mercoledì, luglio 20, 2011

Capitolo 35 – Lillian litiga

“Sì, anche io pensavo di gestire questo accordo così,” disse Corinne, provando sul piano uno dei passi di When Two Worlds Collide.  “Mantiene l’incisività del brano.”
La porta della rimessa si aprì, facendo entrare Corinne e una ventata di aria gelida. “Chiedo scusa,” disse la licaone, togliendosi il giubbotto e lasciandolo su una seggiola vicina. “Giornataccia.”
Lillian inarcò un sopracciglio. “Occhiali da sole? Oggi?”
Corinne si limitò a scrollare le spalle. “Da dove iniziamo?”
“Dobbiamo riprovare Fireworks,” le disse Milla, terminando di accordare il suo violoncello.
Corinne annuì, e senza togliersi gli occhiali si pose dietro il microfono. Tirò su col naso, si passò una mano sulla testa, annuì di nuovo e disse: “Ok, ci sono.”
“Corinne? Va tutto… tutto bene?” le chiese Nicholas.
“E’ tutto a posto, ragazzi. Tutto… a… posto, va bene?” insistette la morfa. “Ora iniziamo.”
Scambiandosi occhiate perplesse, gli altri membri del gruppo si misero al loro posto. Lillian si schiarì la voce, quindi contò con le dita fino a tre, per dare a tutti il tempo di coordinarsi.
Yvonne attaccò con il suo pianoforte, mentre Mills coordinava il ritmo in sottofondo.

Do you ever feel like a plastic bag
Drifting throught the wind
Wanting to start again
Do you ever feel
Feel so paper thin
Like a house of cards
One blow from caving in
Do you ever feel already buried deep
Six feet under scream
But no one seems to hear a thing
Do you know that there's still a chance for you
Cause there's a spark in you
You just got
Ignite the light              
And let it shine
Just own the night
Like the Fourth of July

Cause baby you're a firework
Come on show 'em what
you're worth
Make 'em go "Oh, oh, oh!"
As you
shoot across the sky
Baby you're a firework
Come
on let your colors burst
Make
'em go "Oh, oh, oh!"
You're gonna leave 'em fallin' down-
own-o…


“Stop, ragazzi,” fece Lillian, fermando tutti. “Corinne, ci sei?”
“Sì, ci sono, ci sono. Ho solo bisogno di riscaldarmi, ok?”
“Ripartiamo?”
“Ripartiamo, sì, ripartiamo.”
“Va bene. Riprendiamo dal ritornello, allora. Pronti?”

Cause baby you're a firework
Come on show 'em what you're worth
Make 'em go "Oh, oh, oh!"
As you shoot across the sky
Baby you're a firework
Come on let your colors burst
Make 'em go "Oh, oh, oh!"
You're gonna leave 'em fallin' down-own-own

You don't have to feel like a waste of space
You're original, cannot be replaced
If you only knew what the future holds
After a hurricane comes a rainbow
Maybe you're reason why all the doors are closed
So you could open one that leads you to the perfect road
Like a lightning bolt, your heart will blow
And when it's time, you'll know
You just gotta ignite the light
And let it shine
Just own the night
Like the Fourth of July…


