martedì, agosto 02, 2011

Capitolo 41 – Lillian cambia occhiali

“E così, questa è casa mia,” gli disse la tasso. “Dammi la giacca, vado ad appenderla con la mia.”
“Molto graziosa. Molto femminile, direi,” fece Ivan, indicando le tende lilla e le pareti color salmone. “Immagino che abbia scelto tutto tu.”
“Dal primo all’ultimo particolare,” rispose lei, appoggiandosi allo schienale del divano. “Vieni, voglio mostrarti una cosa,” disse quindi, prendendolo per mano.
Il ragazzo si lasciò condurre verso la stanza da letto della morfa. Lillian gli indicò uno dei disegni che aveva preso dall’istituto Hewson, uno di quelli eseguiti dagli studenti il primo giorno in cui si era presentata come modella. In quel periodo stava seriamente riconsiderando l’idea di proporsi ancora: l’aver finalmente iniziato a perdere peso la faceva sentire più a suo agio con se stessa. “Questa sono io,” gli disse. “Sono disegni… dipinti… fatti da studenti di una accademia d’arte qui a Londra. Mi avevano invitato a posare come modella, e…”
“Quindi tu… hai posato nuda per queste persone?”
“Sì, certo. Sai, è un istituto d’arte, hanno bisogno di modelli per le lezioni di disegno dal vero, e ovviamente fra i modelli ci sono anche dei morfi. Lo facevo… be’, vorrei dire “spesso,” ma non sarebbe vero.”
“Perché? I risultati erano molto promettenti, direi,” commentò il ragazzo. Si voltò verso di lei e sorrise. “Ma con un soggetto come te non si poteva fare diversamente,” le disse, prendendola per mano.
“E’ bello essere adulate così, sai,” fece lei, prima di baciarlo. “Ho smesso di farlo perché pensavo di non avere tempo, dovendo seguire altri studenti per l’istituto di musica. E perché non mi piacevo abbastanza, se devo essere sincera.”
“E perché non ti piaci, Lilly? Cos’hai di così…”
“Perché sono grassa, Ivan,” tagliò corto, battendo col dito sulla pancia disegnata in una delle opere. “Fondamentalmente per quello.”
“A me non dispiace,” replicò lui. “E poi, non ti sei messa a dieta?”
“Sì, infatti,” rispose Lillian, cercando di non pensare al suo commento. “Infatti. Proprio per quello stavo… sai, pensavo che avrei potuto ricominciare.”
“Se hai tempo mi sembra una idea davvero carina, tesoro. Penso che ti farebbe bene, dopotutto: riprendere un po’ di fiducia in te, capire… capire che non hai niente di sbagliato. Ah, a proposito, mi stavo dimenticando. Aspetta qui,” fece Ivan, lasciandole la mano e recandosi in soggiorno. Tornò poco dopo. “Prova questi,” disse Ivan, porgendole una custodia in pelle rigida, nera. Lillian l’aprì, rivelando un paio di occhiali dalla montatura rettangolare, dorata come quella dei suoi.
“Cos’hanno i miei occhiali che non vanno?” gli chiese.
Lui si strinse nelle spalle. “Oh, nulla. Ero solo curioso di vedere come ti sarebbero stati questi. Li ho visti, ho pensato che avresti fatto un figurone ai prossimi concerti se li avessi indossati, e così… li ho presi.”
Lillian sorrise. “Sei un angelo, Ivan, ma i miei occhiali mi servono. Sono fatti su misura per…”
“I tuoi occhi, sì. Ma mi sono informato, sai? Quasi tutti i morfi tasso hanno i tuoi stessi problemi di vista. Me lo ha spiegato l’ottico; oggi per i morfi ci sono un sacco di opzioni per quello che riguarda… difetti di vista, e cose così. Quindi dovrebbero essere a posto anche sotto quell’aspetto.”
“Proviamo,” fece la morfa. Si tolse quelli che inforcava da una vita, li chiuse e li ripose sul tavolino, quindi aprì gli altri e li indossò. Funzionava: tutto era a fuoco nel modo più corretto, all’interno del suo campo visivo, esattamente come prima. Si osservò allo specchio, curiosa: la montatura dorata manteneva la luminosità dei vecchi occhiali, ma la forma rettangolare le dava un aspetto più deciso, più forte. Si vide meno bambina, ma non avrebbe saputo dire se la cosa le piacesse o meno.
“Allora?” chiese lui, avvicinandosi a lei nello specchio e facendole passare un braccio attorno al collo.
“Non so…”
“Per me sei bellissima.”

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