangerlo, ma non distruggerti per queste cose.”
La morfa annuì nuovamente. “D’accordo. E… per Ivan?”
Claire rise. “Ma devo davvero dirti cosa farei io?”
“Ho una mezza idea, ma non mi dispiacerebbe una conferma.”
“Mi ci butterei a pesce, ecco cosa farei. E, no, non sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti di Chris, anzi: lui ti ha invitato ad uscire poco dopo la sua morte, dopotutto. Vedila come un ultimo gesto di amicizia da parte sua!”
“Chris non meritava di fare quella fine…”
“Tesoro, ma sei sicura che sia stato ucciso?” le chiese la tigre, prendendole una mano. Lillian aprì la bocca per replicare, ma incontrò lo sguardo serio di Claire, lo sguardo di una persona che non vuole correre rischi inutili.
“Cosa vuoi dire?”
“Che non voglio che la mia amica si immischi in cose sbagliate. Dimmi la verità: sei sicura che sia stato ucciso dagli Human Race Supporters?”
“No… no, non ne ho la certezza,” rispose Lillian, dopo qualche secondo. “Ma è… plausibile.”
“Ripetimi cosa ti ha detto Chris.”
“A quel pranzo… mi ha detto di avere dei contatti con gli HRS attraverso la sua associazione, il GADI,” disse Lillian. “Ho il biglietto da visita nel portafogli, se vuoi. Comunque, loro hanno questo contatto che gli ha detto che, più o meno per la fine dell’anno, avrebbero fatto qualcosa di grosso.”
“E’ per questo che pensi che loro lo abbiano ucciso? Per un gesto dimostrativo di qualche tipo?”
“O per sbarazzarsi di qualcuno di importante, perché no. Non conoscevo il GADI, lo ammetto, ma mi è sembrato, da come Chris ne parlava, che si trattasse di un gruppo di una certa importanza.”
“E’ probabile, magari altri lo conoscono meglio di noi,” fece Claire.
“Perché stai facendo queste domande, Claire?”
“Gli HRS sono pericolosi, tesoro. Non voglio che la mia amica debba aversene a male per causa loro, Lilly,” le disse. Il suo guardo accentuava le sue parole, aggiungendo un silenzioso: “per favore, Lillian, non far cazzate.”
“Grazie per l’affetto, Claire, davvero, ma… non me la sento di stare zitta. Non ancora, e penso che nessuno di noi morfi dovrebbe mai tacere davanti a quello che loro stanno facendo,” replicò Lillian. “Quindi, sì, Claire, andrò dalla polizia e dirò tutti i miei sospetti.”

“No, Lillian, è troppo pericoloso,” le fece Ivan, al telefono.
“Ma perché? Hanno ucciso un mio amico, Ivan…”
“Non hai le prove, Lillian! Non ti ascolteranno mai. E poi lo sai che hanno… ci sono HRS dovunque, non puoi sapere se il poliziotto con cui parli non abbia la loro tessera… potrebbero esserci ritorsioni…”
“Ivan, non essere paranoico, per favore,” replicò Lillian. “Non è il KGB.”
“D’accordo, ma sono… Lillian, non voglio che tu… ti faccia del male in qualche modo.”
“Sei molto… carino, Ivan, a pensarla così, davvero, ma devo farlo. E’ per Chris, ed è in generale per… non so se puoi capire, è una cosa da morfi.”
“No, okay, posso immaginare, ma… Sai, ho un po’ paura per te.”
“Perché paura? Non è un po’… esagerato?”
“Perché tu lo conoscevi, Lilly, magari vi hanno anche visto insieme. Poi c’è la storia del tuo gruppo, siete noti, vi hanno anche intervistato…”
“A… Ivan, non stiamo parlando di Al Qaeda,” fece la tasso. “Sono gli HRS.”
“Appunto, Lilly. Sono anche in Parlamento!”
“Io… No, Ivan, davvero, non posso stare zitta. Scusa, non è per mancarti di rispetto, ma andrò a parlare alla polizia.”
“Sei una gran… testarda. Però solo se posso accompagnarti.”
Lillian sorrise. “Sei il benvenuto, ovviamente. Ti fa sentire più tranquillo?”
“Un po’, lo ammetto.”
“L’invito per stasera è ancora valido?” chiese Lillian, passandosi una mano fra i capelli.
“E’ sempre valido. Sto solo aspettando una tua conferma.”
“E’ un sì, ovviamente,” replicò Lillian.
“Sono contento di sentirlo,” disse Ivan. “Ti passo a prendere io, allora. Per le… le otto.”
“Mi troverai qua fuori, pronta.”
“Ti va di andare a mangiare qualcosa, dopo?”
“L’importante è che non sia un fast-food. Sono ufficialmente a dieta da qualche settimana, sta funzionando e non voglio rovinare tutto.”
“In effetti pensavo a qualcosa di diverso. Cinese?”
“Odio il cinese,” fece Lillian. “Ma non ho mai provato il sushi.”
“Oh, è pesce crudo. Mi rifiuto. Italiano?”
“Può andare.”

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