“Stop, ancora,” ripeté Lillian. “Corinne, tu devi allinearti a me solo nel ritornello, in questo brano. Non ti ricordi? Se hai idee diverse, diccelo, possiamo ancora cambiare il modo in cui…”
Corinne tossicchiò, quindi si aggiustò gli occhiali da sole. “No, no, va tutto bene, va tutto bene.”
“Mi stai ascoltando?” le chiese la tasso, vagamente irritata.
“Sì, ti ascolto.”
“Allora rispondimi, per favore. Ti ho chiesto se hai idee diverse sul modo in cui cantare questo pezzo. Se le hai, diccele, ci ragioniamo tutti insieme e sono…”
“Oh, no, non ne ho.”
“Allora cerca di stare attenta al modo in cui entri. Non puoi…”
“Ma io non lo faccio.”
“Cosa non fai?”
“Sto… io entro quando devo entrare, Lillian.”
L’altra la osservò in silenzio per qualche istante. La stava guardando dritta negli occhi, ma non poteva dire se la stesse veramente osservando, dietro quegli occhiali. “No, non lo fai,” le ripeté. “La prima volta hai cantato solo alcune parole del ritornello, mentre nella seconda…”
“Lo so, sì.”
“Sai che mi stai innervosendo, Corinne? Non riesco a capire se mi stai prendendo per… in giro o sei seria.”
“Corinne, c’è qualcosa che non va?” si intromise Milla.
“Vi ho già detto che non c’è niente che non va!” esclamò Corinne.
“Corinne, non siamo scemi. Vieni con me,” disse la tasso, prendendola per un polso e trainandola fuori. La licaone non oppose alcuna resistenza: era come accompagnare un bambino.
Una volta fuori, al freddo, Lillian si strinse nel maglione, mentre Corinne sembrò non notare affatto lo sbalzo di temperatura. La tasso chiuse la porta, con delicatezza, per non far entrare l’aria gelata esterna nella rimessa. “Ora siamo solo io e te, Corinne. Si può sapere che diavolo hai, oggi? E togliti quegli occhiali…” disse, facendolo lei stessa prima che l’altra potesse impedirglielo. Lillian trattenne il respiro, vedendo quando neri e gonfi fossero gli occhi dell’altra.
“Sei contenta, ora?” le fece Corinne. “Hai visto quello che volevi? Ti basta come risposta?”
“Scusa, Corinne, davvero. Non volevo. Ma no, non mi basta come risposta,” disse la morfa. “Cosa è successo? Quelli sono occhi…”
“…occhi di chi ha dei problemi che potrebbe non voler per forza condividere con gli altri, va bene?”
“Sto solo cercando di aiutarti, testona!” esclamò Lillian. “Perché…”
“Perché sono cazzi miei, Lillian, capito? Sono cazzi miei se ho pianto tutta la notte, sono cazzi miei se ho passato tutto il giorno fuori casa e non ho avuto nessun motivo per tornarci, sono cazzi miei se non ho voglia di sentire te che mi rimbecchi perché non entro come dovrei in un brano…”
“…ma sono cazzi miei se ti faccio provare in questo stato, sono cazzi miei se ti permetto di continuare a comportarti così con me, con noi e prima di tutto con te stessa. Perché io non ti conosco, Corinne, ma da quello che ho visto non…”
“Ecco, appunto, brava, hai detto bene, non mi conosci…”
“…non alzare la voce: io non l’ho fatto con te.”
“Scusa. Non mi conosci, quindi vedi di non interferire con le mie cose.”
“Non… non posso permettermelo, Corinne. Non sopporto di vederti così.”
“Perché? Perché non posso provare col gruppo vero? Non è così?”
“Non sono così puttana, Corinne,” replicò Lillian.
“Non ho detto che sei una puttana, ma penso che ti interessi più del gruppo che non delle singole persone.”
“Come ti permetti? Neanche tu mi conosci, bella, quindi non azzardarti a tirare fuori questo argomento con me, chiaro?” le intimò lei, puntandole un dito sul petto. “Perché se sono qua fuori con te al freddo e al gelo, a cercare di farti ragionare, non è di certo perché così posso far funzionare questo gruppo!
“Se tu non puoi provare non è colpa mia e sinceramente non è un gran problema, visto che possiamo recuperare in un qualsiasi altro momento, e se proprio non ce la facciamo rimanderemo il concerto. Ma non voglio che un membro del nostro gruppo non ottenga aiuto se ne ha bisogno, e tu ne hai bisogno. Non me ne frega un cazzo se dobbiamo rimandare il concerto, ma mi importa se tu o chiunque altri stiate male senza che si possa fare qualcosa per darvi una mano. Ci starei male io per prima. Quindi non ti permettere più di dire cose del genere su di me o su uno qualsiasi di noi. Sono stata chiara?”
Corinne sbuffò e si asciugò una lacrima, ma non rispose.
“Interrompiamo le prove, Corinne, davvero. Non è un problema, recupereremo. Ma non sopporto di vederti così. Per favore, fatti…”
“Va bene, va bene.”
“Grazie. Davvero. Ora vieni dentro, per favore,” disse l’altra, tirando un sospiro di sollievo.

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